10 vini per una regione. La Campania

16 Feb 2017, 16:30 | a cura di

Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Falanghina del Beneventano: tre dei grandi bianchi per conoscere il grande patrimonio ampelografico campano.

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È una delle regioni a vocazione bianchista più importati e per produzioni si colloca all'ottavo posto nella graduatoria delle regioni italiane. Stiamo parlando della Campania e dei suoi vitigni a bacca bianca quali fiano, greco e falanghina. I primi due rientrano nelle due famose docg irpine, Fiano di Avellino e Greco di Tufo. La falanghina, prodotta soprattutto nel territorio sannita, si riscontra nella nota doc Falanghina del Sannio, ma compare anche nei suoli vulcanici nella zona flegrea, anche se tra le sue tipologie si evidenziano grandi differenze genetiche. Ma ampie sono le differenze tra terroir, tradizione e cultura dei tre vitigni.

 

Cominciamo dal fiano che riscontra numerose diatribe sull'etimologia del nome: alcuni ampelografi ritengono che sia una corruzione latina della parola “apianis”, riferita all'uva così chiamata perché ne andavano ghiotte le api, altri ritengono che furono i coloni Pelasgici dell'antica Apia a portare il vitigno in Italia. Tralasciamo questi discorsi e cerchiamo di conoscerne le caratteristiche: l'acino è ellittico, di medie dimensioni, ha buccia spessa che garantisce resistenza alla botrytis e assicura vendemmie tardive, maturando verso gli inizi di ottobre. Territorio tradizionale per il suo allevamento, argilloso-calcareo, è Lapio, in provincia di Avellino. Qui il Fiano raggiunge una finezza olfattiva notevole a piena maturazione e una vibrante acidità ed è sicuramente uno dei bianchi più longevi del paese.

Diverso dal fiano, ma in qualche modo complementare è il greco: tipico, complesso ed elegante, ma soprattutto versatile, capace di abbinarsi ai tanti piatti della ristorazione italiana. Come suo “cugino” proviene dalla Grecia, probabilmente dalla Tessaglia, ma anche in questo caso esistono diverse tesi. Ha grappolo compatto, acini piccoli e pruinosi, matura tardi e predilige terreni gessosi-tufacei come quelli di Tufo e Santa Paolina. Giunge a maturazione a metà ottobre, ma è un vitigno più ostico del fiano, dalle grandi potenzialità e che solo in pochi riescono a interpretare.

Chiudiamo con la falanghina, probabilmente originaria di Bonea, in provincia di Benevento, riscoperta verso la metà degli anni '70 da Leonardo Mustilli che l'ha riportata agli antichi splendori. Acini più grandi, maturazione tra fine settembre e inizio ottobre, è un'uva più resistente tanto che resta il vitigno campano a bacca bianca più diffuso. Un vino di prospettiva produttiva e commerciale.

Ma scopriamo alcune delle migliori espressioni di questi vini: per noi i 10 da provare assolutamente.

 

Falanghina del Sannio Janare '15 La Guardiense

Moderna realtà cooperativa vanta ben 1000 soci che lavorano in totale quasi 2000 ettari di vigne su tutto il territorio sannita. Il compito di dirigere una struttura così articolata spetta a Domizio Pigna, che ha dimostrato di sapere ben indirizzare il percorso di crescita, con una produzione che negli ultimi anni sembra davvero aver trovato un equilibrio e una stabilità produttiva su standard di sicuro affidamento. La gamma non può che essere ampia e stratificata, con una linea base proposta a prezzi onestissimi e incursioni anche nel mondo delle bollicine e dei vini dolci. La Falanghina del Sannio Janare ’15 è un bianco che nel tempo ha dimostrato una netta costante qualitativa. Morbido, dai caratteristici profumi di agrume e frutta esotica, al palato è ricco e polposo. Il finale è lineare e disteso.

 

Falanghina del Sannio Taburno 2015 Fontanavecchia

Si attesta sempre su ottimi livelli la cantina Fontanavecchia diretta da Libero Rillo che, anche grazie al suo ruolo da presidente del Consorzio dei vini del Sannio, ha saputo dare un contributo importante per il rilancio della zona Sannio, riuscendo a costruire un clima costruttivo tra i produttori della zona. La cantina si trova alle falde del Monte Taburno e può contare su 14 ettari vitati di proprietà, più alcuni appezzamenti in fitto. La gamma è estremamente variegata: a bianchi dalla beva fresca e reattiva si affiancano rossi più strutturati, affinati per lo più in barrique. Tra questi degna di nota è la Falanghina del Sannio ’15, dal profilo maturo e il passo sicuro. Dosa una ricchezza fruttata e piglio acido, il finale è lungo, fresco e continuo.

 

Greco di Tufo Vigna Cicogna 2015 Benito Ferrara

Il Vigna Cicogna è stato uno dei primi cru di Greco di Tufo: la 1996 è stata la prima annata prodotta. In bottiglia finiscono le migliori uve del vigneto di due ettari della frazione di San Paolo di Tufo, a 500 metri di quota: esposizione sud e terreni ricchi di argilla e zolfo. Porta le firme di Gabriella e Sergio Ferrara ed è un vino che sa concentrare sapore e densità gustativa senza perdere ritmo e slancio. L’annata 2015 piuttosto calda riporta un vino dal frutto più maturo e morbido, contrastato da un tono fumé elegante e una materia ricca ma trainata da tanta energia salina, per un finale appena sulfureo di lunghezza ragguardevole.

 

Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2015 Villa Diamante

Diamante Renna porta avanti con caparbietà e passione il lavoro intrapreso da Antoine Gaita, vignaiolo straordinario che ha saputo fornire una visione nuova per il Fiano di Avellino, sfruttando a pieno le caratteristiche della collina di Montefredane. Due i Fiano prodotti, il Clos d'Haut e Vigna della Congregazione, bottiglie che sanno sfidare il tempo e colpire dritti al cuore degli appassionati. La Vigna della Congregazione insiste su terreni ricchi di argilla e pietre di Montefredane. L'annata 2015 esprime la solarità nel frutto e nella struttura. Il naso si apre su intensi toni floreali, di ginestra e camomilla, per poi virare verso frutta secca, erbe aromatiche e pietra focaia. Il palato è saporito e caratterizzato da una raffinata spalla acida, poi contraddistinto da una decisa sapidità e da una lunga persistenza.

 

Greco di Tufo '15 Pietracupa

Dalla collina di Montefredane arrivano oltre ai grandi vini, anche personaggi folli e geniali come Sabino Loffredo che ha saputo imprimere un cambio di passo alla cantina fondata nel 1990 dal padre Peppino. Oggi i vini di Sabino sono una certezza per i grandi bianchi d'Irpinia, Fiano di Avellino e Greco di Tufo. I suoi sono vini lucenti, dal profilo acido tenace, bianchi che invecchiano con una particolare grazia. Elettrizzante il sorso del Greco di Tufo ’15, dai profumi cristallini di pompelmo e roccia e dallo sviluppo gustativo già molto ben delineato. Ha una trama sapida e un finale interminabile di menta e agrume. Un sorso tira l’altro grazie ad un equilibrio invidiabile.

 

Fiano di Avellino 2015 Ciro Picariello

Negli ultimi anni il Fiano d'Avellino si è imposto con forza come denominazione al vertice a livello nazionale: per numero di riconoscimenti, per qualità media, per capacità d'invecchiamento. Il merito di questa nuova considerazione è da ascrivere anche al lavoro di vignaioli come Ciro Picariello e Rita Guerriero, che hanno avviato la loro splendida avventura nel 2004. Dalle vigne, equamente suddivise tra Montefredane e Summonte, hanno saputo produrre vini di grande fascino, sottili aromaticamente ma di sferzante grinta acida, grazie a malolattiche parzialmente svolte. Straordinario equilibrio e innato senso della misura. Parliamo del Fiano di Avellino ’14, senza dubbio tra i migliori della tipologia. Un vino che sembra svilupparsi in punta di piedi, con profumi nitidi e un peso specifico sottile ma incalzante, verticale nella spina acida ma allo stesso avvolgente nel sapore. Il finale, poi, è luminoso e freschissimo.

