Appunti di degustazione. Vini rosati fuori dal coro

10 Ott 2014, 14:18 | a cura di Antonio Paolini
Oltre la stagionalità i vini rosati rompono i limiti dell'estate e conquistano terreno. Oggi vi raccontiamo di alcune etichette particolari, Vini e uvaggi lontani dai territori di elezione di questa tipologia.
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Anche il vino sembra avere le sue quote rosa, anzi rosate. All’inizio di ogni stagione calda si scatenano esegeti raffinati di sussiegosi bianchi e sacerdoti ieratici di rossi dall’alta patente di noblesse, e si esibiscono nel tango estivo delle quote rosa. Manifestazioni, kermesse, degustazioni a raffica. Tutte dedicate ai rosé. Per un mesetto. E poi se ne riparla l’anno dopo, equivalente nel vino – fatte le debite proporzioni con la politica – alla prossima tornata vendemmiale. Per carità: ogni buon contributo a una buona causa è positivo. Ma è abbastanza chiaro che così somiglia abbastanza al quel periodo in cui le bolle avevano da noi il loro serrato recinto di marketing murato tra fine ottobre e l’Epifania. E poi, matrimoni e compleanni a parte, tanti auguri, e ci risente per Natale venturo.

Ora le bolle, addirittura assurte a pièce de resistencedi un mercato patito e smagrito dalla lunga crisi, sono finalmente sdoganate all the year longperché ogni giorno c’è in teoria un pezzetto di vita da festeggiare, e poi perché la loro qualità “vinologica” da noi è straordinariamente, flessibilmente e trasversalmente cresciuta rendendole nell’insieme duttili compagne per qualsiasi circostanza, cibo e incontro. Non sarebbe ora di far la stessa operazione col mondo dei calici in rosa?
Eccoci, dunque. Rosati in defilé in principio d’autunno. Ed escludendo per una volta (ma ci torneremo presto) le zone per Dna dominanti nel settore (l’Abruzzo coi suoi fantastici Cerasuolo, la Puglia Salentina e l’area del Chiaretto), andiamo a cercare cosa c’è sotto un abito tendenzialmente rosso (o in alcuni particolari casi bianco) indossato in genere da posti come Bolgheri, Montalcino, le Marche picene dei calanchi, il terroir dell’Amarone e quello del Sangiovese da Chianti, e persino l’Umbria pedemontana. Il risultato? Una selezione di una squadra di vini che ci sono piaciuti. Perché di carattere e interessanti; a modo loro anche diversi. Gastronomici. E perciò, da bere quando volete. A tavola, ma non solo.

Marisa Cuomo | Costa d'Amalfi Rosato
Marisa Cuomo, nome-garanzia. Per i bianchi di costiera e il suo lavoro sulle piccole, preziosissime uve autoctone di zona, certo. Ma sentite anche questo blend di Piedirosso e Aglianico cresciuti coi fittoni dentro roccia dolomitica calcarea e sui pendii scoscesi che strapiombano a mare: i profumi intensi e nitidi, la struttura bella, il colore brillante e forte, la beva incisiva per il genere, anche se assolutamente non pesante e allungata dalla spina minerale. Da tavola, con il pesce del suo mare o la pasta che piace a voi. Valutazione: 86/100

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Graci | Etna Rosato 2013
Laudato sii, mi signore, per nostro fratello Nerello… Se in zona, ai piedi del vulcano, si fosse mai aggirato un santo poeta in vena di scrivere Laudi immortali, una sarebbe toccata di sicuro anche a quest’uva, dall’animo nobile e fermo, gentile e deciso al tempo stesso. Rosa chiaro con riflessi d’oro e buccia di pesca, naso quasi esotico, mix di frutta rossa ma anche gialla, bocca deliziosa e ferma, asciutta, con ingresso fruttato e fondo sapido, solido, minerale: ecco il rosé targato Graci, Etna & Nerello. Ottimo. Valutazione: 85/100

