Il maltempo flagella la Toscana: danni all’agricoltura per 70 milioni di euro

21 Set 2014, 08:45 | a cura di
Sono soprattutto viticoltura e olivicoltura a scontare i danni causati dalla bomba d’acqua che si è abbattuta sulla Toscana il 19 settembre scorso. La zona più colpita è quella dell’Empolese Valdelsa, area d’elezione per la produzione del Chianti, ma anche l’intero comparto orticolo della Versilia cerca di sanare le ferite. Intanto si fa strada la necessità di stabilire nuove modalità di risarcimento per gli agricoltori, sempre più in balia di fenomeni climatici imprevedibili che dall’inizio dell’anno hanno causato danni per un ammontare di 200 milioni di euro.

Sembra non volersi arrestare l’ondata di sfortuna per l’agricoltura italiana; è il maltempo che imperversa sulla Penisola negli ultimi mesi il principale responsabile di ritardi e danni alla produzione. E proprio a pochi giorni dall’incontro Uiv e Ismea, riuniti a Montalcino per stilare un bilancio sulla vendemmia 2014, la bomba d’acqua che nella giornata di venerdì 19 settembre ha flagellato la Toscana costringe nuovamente a contare i danni.

Pioggia e grandine, accompagnate da una violenta tromba d’aria, hanno colpito principalmente l’area intorno a Firenze e la rinomata zona dell’Empolese Valdelsa, territorio d’elezione per la produzione del Chianti. Nei comuni di Vinci e Fucecchio, dov’è in corso la vendemmia, i viticoltori non riusciranno a portare a termine la raccolta: annata compromessa e danni strutturali ai filari, con piante divelte e sostegni in ferro piegati soprattutto nella zona del Montalbano.

Ma è tutto il comparto agricolo a risentire della violenza della perturbazione che in meno di 24 ore è riuscita a spazzare via interi ettari di ortaggi tra Massarosa e Vecchiano - nell’area della Versilia votata all’orticoltura - scoperchiare capannoni, danneggiare macchine agricole e abitazioni rurali, compromettere in alcuni casi la stagione olivicola, per un computo dei danni che ammonta a settanta milioni di euro (solo per i vigneti nei comuni di Vinci, Cerreto Guidi, Scandicci, Fucecchio, Signa, San Miniato e Carmignano si registra una perdita superiore ai 200mila quintali d’uva, per un ammanco economico di circa 20 milioni di euro).
È un gergo di battaglia quello che usa Coldiretti senza mezzi termini, riferendo di grandine che “ha mitragliato tetti e muretti, spaccato vetri e linciato il verde”. Mentre Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, è intenzionato a chiedere lo stato di calamità, ma riflette anche sulla necessità di varare misure assicurative che tutelino gli agricoltori da condizioni climatiche sempre più incerte. E il presidente della Cia Toscana, Giordano Pascucci, si unisce alla richiesta dello stato di calamità e soprattutto chiede il “ritorno del 100% dei danni. La frequenza di questo tipo di calamità (bombe d’acqua, grandinate, vento forte) che stanno martoriando sempre più spesso la Toscana e che colpiscono zone circoscritte ma con danni totali per le singole aziende, impongono di passare a nuovi strumenti di risarcimento che mettano al riparo le aziende agricole. Gli attuali strumenti non sono più sufficienti e le aziende agricole toscane rischiano per una bomba d’acqua di cinque minuti di vedere distrutto il lavoro ed il reddito di un anno intero. La situazione non è più sostenibile.

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