Anteprima Tre Bicchieri 2020. Cantina dell'anno. Frescobaldi

17 Ott 2019, 12:00 | a cura di
Una famiglia la cui lunga storia è strettamente legata a quella di Firenze e al vino: Frescobaldi. Per noi la cantina dell'anno.

La storia della famiglia Frescobaldi ha radici antiche, ed è strettamente legata a quella di Firenze. Mercanti e banchieri, i Frescobaldi annoverano in famiglia poeti come Dino, amico di Dante Alighieri, o musicisti come Girolamo. Firenze stessa, senza il ponte di Santa Trinita o la basilica di Santo Spirito non sarebbe la stessa. Ma dal 1308 c’è un filo conduttore che attraversa la storia di questa casata. La produzione del vino. Oggi sono tra le più importanti aziende vinicole italiane, con sette tenute in Toscana, che diventano dieci con Luce, Ornellaia e Masseto e infine una propaggine friulana, la storica tenuta di Attems nel Collio Goriziano. Dal 2013 al timone della maison c’è Lamberto, che rappresenta la trentesima generazione della famiglia. Studi in viticoltura a Davis, in California, da sempre coinvolto nella gestione della cantina.

Una bella responsabilità: tante aziende, un mercato in continua evoluzione, dove il blasone e la tradizione non bastano…

È quasi un handicap, la tradizione deve essere alimentata da innovazione e conoscenze, dalla voglia di fare meglio, di cambiare le cose, di crescere e migliorare… Un’ulteriore sofferenza è che hai una sola occasione l’anno di crescere. È una storia seria, non possiamo scherzare, non abbiamo mai esultato per i risultati raggiunti, semmai abbiamo espresso una soddisfazione misurata, si può sempre crescere… Siamo artigiani, noi italiani, al di là dei numeri facciamo le cose con passione e manualità, e questo alla fine fa la differenza.

Le tenute Frescobaldi sono 7. Anzi, 10. O 11?

Sotto il marchio Frescobaldi sono 7, le altre sono di proprietà ma non hanno il nostro nome, non lo hanno mai avuto, hanno una loro storia. Masseto, Ornellaia, Attems, poi Luce che era una joint-venture fino al 2004, non abbiamo voluto cambiare i nomi.

Tra tutte abbiamo circa 1500 ettari, ma ogni azienda è a sé, ognuna con una sua visione, un obbiettivo, fa parte di uno stesso gruppo ma è diversa. Ognuno prende i suoi rischi, dalla potatura alla vendemmia, non abbiamo un vino migliore, ogni anno ogni azienda deve fare il massimo e prende tutti i suoi rischi. È la nostra filosofia.

Dove parte un grande vino?

Il percorso è semplice, basta ricordare che il vino nasce in vigna. Non è una banalità. La vigna è famelica di manodopera e di costi, e non sai se saranno ripagati da una bella vendemmia, da un bel clima, dal successo… Pensa a Montalcino… 5 anni prima di vendere una bottiglia. E la vigna si può gestire con meno di 100 ore l’anno di manodopera l’ettaro o con 800 ore/anno per ettaro. Sono mille piccole e costose operazioni, ma se vuoi raggiungere certi risultati non puoi prendere scorciatoie. Se hai un’azienda sana puoi affrontate certe spese colturali per fare davvero un bel vino: le attrezzature sono uguali per tutti, la differenza è la gestione della vigna. E certo, se hai una vigna in un posizione eccezionale puoi fare un grande vino

Sostenibilità, biologico, biodinamico… Sociale…

Abbiamo iniziato un percorso di sostenibilità nel ’95, dalla lotta integrata al minimo uso di prodotti di sintesi. Dal 2006 a Montalcino, dove siamo certificati in biologico dal 2015, ma stiamo estendendo queste pratiche a tutte le aziende. È un percorso di crescita che non ha fine. Sull’isola di Gorgona, che è parco nazionale, abbiamo messo in atto un progetto speciale di solidarietà sociale: facciamo vino con i detenuti, che sono regolarmente stipendiati e apprendono un nuovo mestiere. E dal 2012 li formiamo e aiutiamo nel reinserimento. Un’esperienza che mi ha arricchito molto, e che curo personalmente.

L’ultimo acquisto è sempre il più bello?

Si, è umano… Poi se ti riferisci alla tenuta di Perano è ancora più vero. Piaceva anche a mio padre Vittorio, l’abbiamo desiderata per decenni, e quando s’è presentata l’opportunità prima l’abbiamo affittata, poi s’è aperta la possibilità di acquisirla direttamente. Dal 2014 è nostra, e abbiamo fatto un grande lavoro, con attenzione e severità, abbiamo investito moltissimo in quell’azienda, siamo stati la prima azienda a comprare un caterpillar ibrido per il movimento terra, investiamo su ogni piccolo particolare. Dall’impianto della vigna a un buon vino passano 10 anni, ci vuole il senso della prospettiva.

Mercati italiani o mercati internazionali?

Il nostro primo mercato è l’Italia, oltre il 33%, poi gli Usa con il 17, ma abbiamo polverizzato l’offerta su tanti paesi, non dipendiamo da nessuno. Siamo forti in patria, dove abbiamo avuto belle soddisfazioni, Ma Giappone, Russia, Canada sono affezionati ai nostri vini. Frescobaldi è una società agricola e il suo reddito è quello agrario, un caso unico, non abbiamo marchi commerciali, tutto il vino nasce dalle nostre vigne, se va tutto bene è bellissimo, è la nostra filosofia…

Avete margini di crescita qualitativa?

Margini ci sono sempre: un impianto, un macchinario, non si può dormire sugli allori, si deve tendere sempre al massimo. Ricerca, innovazione attrezzature, selezionatrici ottiche… Non c'è mai fine. Abbiamo agronomi da tutto il mondo, e incoraggiamo i giovani che lavorano da noi a fare esperienze all’estero, vendemmie in altri continenti. Vogliamo farli crescere professionalmente, è un arricchimento dell’azienda. Continuiamo a fare esperienze, a studiare ogni vigna, a sperimentare.

Come vedi il mondo del vino dei prossimi anni?

Io sono ottimista. Ci saranno mercati sempre più difficili come gli USA per i dazi e la crescita della produzione interna, ma ci sono i mercati nuovi: basta pensare a Cina e India, stanno bruciando le tappe, e potrebbero essere il futuro. Il gusto? credo che nella nostra nicchia dei vini premium di territorio l’evoluzione del gusto ci sia, io stesso sono cambiato negli anni. Un tempo si cercavano vini più ricchi e più legnosi, ma erano aspetti che coprivano la territorialità. Dobbiamo avere l’umiltà di far comunicare il territorio, se il territorio vale… Altrimenti si dipende solo tecnica, con il rischio di banalizzare il prodotto. Se te lo puoi permettere devi mantenere la tua personalità e quella del territorio. Alla fine questo fa la differenza.

Frescobaldi

a cura di Marco Sabellico

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