Appunti di degustazione. Champagne: 19 etichette per l'autunno

7 Ott 2015, 13:30 | a cura di

Champagne 2015: in assaggio 19 etichette per tutti i gusti e per tutte le tasche.

In Champagne si pensa a ridurre i limiti di produzione massima di uva per ettaro per mantenere stabili i prezzi e non incappare in ribassi dettati dall’ingordigia. Noi invece abbiamo pensato più alla pratica, con una grande sessione di assaggio che ha messo a confronto ben 19 etichette di bollicine di Reims e dintorni, per andare incontro al giro di boa di ottobre.

Perché l'inizio dell'autunno è uno dei momenti clou del settore: quando grandi maison e produttori récoltant(i privati medi, piccoli e anche piccolissimi) con le loro etichette, si danno da fare e lasciano sfilare le nuove proposte, anche in vista del grande appuntamento di fine anno.

 

Nel ricco mare di suggestioni Champagne 2015 (mirate anche al battesimo del 2016), abbiamo scelto e schedato 19 etichette. Un buon panel da tenere a mente anche in vista dell’ultima fase dell’anno, o anche solo per inaugurare l’autunno.

 

La degustazione

 

Brut Majeur - Ayala

Trentasei mesi di lieviti, dosaggio ben controllato, classico assemblage a tre (chardonnay 40%, pinot nero 40%, pinot meunier 20%), delicato quanto basta, incisivo a sufficienza, da sempre questo vino rappresenta un perfetto biglietto d’ingresso – una specie di gettone dal valore senza rischi - per chi si avvicina al mondo Champagne. E anche in questa edizione il prodotto, che in Italia è da un tot nella poderosa scuderia Meregalli, non delude. Come aperitivo, o per un brindisi, ma anche con entrate leggere, non vi tradirà.

Prezzo 35 euro.

 

Blanc de Blancs Grand Cru Cramant- Bonnaire

Una storia che data a un’ottantina d’anni fa, una location strategica (Cramant, uno dei luoghi eponimi per lo Chardonnay), un inizio su piccola superficie vitata (4 ettari) poi aumentata nel tempo con acquisizioni anche nella Valle della Marna per dotarsi di opportuni giacimenti di meunier. Il Grand Cru, 48 mesi sui lieviti, dosaggio medio-alto (9 grammi) ha profumi floreali accoglienti (rosa), poi lichees e mandorla bianca; buona presa al palato, ma carattere che un tempo si sarebbe detto con sessista superficialità “femmineo”, e ora solo morbidamente delicato.

Prezzo 32 euro.

 

Special Cuvée Brut - Bollinger

Continua il nuovo corso di casa Bollinger per quanto riguarda la sua etichetta d’entrata. La corposità vinosa e l’ampiezza gustativa garantita dalla pietra angolare del pinot noir della maison (65%, più 25% di chardonnay e 15% meunier) non manca certo, ma temperata da un afflato di leggiadria e freschezza fruttata che è, da un paio di cuvée a questa parte, ormai stabilmente entrato tra i tratti distintivi del prodotto. Per i super aficionados restano comunque inattaccabili certezze la Grande Année e, soprattutto, il prestigioso R.D.

Prezzo 52 euro.

 

Royale Réserve non dosé - Philipponnat

Sta inanellando bei centri la casa distribuita da Moon Import. Chi ha testato di recente, ad esempio, il 2006 Grand Blanc (premier e grand cru della Cote des Blancs e del monopole maison, il Clos de Goisses) sarà rimasto colpito dall’evoluzione di un vino insieme fine per tessitura e solido per trama, elegantissimo. Ma, pur un passo indietro nella scala e, ovviamente, nel prezzo, questo non dosato, puro e agrumato al naso, ma setoso e solido (è un 65% di pinot noir, più 30% di chardonnay e 5% di meunier) nella tessitura al palato, convince appieno: ottimo sui crudi di mare, specie quelli in stile orientale.

Prezzo 40 euro.

 

Grand Cru Blanc de Blancs Chouilly - Lenoble

Una delle più belle sorprese dell’intero panel testato per definire questo Champagne team in compagnia del quale godersi alla grande l’ultimo spicchio di 2015, e magari lo start del 2016. La classe dei Grand Cru usati, una mano insieme fresca e tradizionale al punto giusto (con dosato tocco di legno nell’assemblage), e un risultato finale davvero di primo piano: che spiega benone il 14° posto assoluto di Lenoble nella classifica delle maison stilata dalla Revue des Vins de France di Raoul Salama. Come dire: profeti in patria, ma non del tutto in Italia, dove non c’è ancora il distributore esclusivo!

Prezzo 35 euro.

 

1° Cru Les Chevres Pierreuses - Leclerc Briant
I biodinamici della craye ogni tanto piazzano un colpo serio. È il caso di questa piccola maison che per marcare il suo mood ha varato una gamma iperterritoriale, Les Authentiques. Ne fa parte il vino ottenuto dalla parcella delle Chevres Pierreuses a Cumières, taglio 40-40% di pinot noir e chardonnay e 20% di meunier. Il risultato è di grande intensità e impatto: una bolla gastronomica per tenuta e avvolgenza, ma di alta godibilità anche come calice “solitario”. Frutta fresca (pesca bianca) e disidratata, noce fresca, nuance di miele e tante spezie. Gran bel bicchiere.

Prezzo 60 euro.

 

Extra Age Blanc de Blancs - Lanson

È un gioco interessante quello messo in campo da Lanson, brand stranoto e di solido peso produttivo (sui 4,5 milioni di bottiglie all’anno) con questa cuvée di tre millesimi, da solo chardonnay e 60 mesi di lieviti. A darle particolare forza è la presenza nel mix di due annate di indiscutibile peso, il classicissimo 2002 e il ricco 2004, tra l’altro positivo soprattutto per le uve bianche. Il risultato è nitido e trasversale, convincente, con note fruttate giocate soprattutto su ricordi di pesca bianca e mela verde, e tensione apprezzabile in sottofondo ad allungare la beva.

Prezzo 50 euro.

 

Cuvée 738 - Jacquesson

A Roma, nel gergo malandrino di Trastevere o Testaccio, si direbbe: “ogni corpo, ‘na tacca”. Non sbaglia un bersaglio, la maison Jacquesson. I suoi “lieu dits”, Champagne da singole eccelse vigne, sono un mito. E la cuvée a targa progressiva, il drapeau aziendale, non fa altro che ribadire, uscita dopo uscita, qualità senza cedimenti. Naso ricco, bocca cremosa (appena più morbida del solito) la 738 (base 2010, 3% di riserve, 61% chardonnay, 21% meunier e 18% pinot noir) ha fondo speziato e sapido, frutta esotica (papaya, ananas) temperata da arancia amara e zenzero, finale materico ben sostenuto dal lavoro sui lieviti. E va giù da dio...
Prezzo 48 euro.

 

Rosé - Charles Heidsieck

Una cuvée che ha per base indicata la vendemmia 2007, dunque un millesimo non eccezionale (specie per i meunier, i più in deficit) e comunque migliore in genere per lo chardonnay che per i pinot noir. Dunque, in teoria, non la premessa più favorevole per un rosé. E invece... Questo Charles (mix delle tre uve, note di piccoli frutti, vivide tensioni di zenzero) conferma tutto il valore del marchio e del suo caveau di riserve (qui benissimo impiegate), e il lustro che la pimpante distribuzione italiana gli sta giustamente riconquistando. Gustoso, corposo e fine insieme, è davvero un calice di valore.

Prezzo 55 euro.

 

Rosé - Henriot

Un Blanc de Blancs di buona razza, fresco, serio e sapido, e un Brut Souverain sempre all’altezza, ma un filo meno pimpante. Sono gli altri due componenti la squadra dei non millesimati messa in campo da questa maison familiare che - in campo dal 1808, con sette generazioni succedutesi alla guida - ha saputo meritarsi la stima di cui gode presso gli appassionati di mezzo mondo. Ma è il Rosé stavolta il pezzo forte del trio: serio, ampio, corposo senza eccessi, note fruttate a prevalere con un bel mix di bosco e agrumi, per virare (mandarino) al palato su note quasi candite di cedro, ribes e viola.

Prezzo 48 euro.

 

Brut Rosé Grand Cru - Thill

Gioca bene le sue carte questa piccola maison che però ha un habitat impeccabile (Verzy, con vigne e approvvigionamenti anche nella vicina e altrettanto reputata Verzenay e a Bouzy) e classifica tutta l’uva prodotta in proprio sotto l’ombrello prestigioso del Grand Cru. Non c’è da stupirsi dunque se il rosé presentato per il rush di fine 2015 si guadagni sul campo i suoi bravi galloni. Fruttato, intenso per presenza di note di lampone e ribes, fa forse una piccola concessione di troppo nel finale, dove un allungo appena più acido e teso non guasterebbe. Ma la tattilità è quella giusta, e la misura complessiva anche.

Prezzo 40 euro.

 

Rosé - Deutz

Piazzato a meno di metà prezzo rispetto alle etichette “prestige” di famiglia, la William Deutz e l’Amour de Deutz dello stesso colore, questo rosato che oggi (col resto del forziere Deutz) è nella gamma distributiva della D&C, spunta sul campo una valutazione in proporzione più lusinghiera. Mix di pinot nero in larga prevalenza (Ay e Montaigne le fonti e i vigneti principali della maison) e tocco di chardonnay, regala note avvolgenti di spezia e di ribes fresco, nuance di rosa, buona presa al palato e buone sensazioni tattili. Finale un filo in morbidezza.

Prezzo 50 euro.

