Nobile di Montepulciano, bene produzione ed export. Ma con l'Abruzzo il dialogo è in salita

24 Lug 2014, 15:24 | a cura di
Gli ottimi risultati delle vendite fanno considerare l’ipotesi di aumentare le superfici, come già è avvenuto due anni fa. L’export della Docg toscana è forte soprattutto in Germania e sui mercati asiatici, ma è necessario lavorare su prezzi dell’imbottigliato, per evitare eccessivi ribassi, e sulla promozione estera.

Oltre 3,25 milioni di bottiglie di Nobile Docg immesse sul mercato, a cui se ne aggiungono 1,2 milioni di Rosso Doc. I dati dei primi 5 mesi 2014, forniti dal Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, restituiscono una denominazione che sta riuscendo a passare indenne la congiuntura economica. "Siamo in linea col 2013" dice a Tre Bicchieri il presidente Andrea Natalini, a un anno dalla sua elezione: "Riuscire a confermarsi sui livelli dell'ultimo triennio è una garanzia per tutto il territorio. Stiamo vendendo anche di più rispetto alle scorte". Ecco perché il Consorzio potrebbe valutare l'opportunità di aumentare le superfici (prima Rosso e poi Nobile) così come avvenuto due anni fa.
La Docg toscana, che ha chiuso il 2013 con un export a +8% sul 2012 toccando quota 76% sui volumi totali, vende soprattutto in Germania (48% e +4% sul 2012), Usa (17,5% con un +1%) e sui mercati asiatici (dall'8 al 12%). "Dobbiamo lavorare meglio sui prezzi. Lo scorso anno lo sfuso è aumentato ma l'imbottigliato non è cresciuto in proporzione. Continueremo a sensibilizzare le aziende affinché il prodotto non subisca troppi ribassi". Nel frattempo, oltre che sulle politiche green (il progetto 'Zero Co2' punta a ridurre le emissioni del ciclo produttivo entro il 2020) l'attenzione è concentrata sulla promozione estera: "Sono previsti tour in Usa e Cina, ma anche a Budapest e Praga. Vogliamo tenere legati vino e territorio" dice Natalini "difenderci dalle imitazioni ed evitare la confusione con altre Dop". Il pensiero va al Montepulciano d'Abruzzo: due anni fa l'intesa preliminare firmata al Mipaaf dai due Consorzi e dalle rispettive Regioni sull'uso distinto dei nomi (per cui il "Vino nobile di Montepulciano" e il "Montepulciano d'Abruzzo" sono diversi tra loro) sembrò aver posto le basi per la chiusura della diatriba. Ma ancora oggi il percorso è in salita. "Se, durante le fiere, gli stranieri ancora chiedono 'un Montepulciano' ai banchi del Nobile" conclude "significa che c'è ancora molto da fare".

A cura di Gianluca Atzeni

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