La nuova San Pellegrino Factory in Val Brembana. 90 milioni di euro e l'archistar per valorizzare l'acqua italiana

21 Feb 2017, 09:00 | a cura di

La ristrutturazione dello stabilimento storico terminerà nel 2019 rivoluzionando il sito produttivo secondo il principio di valorizzazione del territorio e della storia della più celebre acqua minerale italiana. Il progetto all'architetto danese Biarke Ingels, per un investimento di 90 milioni di euro. 


La nuova casa di San Pellegrino

San Pellegrino è un brand globale (controllato dalla multinazionale Nestlè) da fantastilioni di fatturato ogni anno. E molti ignorano dove tutto ha avuto inizio, a San Pellegrino Terme, tra le montagne bergamasche della val Brembana. Ora il nuovo progetto edilizio presentato alla Fondazione Feltrinelli di Milano qualche giorno fa ha intenzione di rilanciare il ruolo del territorio d'appartenenza dell'acqua minerale conosciuta sulle tavole di tutto il pianeta, con un investimento da 90 milioni di euro che in quattro anni porterà alla realizzazione di una factory San Pellegrino moderna, accattivante, d'autore. La firma prescelta – previo contest internazionale che ha mobilitato grandi nomi dell'architettura mondiale – è quella dell'archistar danese Biarke Ingels, dello studio internazionale Big (alla prova con la Serpentine Gallery di Londra e il Two World Trade Center, per citarne alcuni). A lui il compito di disegnare una nuova casa per l'acqua simbolo del made in Italy (e dell'alta ristorazione), che prenderà forma a partire dal 2018 sul luogo del vecchio stabilimento.

 

Il progetto di Big

E quando l'opera sarà completata, San Pellegrino aprirà le porte al pubblico con un Experience Lab dedicato alla storia dell'acqua, per scoprire il viaggio trentennale che la conduce fino alla fonte prima che possa essere imbottigliata. Tre i valori privilegiati nella scelta del progetto vincitore, purezza, trasparenza e naturalità, che l'architettura giocata sul leit motiv dell'arco dovrà concretizzare in uno spazio emblematico del gusto per il bello made in Italy. Quello che l'architetto danese, già ben calato nella parte, ha identificato come “italian way of life”, e che cercherà di utilizzare come chiave per decifrare il paesaggio e valorizzarlo in funzione delle esigenze produttive , commerciali e turistiche dello stabilimento. Ci sarò spazio per uffici moderni e confortevoli, dunque, e per gli impianti produttivi – per trasmettere tanto una rinnovata visione artistica, quanto nuovi standard in termini di efficienza e sostenibilità, fornendo un ambiente di lavoro ideale - ma anche per l'installazione che al centro del campus racconterà la storia di San Pellegrino e il suo legame con la terra, proprio dove dal 1899 si imbottiglia acqua minerale.

 

Valorizzare il territorio. E il made in Italy

O per dirla con le parole dell'architetto – che ha avuto la meglio su tre “sfidanti” di tutto riguardo, tra cui il gruppo del mercato di Rotterdam MVRDV, lo studio Snohetta, l'italiano Michele De Lucchi, firma del padiglione Zero di Expo 2015 -, “eredita la sua struttura dal paesaggio della Val Brembana. Come in una cantina dei vini, in questo caso dedicata all’acqua, le arcate ripetute si espandono e si contraggono, creando la struttura perfetta per accogliere la purezza e la limpidezza dell’acqua minerale, in un ambiente caratterizzato da leggerezza, apertura e trasparenza”. Gli spazi interni, come anticipano i rendering, saranno modulati da arcate e volte che creano una serie infinita di ambienti, tra vetrate e pergolati verdi che incorniciano le montagne circostanti. Perché l'acqua, ha ribadito l'ad del gruppo Stefano Agostini, è un bene non delocalizzabile. E merita di essere tutelata là dove nasce. E di nuovo si torna a parlare di economia del territorio e turismo esperienziale.

 

a cura di Livia Montagnoli

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram