Aumenti vino: rincari sui listini, quali conseguenze per i consumatori?

10 Feb 2022, 18:58 | a cura di
Su i listini del 10%: chi pagherà di più? Le resistenze della Gdo e il rischio di riversarsi sullo sfuso. The Wine Net: “Serve etica e trasparenza”

 

La versione completa di questo articolo è stata pubblicata sul Settimanale Tre Bicchieri del 10 febbraio 2022

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Aumento del listino fino al 10% che possono tradursi in incrementi del 20-30% per il cliente finale. È quanto è emerso dall’analisi dell’osservatorio The Wine Net (rete, nata nel 2017 , tra 7 grandi cooperative italiane: Cantina Valpolicella Negrar - Veneto, Cantina Pertinace - Piemonte, Cantina Frentana - Abruzzo, Cantina Vignaioli Scansano - Toscana, CVA Canicattì - Sicilia, La Guardiense - Campania, Cantina Colli del Soligo - Veneto) sulla situazione attuale dei prezzi e le previsioni per il 2022. Tra energia, trasporti, vetro, cartoni, tappi, l’anno è infatti iniziato all’insegna di pesanti rincari che potrebbero mettere in seria difficoltà il settore.

Secondo quanto è emerso dall’indagine, infatti, dalla primavera i prezzi dei vini in Gdo e Horeca sono destinati ad aumentare, a causa di un rincaro medio dei listini delle aziende, calcolato tra l’8% e il 12%. La reazione del mercato appare diversificata.

Horeca e Gdo. Le reazioni agli aumenti dei vini

Mentre nel canale Horeca gli operatori hanno accettato queste variazioni, la Gdo oppone maggiori resistenze, come ha raccontato Andrea Curtolo (Cantina Colli del Soligo): “Noi siamo usciti con i nuovi listini a novembre. La ristorazione ha compreso la situazione e ha a sua volta aggiornato i prezzi. Per quanto riguarda la Gdo, invece, è probabile, che con alcuni clienti saremo costretti a chiudere i rapporti. Si sposteranno verso altre denominazioni o cantine? Vedremo nei prossimi mesi”. Intanto, nel caso in cui la Grande distribuzione organizzata voglia mantenere inalterati i margini, questo si tradurrà in un aumento del prezzo finale per il pubblico che può variare dal 10 al 30%, secondo i calcoli di Wine Net. Un atteggiamento premiante?

“Oggi più che mai serve trasparenza all’interno di tutta la filiera” è il commento di Sergio Bucci (Cantina Vignaioli Scansano) “altrimenti si rischia di far credere che in passato ci siano state delle speculazioni eccessive. La verità è che oggi non siamo in grado di assorbire i costi da soli e ci auguriamo che i consumatori possano capire e accettare la situazione”. Insomma, la soluzione corretta dovrebbe essere la trasparenza verso il cliente finale, all’insegna di una “economia etica” che ripartisca i disagi su tutti gli attori, non solo su una categoria. “Da soli non ci salva” è il motto di Felice Di Biase (Cantina Frentana) “Solo nella condivisione tutti siamo disposti a fare sacrifici”.

Vino, aumenti delle denominazioni base

La situazione apre, però, a una nuova problematica: il posizionamento di alcune denominazioni che, con questa situazione, rischiano di non essere più appetibili per il consumatore. È il caso, ad esempio, del Montepulciano d’Abruzzo o del Valpolicella base, posizionate da sotto i 3 euro ai 7. “Il rischio” spiega il presidente di Wine Net Daniele Accordini (cantina Valpolicella Negrar) “è perdere mercato perché il consumatore non sarà disposto a un aumento di 1 euro nel prezzo finale. E se Amarone e Ripasso restano nelle loro fasce di prezzo premium, il Valpolicella, con il ritocco forzato dei listini, è destinato ad uscire dalla sua fascia e, quindi, anche dalla Gdo”. La soluzione? “Chiediamo aiuto al Governo per ridurre almeno i costi di energia e gas” chiosa Accordini. “Serve intervento dello stato, anche sugli accordi di filiera” rilancia Giovanni Greco (CVA Canicattì) “Se ognuno cerca di salvare il proprio orticello, non ne usciamo. E temo che saranno i più deboli a pagarne le conseguenze”.

Lo sfuso sarà avvantaggiato?

C’è, infine, un'altra faccia della medaglia da considerare: visto l’aumento dei costi delle materie secche, c’è il pericolo di spostare le vendite sullo sfuso al posto dell’imbottigliato? La risposta della Rete è unanime: “chiaramente converrebbe a stretto giro, ma non pagherebbe alla lunga”. “Non solo” argomenta Cesare Barbero (Cantina Pertinace) “Riversare dalla bottiglia allo sfuso farebbe a poco a poco a scendere il prezzo dello sfuso. A chi conviene?”.

Aumenti vino. Previsioni per l'export

Non solo Italia. È chiaro che l’aumento delle materie secche, la crisi post Covid e i rincari di energia e gas riguardano un po’ tutto il globo. Così come riguarda tutto il globo l’incremento dei listini. “I nostri aumenti” risponde Domizio Pigna (La Guardiense) “oltre ai canali distributivi italiani, riguardano anche l’estero: non facciamo grandi differenze”. Può questo intaccare il record dell’export italiano? Non necessariamente. Secondo Wine Net, infatti, la situazione si prospetta meno critica nei mercati internazionali rispetto all’Italia grazie al comportamento degli importatori che, in gran parte, hanno accettato di ripartire in modo equo un rincaro previsto del 15 – 18%, con un 8% sostenuto dalla cantina con il mancato guadagno, un 5% di aumento dei listini e un 5% di assorbimento da parte dell’importatore. Ma se ne riparlerà quando i listini saranno effettivamente applicati e avranno sortito i primi effetti. Al momento sono solo ipotesi.

a cura di Loredana Sottile

 

La versione completa di questo articolo è stata pubblicata sul Settimanale Tre Bicchieri del 10 febbraio 2022

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