Morto Felice Marino. Partigiano a mugnaio, alla guida di Mulino Marino dagli anni Cinquanta

23 Mag 2017, 08:00 | a cura di

Aveva 94 anni, Felice Marino, più di 50 trascorsi tra le macine (rigorosamente in pietra) del mulino acquistato alla metà degli anni Cinquanta a Cossano Belbo, alla fine della guerra, dove aveva combattuto con coraggio da comandante della seconda compagnia della Brigata Belbo. Ma la sua fama, e quella della sua famiglia, oggi è legata soprattutto alla produzione di farine biologiche, esportate in tutto il mondo.


Da partigiano a mugnaio

Nonno Felice, semplicemente, lo chiama Gabriele Bonci ricordando affettuosamente Felice Marino a poche ora dalla sua scomparsa. E già, sulla pagina Facebook del panificatore romano, campeggia la foto di quel signore gentile, la tempra di un uomo d’altri tempi, che durante la guerra fondò la seconda compagnia della Brigata Belbo, e più tardi, verso la metà degli anni Cinquanta, riportava in attività un vecchio mulino acquistato a Cossano Belbo, nel cuneese, dove tutti lo ricorderanno per sempre come comandante partigiano. Ma pure come “mugnaio etico”, per dirla sempre con le parole di Bonci, in riferimento all’azienda produttrice di farine che oggi è gestita dai figli Ferdinando e Flavio, con i nipoti Fausto, Fulvio e Federico (sette effe in tutto, inclusa la farina, come il nome di una delle miscele del mulino, ai sette cereali). Si spegne a 94 anni, Felice, dopo una vita intensa e i giorni sul campo di battaglia, in trincea, di cui restava vivo il ricordo, tra imboscate, fucilazioni e rastrellamenti. Quando la guerra cessò, insieme a sua moglie, Felice si mise a produrre farina (prima faceva il commerciante di bestiame), rilevando il mulino per la macinazione a pietra naturale e a cilindri.

Il successo di Mulino Marino

E sulla macinazione a pietra naturale, Mulino Marino costruirà la sua fortuna, di contro alla diffusione di quel mulino a cilindri che all’epoca era simbolo di modernità, e piaceva ai panificatori per la facilità di lavorazione. E invece, in casa Marino, l’obiettivo è sempre stato quello di preservare la semplicità del prodotto, macinando a pietra cereali antichi provenienti da coltivazione biologica: “I contadini erano un po’ diffidenti all’inizio” ricordava in un’intervista di qualche anno fa Felice Marino, ma le analisi del grano locale avevano restituito chiara e forte l’immagine di coltivazioni afflitte dai diserbanti, “veleno per noi”, ed era necessario che qualcuno invertisse la rotta. E la passione per il mestiere, a Cossano Belbo, si tramanda di padre in figlio, insieme al segreto fondamentale di un buon mugnaio: “battere la pietra” (la cosiddetta martellatura per ravvivare la pietra francese delle macine). Mentre il Mulino Marino esporta farine in tutto il mondo, con la garanzia che il grano utilizzato sia prima sottoposto a controlli rigorosi.

L’addio a Felice arriva a poche ore dalla celebrazione della Festa degli In, “incantesimi di sapori, storia e cultura”, che come ogni anno ha gremito il paese e il cortile del Mulino di produttori e prodotti dell’eccellenza enogastronomica (con la partecipazione di Gabriele Bonci). Mentre in ricordo di Nonno Felice, proprio al Mulino si reciterà il Rosario, prima dei funerali in programma per la giornata di mercoledì 24 presso la chiesa parrocchiale di Cossano Belbo.

 

a cura di Livia Montagnoli

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