Joe Biden: l'America rurale, il diritto al cibo e gli scambi commerciali

9 Nov 2020, 17:20 | a cura di
Joe Biden è il nuovo Presidente degli Stati Uniti. Nel suo programma si parla di sostenibilità, ambiente, agricoltura.

In un momento così complesso per tutto il pianeta, il popolo americano ha affrontato l'emozione da election day consumando pizza, alcolici e cannabis (con delta-8 THC, illegale in Italia ma non in alcuni Stati degli Usa) in quantità, secondo quanto raccontato dal Los Angeles Times, a sancire il diretto collegamento tra società civile, vita politica e alimentazione. Record di ordini, di ricerche online e delivery in una tornata elettorale che si è rivelata più lunga del previsto. Joe Biden (al netto di battaglie legali già annunciate da Donald Trump) è il nuovo Presidente degli Stati Uniti, con oltre 75 milioni di voti, uomo da record nelle elezioni dei record, che hanno registrato una partecipazione mai vista, in presenza e non. Ma il Biden è un'anatra zoppa, e il suo piano potrebbe trovare non pochi ostacoli in un Senato in mano repubblicana.

Ambiente, equità sociale e questione razziale, ovviamente sanità e lotta alla pandemia i punti chiave di un programma che non prescinde da una ripresa dell'economia - in chiave green - mettendo insieme tecnologia, innovazione e creazione di nuovi posti di lavoro con un massiccio piano di investimenti (400 miliardi di dollari per l’acquisto di prodotti americani, 300 miliardi per la ricerca e lo sviluppo tecnologico) al grido di Buy American.

Banconote da un dollaro americano

Buy American

Una prospettiva che inevitabilmente deve fare i conti con le relazioni commerciali con altri paesi, prima tra tutte la Cina. Nei confronti della quale l'amministrazione Biden promette di muoversi con continuità rispetto alla precedente, con l'obiettivo di contrastare pratiche sleali, come il furto di proprietà intellettuali. La Cina è – dichiaratamente - un competitor per il nuovo Presidente degli Stati Uniti (soprattutto per quanto riguarda la tecnologia), e non sembra sia finito il tempo della guerra dei dazi nei confronti del paese del dragone, pure se c'è da aspettarsi una maggiore collaborazione su temi come emergenza climatica e sanitaria. La soluzione delle questioni in sospeso non passerà per altre tassazioni e un nuovo muro contro muro, ma creando delle coalizioni con altri partner commerciali: “resisteremo alla Cina lavorando insieme ai nostri alleati per negoziare dalla posizione più forte possibile”. Un buon auspicio per l'Europa, dunque. E i trattati di libero scambio, firmati durante l'amministrazione Obama (quando Biden era vicepresidente) fanno presagire una spinta in tal senso direzione, con l'ipotesi di una riapertura dei negoziati, nonostante il fallimento del contestato Ttip (che avrebbe regolamentato gli scambi commerciali tra Usa ed Unione Europea) e l'infinita guerra dei dazi seguita all'affaire Boeing che ha inserito diversi prodotti in una black list in costante aggiornamento. Insomma, il braccio di ferro commerciale tra Usa ed Europa potrebbe non essere più così di ferro. Con conseguenze non secondarie per il nostro agroalimentare. Ricordiamo infatti che gli Stati Uniti sono una delle destinazioni privilegiate per alcuni dei nostri prodotti di punta: vino sopra tutti (il prodotto tricolore più venduto negli Usa con un valore di oltre 1,5 miliardi di euro, salvato dalle controversie Boeing), e poi parmigiano, olio di oliva, e così via, investendo diversi prodotti. Ma se il Made in Italy potrebbe guadagnare dalle politiche commerciali di Biden, occhio al Made in America che il 46esimo presidente degli Stati Uniti è intenzionato a sostenere, prima di qualsiasi nuovo accordo commerciale. E questo anche nel settore agroalimentare: oltre il 20% della produzione agricola statunitense viene esportato, ora Biden pensa a perseguire politiche commerciali a favore di agricoltori, allevatori e pescatori Usa “che” dice “hanno pagato un prezzo pesante per le politiche di Trump”.