Maria Pia Castelli | Marche Rosato Sant'Isidoro 2012
Già l’anno in più racconta e spiega un pezzo di storia. Sant’Isidoro, il nome della contrada di Monte Urano dove l’azienda (viticoltura pulita e di precisione, piccoli volumi e altissima qualità media) ha sede, è uno di quei rosati che si iscrivono decisamente alla categoria vino, senza sottogeneri e senza attenuazioni di sorta. Metà Montepulciano e metà Sangiovese, ampio, avvolgente, articolato, complesso, ricorda per tessitura alcuni tra i più importanti “cugini” abruzzesi, ma vive e brilla poi di luce argutamente e territorialmente propria. Gastronomico, ha capacità prestazionali e di durata decisamente da campione. Valutazione: 85/100

Vigneti Campanino | Umbria Rosato Sur lie Appenninico 2013
Chi scrive è per le regole. E dunque anche per le eccezioni che le confermano. Unico non fermo della serie, questo “rosato frizzante naturale”, come si definisce in etichetta, schieratissimo tra i vini eco-devoti (no solfitaggio incluso) e in versione “col fondo”, è figlio di Sangiovese eroicamente allevato a quota 700 in Umbria, presso Assisi (e fratello di un Colorino cresciuto ancora più su). Ruba attenzione già dal profumo: un piccola nota scabra cede presto il posto a susina fresca, piccoli frutti e un filo di fumé in sottofondo. La beva è tesa, salina, gustosamente venata di rosa, ribes, fragola, agrume. Il finale è di pane (lieviti) e rose. Provatelo con dentice o gamberi crudi, o con una grande pizza. Valutazione: 83/100

Fontanalottola | Rosato del Frusinate Il Magistrato 2013
Curiosa e suggestiva enclave collinare quella di Atina e del Comino, dove il Cabernet è di fatto ormai un figlio adottivo, e non più alloctono, visto che è lì da a oltre un secolo prima dello sbarco in grande stile in altre zone d’Italia. Lo importò allora un agronomo bravo e lungimirante, lo rivendicano ora come bandiera locale le aziende attrici del “rinascimento” enologico in zona. Quella di Luciano Lilla (il magistrato dell’etichetta), in palpabile e ambiziosa ascesa, lo usa, in purezza, anche per il suo rosé. Un vino di personalità, che debutta con sentori floreali e di ciliegia al naso e in bocca è ricco, ma mai molle o dolcigno, in intrigante bilico tra la susina d’agosto e più tesi aromi di ribes. Valutazione: 82/100

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Guado al Tasso | Bolgheri Rosato Scalabrone 2013
Dalla tenuta bolgherese di Antinori il cui portabandiera è il vino che le dà il nome, arriva anche questo rosato ben calibrato, Cabernet Sauvignon (40%) in leggera prevalenza e Merlot e Syrah in parti uguali. Lo Scalabrone, al contrario di altri cugini, non nasce per sottrazione precoce da partite destinate ad altre etichette, ma da vigne dedicate. Il “bacio”con le bucce dura, secondo varietà, da 4 a 6 ore. Poi fermentazione in inox, e dopo un mese la selezione per l’assemblaggio. Il risultato? Di un bel rosa peonia, pulizia perfetta e complessità ben gestita tra nitidi fruttati e gradevole erbaceo: e con una vena fresca di sottofondo a tenerlo dritto. Versatile, tra finger food e tavola. Valutazione: 81/100

Il Poggione | Lo Sbrancato 2013
Etichetta appropriata per un rosato a passeggio tra i Brunello. Lo propone con divertito ammiccamento il Poggione, azienda storica di Montalcino, che lo ricava al 100% dal proprio Sangiovese: il suo cammino prevede 24 ore sulle bucce, e poi 25 giorni di fermentazione a 12°. Obiettivo dichiarato: avere freschezza e insieme tutta la tipicità del Sangiovese giovane. Il risultato? Più vinoso e asciutto di vari confratelli, marcato a dovere di ciliegia, stimolante alla beva, è un rosato decisamente gastronomico. Valutazione: 81/100

