Appunti di degustazione. Prosecco Primo Franco

7 Mag 2014, 08:09 | a cura di
Una verticale di 8 annate di Prosecco Primo Franco più due outsider per celebrare i 30 anni da quando l'azienda, nata con Nino Franco è passata in mano a suo figlio Primo. E dire che per qualcuno i bianchi italiani non invecchiano bene...

In decline, maybe undrikable, in declino forse imbevibili. Una frase che riecheggia ancora nella mente di enofili e specialisti del settore, estrapolata da un articolo apparso su Wine Enthusiast qualche mese fa sull’incapacità di invecchiamento dei vini bianchi italiani. Un giudizio mendace difficile da digerire che trova sicuramente risposte contrarie nelle numerose degustazioni dei grandi bianchi distribuiti sulla nostra Penisola. Da questa nomea ormai superata, prende piede questo viaggio di piacere nel territorio di Valdobbiadene, da DOC a DOCG nel 2010, denominazione che preserva questo patrimonio ampelografico e la qualità racchiusa in ogni singola bottiglia. Qui il Glera, chiamato tradizionalmente Prosecco, è la varietà locale più nota nel territorio veneto e garantisce la struttura base al vino di Conegliano-Valdobbiadene. Tra le tante realtà della spumantistica veneta rientra l’azienda Nino Franco, un marchio innovativo che dal 1983 è in mano a Primo Franco, figlio di Nino, che nel tempo è stato capace di elaborare un vino spumante duttile e di grande personalità. Da allora sono trascorsi ben 30 anni e per celebrare il Prosecco Primo Franco nato da uve di una sola vigna, e le sue vendemmie di successo, il produttore ha selezionato una parte delle annate di questi trent'anni che ha condiviso con parte della stampa e dei suoi migliori clienti.

La degustazione comincia con il più giovane tra i vini spumanti presentati:
Prosecco Primo Franco 2013. Sentori di glicine, nota tipica del prosecco, identificano il terroirdi Valdobbiadene e la qualità di questa produzione. Menta piperita al naso ne accentua il suo carattere erbaceo ed aromatico.

Torniamo indietro di dieci anni con Prosecco Primo Franco 2003, dal color giallo oro, carico e ricco: è un vino palpabile, dalle note dolci di camomilla e caramella. Sebbene sia un po’ in là con l’età ha ancora gran grinta e carattere da vendere, grazie all’acidità e all’anidride carbonica che si oppongono all’ossidazione. Un portento sorretto dalla mineralità, integro all’assaggio nonostante sia figlio di un’annata piuttosto calda, quella appunto del 2003.

Meno calda, ma piuttosto caratterizzata da una forte siccità è stata l’annata2000: glicine, mollica di pane, una riduzione minerale e una leggera affumicatura che ricorda le note fini di determinati champagne invecchiati. Un’evoluzione diversa che si nota anche nel colore dello spumante, meno carico del precedente.

Prosecco Primo Franco ‘97 è piuttosto sfortunato rispetto agli altri vini in degustazione. Una nota di mela cotta ne anticipa un leggero carattere ossidato.

Si procede con il ‘95 che, sebbene più in là con gli anni e imbottigliato in un’annata fredda, presenta mineralità e acidità che sostengono la beva. Uno dei primi spumanti a subire una fermentazione con aggiunta di lieviti indigeni.

Sorprendente, limpido e dalle intense note empireumatiche e di cherosene, quasi da Riesling, è il Primo Franco ‘92. Un vino che ha sulle spalle ben venti anni e una vera, felice evoluzione che dimostra come il ‘92 abbia le caratteristiche dei grandi spumanti, dalle notevoli capacità di invecchiamento.

Brindiamo ai trent'anni di attività con due grandi fuoriclasse dell’azienda Nino Franco Vigneto Della Riva di San Floriano ‘13 e Grave di Stecca Brut ‘10. Il primo proveniente dall’omonima riva di circa due ettari, dal colore giallo paglierino, ha profumi che ricordano fiori bianchi, glicine e petali di rosa. Al palato è persistente ed è sorretto da buona struttura acida e sapidità. Uno spumante che col tempo tenderà ad armonizzarsi totalmente e rafforzerà la certezza della longevità di questi vini.

Il Grave di Stecca Brut ‘10 è figlio di quelle vigne collocate sulle pendici delle Prealpi, un closnon lontano dal paese e prevalentemente caratterizzato dalla presenza di pietrisco. Perlage fine ed elegante e colore giallo paglierino brillante, intensità olfattiva notevole in cui prevalgono note di biancospino, salvia, mandorla e una spiccata nota minerale in bocca che riporta alla mente la natura calcarea del terreno di produzione. Una tipologia di spumante totalmente discosta dalla tradizionale produzione e che lo hanno visto uscire dalla denominazione Valdobbiadene proprio perché troppo lontano dalle caratteristiche organolettiche del prosecco di queste zone. Un igt, 100% glera, che costituisce una rarità enologica, perfetta espressione dello scheletro di questo terroir.

a cura di Stefania Annese

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