Menu Europei nelle mense scolastiche romane: è cibo da fast food. Porzioni ridotte, scarsa qualità e piatti non rappresentativi. Proteste dai grillini

16 Gen 2015, 08:57 | a cura di
Si contesta al Comune di Roma l'esigenza di mascherare il taglio delle spese con un'iniziativa lodevole sulla carta – incentivare la cultura gastronomica sin dai primi anni di vita – ma totalmente errata nell'attuazione. La tradizione culinaria dei Paesi Ue sembra ridursi a fish&chips, wurstel e cotolette, la qualità delle materie prime è scarsa, le porzioni misere, l'apporto nutrizionale inadeguato. Ce lo conferma Virginia Raggi, esponente grillina nella Commissione scuola.

È passato qualche giorno da quando, convinti della bontà dell'iniziativa, segnalavamo su questo sito il progetto Menu Europei promosso dall'amministrazione capitolina per rinnovare la proposta delle mense scolastiche. Si parlava di integrazione e cultura gastronomica, da portare nel piatto sin dai primi anni di vita, presentando agli studenti pietanze tipiche dei Paesi europei che a rotazione interrompessero il consueto regime alimentare previsto per le scuole romane.
Ma dal Movimento 5 Stelle arriva un duro monito alle modalità di applicazione dell'iniziativa, ammirevole negli intenti ma – a detta degli esponenti grillini – completamente travisata nella sua attuazione. Il Movimento contesta in primo luogo la selezione delle pietanze scelte per rappresentare ora la Gran Bretagna (fish&chips), ora la Germania (wurstel con patate), l'Austria (Wiener schnitzel) o le tradizioni culinarie di altri Paesi dell'Unione che nelle mense romane sembrano ridursi banalmente a proposte da fast food, principalmente a base di carne (rosse e non biologiche) e patate.
Dove sono finite le zuppe e le verdure della tradizione europea?” si chiede Virginia Raggi, consigliera grillina della Commissione Scuola dell’Assemblea Capitolina che abbiamo raggiunto al telefono. “Noi siamo favorevoli all'arricchimento gastronomico, ma non all'impoverimento della dieta mediterranea, mascherato da un'iniziativa che vuole soprattutto ridurre i costi, senza preoccuparsi della qualità in tavola”.
Sì, perché il pomo della discordia risiede anche in una selezione delle materie prime alquanto discutibile (patatine surgelate, ad esempio), confermata dagli stessi operatori scolastici: “La scarsa qualità ci è stata confermata dalle cuoche delle scuole romane, che ci scrivono in segno di protesta” continua l'onorevole Raggi “e anche le famiglie sono molto risentite per quanto sta succedendo”. E i problemi non finiscono qui. Si parla anche di quantità non sufficienti a compensare la scelta di un piatto unico (che spesso lascia affamati bambini e maestre), incongruenze nell'apporto nutrizionale di pietanze che puntano a saziare aumentando solo il carico calorico, scorretta applicazione del calendario (il progetto prevede un solo pranzo “europeo” al mese, mentre in mensa wurstel e patatine arrivano due o tre volte in trenta giorni).
Ma la Raggi si sofferma su un altro “errore macroscopico”: “In quanto progetto educativo, l'iniziativa dovrebbe prevedere introduzioni e approfondimenti teorici all'argomento, tali da trasmettere un reale arricchimento culturale. Il testo lo conferma, ma nessuno si preoccupa di applicarlo”.
Così il M5S va all'attacco. Sono già state presentate nei quindici Municipi romani mozioni e risoluzioni volte alla sospensione dei piatti, all'immediata eliminazione dei wurstel (tra gli alimenti più pericolosi per il rischio di soffocamento dei bambini), all'introduzione di pietanze europee che tengano conto dell'apporto nutrizionale e siano scelte per l'effettiva valenza culturale. 

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