Musella | Rosato Veronese Rosé del Drago 2013
L’altra faccia della medaglia: quasi una conferma vivente di quanto sfaccettato sappia essere, se condotto con rispetto e sapienza, il lavoro fatto su un’uva. Qui, in terra d’Amarone e di Ripasso, giocando solo con Corvina al 100%, ecco venir fuori un rosato che fa della delicatezza il suo brand principale: all’occhio prima, e poi al naso e al gusto. Profumi leggeri di caramella di fragola e buccia di mela rossa fanno dunque da preludio a una beva non imperiosa, ma assolutamente piacevole e, nel finale, gradevolmente rinfrescata da una nuance di frutta bianca. Valutazione: 80/100

Michele Satta | Bolgheri Rosato 2013
La griffe è di quelle a cui non servono presentazioni. Pluripremiato, inossidabile testimone del Sangiovese in un’area di Toscana votata a uve il cui pedigree fino a qualche decennio fa parlava quasi solo francese, Satta lo impiega al 50% anche per il suo rosato, di cui completa il mosaico con un 40% di Syrah e un tocco di Merlot, componendo un vino color petalo di rosa e indaco leggero, bello assai all’occhio e fragrante al naso. In bocca sono amarena fresca e intatta, agrume e ribes a dividersi il campo, sempre percorso da piacevole tensione, con la spezia a chiudere in suadenza il bel percorso. Valutazione: 80/100

Poggio al Tesoro | Bolgheri Rosato Cassiopea 2013
Cabernet, ma Franc; e Merlot ad avvolgerne di frutto gli aromi particolari. È la scelta fatta da Poggio al Tesoro per il suo vino in rosa, nato e tirato su, ovviamente, in acciaio, con un mese di sosta sulle fecce fini dopo la svinatura. Fresco, speziato, ben “tirato” dalla combinazione bilanciata di sentori di frutti rossi ed erbe aromatiche apportata dai due vitigni, finisce asciutto ed equilibrato, con una piccola punta acuta che ne fa un rosé ideale da aperitivo o da finger food, ma capace poi anche di confronti più sostenuti. Valutazione: 80/100

Tenuta di Vaira | Bolgheri Rosato Caccia al Palazzo 2013
Un fondatore molisano, Vincenzo Di Vaira, arrivato a Bolgheri quasi sessant’anni fa. Un’azienda da 50 ettari e, oltre ai vini, una produzione che include anche olio, grappe e (proposta meno frequente) un brandy ben curato. Caccia al Palazzo, etichetta parlante (un volo di farfalle in bianco e nero, con quella centrale tinta di rosa), intende occupare il reparto grazia nel ventaglio della produzione di casa. È figlio all’85% di Cabernet Sauvignon però, con il Merlot a completare l’uvaggio. E dunque a centrare l’obiettivo serve un tocco delicato e centrato nella gestione della breve convivenza con le bucce. Qui, c’è. E il risultato, fruttato e accogliente, senza cedimenti ma neppure “spine” verdi, lo testimonia. Valutazione: 80/100

Giorgio Meletti Cavallari | Bolgheri Rosato 2013
Ha un colore piacevole e tutt’altro che slavato, il rosato di Meletti Cavallari, altro nome del Bolgherese che non ha bisogno di introduzioni. Il suo rosato è imperniato sulla capacità mimetica e sulle nuance olfattive del Syrah, 70% dell’assemblaggio, completato da un 30% di accogliente Merlot. Il naso, floreale all’approccio, si sostanzia poi di frutto leggero e pulito; altrettanto netta è la beva, non imperiosa, ma gradevole, coerente, dal buon finale speziato e sostenuta da sufficiente acidità. Snello ed equilibrato. Valutazione: 79/100