 

Fiano di Avellino Ventidue 2013 Villa Raiano

Villa Raiano domina tutta la valle del fiume Sabato. I 22 ettari di proprietà sono condotti in regime biologico e ricadono all'interno delle tre denominazioni irpine: il fiano è coltivato nei comuni di Montefredane, San Michele di Serino e Lapio; le uve greco provengono da Montefusco; l'aglianico arriva da Castelfranci, a 600 metri di quota. La consulenza enologica è affidata all'enologo irpino Fortunato Sebastiano, con una batteria ben segmentata in due capitoli: Linea Classica e Linea Vigne. Lunga la persistenza e ottima la chiusura del Fiano di Avellino 22 '13, esaltante per l'integrità del frutto, la fragranza dei profumi e l'acidità brillante. Il naso percepisce note di frutta a polpa bianca, seguite da sfumature di erbe aromatiche. Il sorso è decisamente sapido e minerale.

 

Falanghina del Sannio Serrocielo 2015 Feudi di San Gregorio

Festeggia 30 anni Feudi di San Gregorio: la realtà di Sorbo Serpico è stata la grande protagonista dell'enologia moderna campana. Sotto la guida del presidente Antonio Capaldo, con il prezioso contributo di Pierpaolo Sirch sul piano agronomico, l'azienda ha saputo rimodulare la sua identità stilistica, sempre più vicina al territorio, sempre più attenta a valorizzare l'enorme patrimonio vitivinicolo a disposizione. La gamma dei vini proposti è ampia e ben articolata e comprende un ultimo progetto dal nome Feudi Studi, una linea a tiratura limitata pensata per alzare ulteriormente l'asticella. Tra i bianchi proposti Serrocielo si apre al naso con note intense ed eleganti. Profumi di piccoli fiori bianchi, di frutta ed in particolare di agrumi preannunciano un assaggio tanto fresco quando morbido. Finale pulito e persistente.

 

Falanghina del Sannio Sant'Agata dei Goti '15

Alla famiglia Mustilli va riconosciuto l'importante lavoro di riscoperta e valorizzazione della falanghina. Oggi al timone ci sono le sorelle Paola e Annachiara che lavorano 21 ettari di vigneto, curando una gamma di vini solida e affidabile. Da non perdere le suggestive cantine scavate nel tufo nei sotterranei del Palazzo Rainone dove è anche possibile soggiornare in camere settecentesche. Tutta da bere la Falanghina del Sannio Sant’Agata dei Goti ’15, solare e vibrante nei suoi toni di pera e cedro. Il sapore è molto vivo, continuo, dal finale guizzante e leggermente affumicato.

 

Greco di Tufo 2015 Fonzone

L'avventura vitivinicola di Lorenzo Fonzone Caccese, chirurgo di professione, comincia nel 2005 a Paternopoli, area celebre per il Taurasi. Le uve dei 20 ettari di proprietà sono lavorate in una cantina modernissima, ipogea, perfettamente integrata con il territorio e i vigneti circostanti. Tra i filari non si usano diserbanti, l'inerbimento è perenne, si semina con essenze erbacee per custodire la biodiversità di suoli e piante. Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Falanghina sono lavorati solo in acciaio e spiccano per fragranza e tensione gustativa; legno nuovo per il Taurarsi Riserva Scozagalline, brevi passaggi per l'Irpinia Campi Taurasini e il Fiano Sequoia. Il Greco di Tufo ’14 è insieme fresco e sfaccettato, molto invitate al naso nei suoi tipici toni di mandorla, anice ed erbe di campo; il palato è avvolgente e cremoso, di sicura dinamica gustativa.

 

 

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www.tannico.it

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