Terreno arido

Il programma di Joe Biden. L’ambiente

Rientrare nell'accordo di Parigi sul clima - da cui il 5 novembre scorso gli Stati Uniti sono ufficialmente usciti - è la promessa dell'amministrazione Biden-Harris che punta a eliminare l'inquinamento da Co2 entro il 2035 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Che siano realistici o no questi propositi, di sicuro c'è l'attenzione verso le tematiche ambientali, a fronte del negazionismo di Trump, segnando – forse – il punto di maggior conflitto tra i due presidenti. Imponenti gli investimenti in tal senso (si parla di un piano da 2 trilioni di euro), per creare posti di lavoro nell’energia pulita (e recuperare quelli andati in fumo a seguito della pandemia), raggiungere una giustizia ambientale per le comunità più colpite dall’inquinamento, implementare infrastrutture ed edilizia sostenibili, mobilità green, accompagnare la transizione dall’energia fossile a quelle rinnovabili, con un programma per la riconversione verde del paese che colpirebbe le major petrolifere finora sostenute da Trump.

Questo è il momento per immaginare e costruire una nuova economia americana” ha dichiarato a più riprese Biden, e si riferisce a una economia verde, con un investimento importante proprio in agricoltura. Con l'impegno, preso di fronte all'American Farm Bureau Federation (che rappresenta l'industria agricola americana), di essere al fianco degli agricoltori per combattere le minacce del cambiamento climatico: siccità, inondazioni e condizioni meteorologiche estreme. “La lotta al cambiamento climatico è un'opportunità di crescita e guadagno e il governo deve collaborare con gli agricoltori per accelerare i progressi verso l'obiettivo emissioni zero”.

Campo di patate, ripreso dal suolo

L'economia rurale americana

Think big, play local: una delle sfide è assicurare che la ricchezza creata nell'America rurale rimanga nell'America rurale, sostenendo agricoltori, allevatori e pescatori americani, puntando a una resilienza che passa anche per la sostenibilità. “Aiuteremo gli agricoltori a sfruttare nuove tecnologie e attrezzature per aumentare la produttività e il profitto” annuncia Biden “anche fornendo finanziamenti a basso costo per la transizione, finanziando la ricerca e lo sviluppo nell'agricoltura di precisione e nuove colture": mosse volte a migliorare l'efficienza energetica dei processi produttivi agricoli, puntando su un'economia quanto più sostenibile e locale. "La produzione bio creerà ulteriori chance di guadagno" aggiunge, promettendo di aumentare il Conservation Stewardship Program, che dà sostegni al reddito agricolo in base alle pratiche di tutela dell'ambiente. L'aiuto alle piccole imprese, in particolare quelle di proprietà di minoranze, passa anche per l'accesso ai fondi federali e all'ampliamento del programma di microprestiti dell'amministrazione Obama, per creare nuove opportunità di lavoro, in una prospettiva di sviluppo e avanguardia.

Insomma: il neo presidente Joe Biden e la neo vicepresidente Kamala Harris guardano con interesse alle comunità rurali e le inseriscono su diversi fronti nella rivoluzione verde, non solo appoggiando l'agricoltura organica e sostenibile, ma anche incrementando la ricerca su tessuti, fibre, biocarburanti creati a partire da scarti e risorse derivanti dalla produzione agricola, in una prospettiva di bioeconomia circolare.

A sostegno dei piccoli produttori c'è anche la lotta ai monopoli rafforzando l'applicazione dell'antitrust, si tratti di sementi da acquistare o di mercati di vendita. Vanno in questa direzione l'investimento per sviluppare tecnologie, brevetti e sementi di proprietà pubblica – uno dei temi caldi dell'agricoltura contemporanea che vede da sempre sotto accusa multinazionali come Monsanto – e lo sviluppo di sistemi alimentari regionali, con la creazione di reti di vendita locali e con il coinvolgimento di istituzioni statali. Un passaggio che renderebbe più forti ed efficienti le piccole aziende che potrebbero identificare mercati ad hoc per le loro colture e i prodotti da esse derivati e non soccombere nella guerra dei prezzi.

Ma lo sviluppo, nell'America rurale, passa anche per l'equità economica razziale, il sostegno fiscale alle famiglie e gli aiuti per accedere alle risorse federali, la legalizzazione dei lavoratori agricoli immigrati, il miglioramento di condizioni di vita, maggiori opportunità e diritti delle famiglie di questa parte di America.

Josè Andres

Diritto al cibo

La lotta all'insicurezza alimentare e il diritto al cibo sono tra i punti del programma Biden-Harris, e il dialogo aperto in più circostanze con lo chef José Andrés, creatore dell'organizzazione no-profit World Central Kitchen finito anche sulla copertina del Time, è significativo di un approccio che promette di rafforzare l'assistenza alimentare. Biden, in campagna elettorale, si è impegnato ad aumentare del 15% il programma di assistenza nutrizionale supplementare (SNAP) per garantire l'accesso al cibo, sostenere le famiglie e le strutture di soccorso alimentare e favorire l'accesso ai pasti gratuiti nelle mense scolastiche.

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