Tenuta Argentiera | Bolgheri Rosato Poggio ai Ginepri 2013
Un’azienda che sta facendo bene. I suoi vini di punta raccolgono consensi crescenti, e stima alta. E il rosato, il cui assemblaggio è dominato dal Cabernet Sauvignon e completato dall’apporto speziato di un tocco di Syrah e da un 10% di morbido Merlot, non fa certo sfigurare il marchio. Abbastanza caldo, accogliente al gusto, si presenta con sentori fruttati generosi e gli ammiccamenti di spezia di cui si diceva sopra. Più da carne bianca e da primi piatti che da aperitivo o gusto mare delicato, visto anche il buon tono alcolico, che non ne turba però la bevibilità. Valutazione: 79/100

Serni Fulvio Luigi | Bolgheri Rosato Arcanto 2013
Un'azienda agricola completa, a Castagneto Carducci, con seminativi, olivi e frantoio, vigna e frutta: susine, pesche, mele… A volerci giocar su, si potrebbe dire che questo vino rosa confetto, intenso e luminoso, abbia mescolato sentori propri (derivati da una ricetta che prevede Sangiovese, Syrah e Merlot) di spezie e piccoli frutti rossi “dried” a quelli degli alberi vicini. Il risultato è amabile, fresco (la vena acida affiora evidente sotto l’“involucro” di leggera caramella di frutta). La chiusura però si distende in morbidezza. Ma il vino tiene. Valutazione: 79/100

Castello della Paneretta | Toscana Rosato 2013
Canaiolo 100%: scelta tosco-chiantigiana autentica per quest’azienda di Barberino Val d’Elsa dal blasone antico, per un rosato prodotto in tiratura decisamente limitata. Contatto con le bucce di tre ore circa, svinatura e fermentazione in bianco (in acciaio ovviamente) non troppo prolungata. L’esito è, all’occhio, un peonia delicato dai riflessi dorati, con frutto un po’ scabro al naso e una tessitura sufficientemente ammorbidita al gusto per farne un vino versatile, gastronomico, gradevole, anche se forse in debito di un pizzico di personalità. Valutazione: 77/100

Betzella | Bolgheri Rosato Pinksy 2013
Pink sta ovviamente per rosa, e “sy” per Syrah, il vitigno che copre il 35% del progetto. Il resto è Cabernet Sauvignon, lavorato con accorta levità di tocco: uno splash in acciaio con le bucce, poi il salasso, quindi fine fermentazione in bianco, ancora inox e un po’ di vetro. La bottiglia, vestita con fantasia, piacerà a chi si diverte a giocare col rosato come puro momento di piacere. Fitto d’aromi, con la susina al centro del comparto frutta, Pinksy ha beva civettuola quanto il nome, ma conclusa da finale caldo quanto basta.Valutazione: 77/100

Agrilandia | Toscana Rosato Fortulla 2013
Viene dalla terra dei cipressi (l’azienda è a Castiglioncello): e sul tema cipresso (sia le due “elle” del logo che l’originale bottiglia satinata con tappo in vetro, figlia di design arcicurato, ne evocano il profilo) gioca l’immagine del vino. Verrebbe da dire poi che anche sul coté olfattivo il cipresso, così celebrato, vuol farsi sentire. Un’accennata nota vegetale precede e si mescola infatti, frenandola leggermente, a quelle di piccoli frutti e pompelmo rosa. La matrice però non è degli alberi cari a Carducci: ma del Franc, usato qui in blend paritario con il Cabernet Sauvignon, e presumibile conferitore di questo carattere speciale al vino. Valutazione: 76/100

a cura di Antonio Paolini
I punteggi sono il frutto della valutazione di Antonio Paolini che ha degustato i vini per il Gambero Rosso

Articolo uscito sul numero di Settembre 2014 del Gambero Rosso. Per abbonarti clicca qui

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