Mangiare a scuola. Se i piatti della mamma arrivano in mensa: l'idea del Comune di Brescia

1 Ott 2015, 08:00 | a cura di

Una mozione del Movimento 5 Stelle ha suggerito la soluzione per arginare i capricci dei bambini in mensa, l'Asl di Brescia sembra intenzionata a sponsorizzarla. E allora spazio al cibo portato da casa, anche in mensa. Contro filetti di platessa e riso in bianco tutt'altro che invitanti. 


“Cestino” del pranzo nelle mense scolastiche. È possibile?

E se oltre alla merenda di metà mattina anche il pranzo a scuola ricordasse la cucina di mamma che ogni bambino riconoscerebbe tra mille sin dai primi anni di vita? In poche parole: se ai piatti più indesiderati delle mense scolastiche si sostituissero i manicaretti preparati con tanto amore tra le mura domestiche? Più facile a dirsi che a farsi, viste le problematiche concrete che questa rivoluzione sottoporrebbe alle scuole di casa nostra (diverso il discorso nel Nord Europa, dove spazi attrezzati, cucine e refettori super efficienti sono all'ordine del giorno in tutti gli istituti scolastici per l'infanzia): servirebbero armadietti e frigoriferi dove conservare il cibo – e questo almeno per garantire la conservazione di piatti freddi – sistemi per riscaldare le pietanze, personale appositamente incaricato di gestire i “cestini” del pranzo di ogni bambino.

Filetti di platessa e merendine. I nemici dell'educazione alimentare

Ma l'amministrazione del comune di Brescia sta prendendo in seria considerazione la proposta avanzata in Regione dal Movimento Cinque Stelle (che già in passato si era mostrato sensibile e agguerrito sul fronte della ristorazione scolastica, gridando allo scandalo per i cosiddetti “menu europei” serviti agli studenti romani): cibo da casa, pret à porter, piatti freddi o un buon pezzo di formaggio per scongiurare il rischio digiuno, specie davanti ai menu poco accattivanti serviti in mensa. Basti pensare ai piatti che quantità di cuori di merluzzo o filetti di platessa che finiscono intonsi nella pattumiera quando la proposta del giorno prevede cuori di merluzzo surgelati o filetti di platessa che definire poco invitanti è un complimento. E in genere si tratta di pangasio pescato in acque asiatiche. Idem per quel riso in bianco monoblocco che ha segnato generazioni di alunni (chi si è mai sognato di pulire il piatto?), ma continua a resistere tra i grandi classici “in carta”.

L'idea della Asl di Brescia. Obiettivo: cibo sano e buono anche a scuola

Già tra qualche mese l'Asl di Brescia dovrebbe approvare le nuove linee guida della ristorazione scolastica per garantire l'assunzione di tutti i principi nutritivi, stimolando al tempo stesso il piacere per la buona tavola sin dai primi anni di vita. Quindi perché non introdurre la possibilità di consumare cibo portato da casa? Alle ricette della mamma poi si potrebbero affiancare prodotti a chilometro zero, così da diminuire il costo delle materie prime e assecondare il rigido piano della spesa pubblica, che circoscrive la spesa per pasto a 4-5 euro di budget. Perché l'educazione alimentare comincia a tavola, e un bambino soddisfatto e con la pancia piena difficilmente cederà al junk food. La guerra al consumo selvaggio di merendine è iniziata.

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