 

Belle Epoque 2007 - Perrier-Jouet

Grazia, souplesse, fine accoglienza, gioco seduttivo un po’ da “femme fatale” in sintonia col celebre design della bottiglia firmata da Emile Gallé. Sono le stimmate storiche della Belle Epoque. Cui però l’annata 2007 (occhio: tiratura limitata!) aggiunge del suo, e non potrebbe essere diversamente: intanto inducendo lo chef de cave Hervé Deschamps a ritoccare il mix della cuvée a favore dello chardonnay. E poi… salando e agrumando, e regalando alla “diva” di casa P-J quasi un tocco da… bicchiere di Margarita, e una tensione vibrante in passato rara da trovare. Da attendere a lunga vita e progressi ulteriori.

Prezzo 110 euro.

 

Vintage Brut 2006 - Piper-Heidsieck

È l’evoluzione di una specie il cui prototipo si chiama Essentiel, cuvée figlia delle tre uve classiche sciampagnotte, ed esito piacevole, pur senza voli pindarici. Questo millesimato invece, 50% - 50% tra chardonnay e pinot noir, ha altro passo e sostanza. È un vino-vino, nel senso che tende (anche per via di un approccio diretto, ancora un po’ poco setoso, ma interessante) a guadagnarsi un posto a tavola, più che a giocare il ruolo della manierata ma facile accoglienza della bolla da aperitivo. Da carni bianche e pesci salsati.

Prezzo 65 euro.

 

Blanc de Blancs Prestige Grand Cru 2006 - Duval-Leroy

Un Brutdi nitida qualità, un Rosé appena concessivo in morbidezza, un Femme 2000 (il prestige di casa) in transizione, da ritestare quando la fase attuale d’evoluzione sarà all’apice. E infine questo ottimo Blanc de Blancs Prestige 2006, che completa a puntino la gamma proposta da una casa che fa dell’eleganza la cifra distintiva, ma non rinuncia certo, coi suoi 5 milioni di bottiglie, a una seria presenza sul mercato. Il BdeB è vino per cui si può recitare in giaculatoria la più classica delle triadi descrittive dello Champagne: fiori bianchi, frutta gialla, brioche (burrosa, golosa, ma ben misurata in impatto). Il risultato? Armonia.

Prezzo 70 euro.

 

Dom Pérignon 2005

Un test con doppio riassaggio. Seconda plénitude per il palato del degustatore, si potrebbe dire scherzando, e pensando alla scelta di Richard Geoffroy, conducator della cave DP, di dare ai suoi millesimati la chance di una seconda e poi d’una terza maturità conquistate nel tempo, e dette appunto “plénitude”: pienezza, apice. Intanto il “deviante” 2005, abito bianco ma carne e sostanza quasi da rosso mascherato (ovviamente con feeling da Bourgogne), ti sorprende facendosi trovare meno largo, e più roccioso e teso, del primo test. Spiazzando chi dalle corposità iniziali deduceva ulteriori dimensionamenti in larghezza rapidi e un po’ a rischio.
Prezzo 125 euro.

 

Special Club Blanc de Noirs 2004 - Paul Bara

Gli appassionati della casa (tanti da noi, visto il successo di questo Champagne nelle mescite di celebri enoteche e wine bar italiani) sanno bene cosa aspettarsi: pinot nero sugli scudi (nel nostro caso 100%), vinosità ma sempre con tensione, bell’impatto al palato. E se il Bara base in circolazione, pur sapido e presente, non è forse la migliore edizione assaggiata, ci pensa questo Special Club a fare alla grande il lavoro: appena concessivo (ma è un nulla) sul fronte morbidezza, è decisamente gastronomico, ricco, e (appunto) vinoso. Figlio legittimo di un millesimo equilibrato e di buon rango come il 2004.

Prezzo 65 euro.

 

Vintage 2004 - Billecart Salmon

Dal Rosé al Blanc de Blancs, o al più divisivo Brut Sous Bois, è come sempre uno squadrone quello schierato da monsieur Antoine Billecart, l’erede di Nicolas François (l’avo che fondò l’azienda nel 1818 dopo le nozze con Elisabeth Salmon) e in Italia dal distributore Velier. Squadrone in cui questo Vintage assume con classe del ruolo di seconda punta (la prima resta ovviamente l’N.F.) promettendo, per restare in metafora, davvero un tot di… gol. Tessitura sontuosa per corpo e intensità ma scevra d’ogni goffaggine, dosaggio da extra brut, ha finale lungo, pieno, e tensione minerale vivissima.

Prezzo 70 euro.

 

Blanc de Blancs 2004 - Dom Ruinart

Test in due tempi anche qui. Il primo a tavola, da Cracco, in una big night con “verticale” di Dom e il suo chef de cave presente. Vino a confronto serrato (e di eccelso esito) con un piatto marcato dal non facile impatto della polpa di ricci, e retto con souplesse grazie a una texture setosa, cremosa, quasi da grande Chassagne, ma chiusa da un finale levigato quanto una lama di navaja, e a sua volta venato di iodio. Poi, seconda chance alla cieca. E constatazione che questo 2004, oltre a essere lussuosamente buono, guadagna strada e profondità in ogni mese di vita.

Prezzo 130 euro.

 

a cura di Antonio Paolini

 

Articolo uscito sul numero di Settembre 2015 del Gambero Rosso. Per abbonarti clicca qui

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