Sono davvero rari i vini che riescono a interpretare il territorio, la storia, la cultura e i sapori di una regione, come il Turriga della famiglia Argiolas con la Sardegna. Dal 1988, primo anno di produzione, il mondo ha subìto molti cambiamenti ma questo vino nel corso del tempo è sempre rimasto fedele a se stesso. Il patriarca Antonio Argiolas, a cui si deve la fondazione della cantina di Serdiana, è sempre stato convinto della necessità di “un’azienda dinamica ma rispettosa della tradizione”. I suoi figli Franco e Giuseppe, in un periodo molto difficile per la Sardegna, caratterizzato dagli espianti che in un decennio dimezzarono i vigneti sardi, seguirono l’intuizione paterna e decisero di andare controcorrente. Crearono nuovi impianti ma soprattutto selezionarono le migliori particelle di Cannonau, Carignano, Bovale e Malvasia nera che altrimenti sarebbero andate perdute. L’incontro con Giacomo Tachis, in un periodo particolarmente fecondo di idee e di progetti della sua vita professionale che lo vedeva impegnato nella valorizzazione delle potenzialità della vino siciliano e sardo, permise di sviluppare il progetto. Racconta Francesca Argiolas che “Oltre a diventare un grandissimo amico della mia famiglia entrò nella spirito dell’azienda e ne condivise gli obiettivi: produrre un grande vino rosso sardo di rilevanza internazionale partendo proprio da quei vigneti salvati dalla distruzione”. Un progetto condiviso con un giovane enologo, Mariano Murru, da poco entrato in azienda. “Tachis era convinto fosse fondamentale mantenere salde le radici nel territorio utilizzando i vitigni locali ma alla luce di quanto di meglio la tecnologia moderna potesse offrire. In questo era una persona severa che odiava la superficialità”. Per ottenere questo risultato era necessario partire da vecchi vigneti in grado di produrre uva ricca di colore e di estratti. Il Turriga doveva necessariamente nascere longevo, una qualità niente affatto scontata per un vino sardo della fine degli anni Ottanta.
La degustazione davvero unica di venti annate, dal 1998 al 2008, presentata a Roma nella sede dell’Ais da Francesca e Valentina Argiolas, Mariano Murru con i commenti di Paolo Lauciani e Daniela Scrobogna, ha dimostrato con chiarezza che la capacità di invecchiare e di evolvere nel tempo del Turriga è un elemento caratterizzante del vino. Non solo: persino nelle annate della prima decade (1988-1998) la tenuta del colore – granato con note di aranciato – è perfetta, senza cedimento alcuno. All’olfatto, in nessuno dei vini degustati si avvertono note ossidative in eccesso: i vini possono essere più o meno pronti da bere ma sempre in un quadro di grande equilibrio. E il legno delle piccoli botti di rovere – dove passa da 18 a 24 mesi - anche nelle annate più recenti non è mai invasivo: c’è ma non si sente. L’elemento che più colpisce è il suo carattere profondamente sardo: la macchia mediterranea, il mirto, la bacca di ginepro, le spezie e le erbe sono parte integrante del suo corredo aromatico, nei vini delle prime vendemmie più che in quelle più recenti dove prevale il fruttato. Se il Turriga è riuscito a conquistarsi una solida e duratura leadership tra i vini regionali, sin dall’inizio si è imposto come un grande vino in grado di rappresentare ai massimi livelli l’Italia nel mondo. Sin dall’annata 1990 si è quasi sempre aggiudicato i Tre Bicchieri del Gambero Rosso. Riconoscimenti che non sono nemmeno mai mancati da Wine Advocate di R. Parker jr. Parafrasando una frase di Giacomo Tachis a proposito del Sassicaia “Il Turriga anche nelle annate più difficili, è un vino felice”. I grandi vini dovrebbero sempre essere così.
La scheda del Turriga
Classificazione: Vino rosso a Indicazione Geografica Tipica Isola dei Nuraghi.
Vitigni: Cannonau, Carignano, Bovale sardo, Malvasia nera.
Provenienza: Tenuta Turriga in agro di Selegas - Piscina Trigus, 230 metri s.l.m
Suoli: calcareo medio, un po’ ciottoloso e sassoso, strati rocciosi disgregati.
Clima: mediterraneo, inverni miti, precipitazioni limitate, estati molto calde e ventilate.
Raccolta: a mano tra Ottobre e Novembre.
Vinificazione: attenta selezione delle uve. Fermentazione a temperatura controllata 28-32 °C. Macerazione: circa 16-18 giorni con delestage.
Maturazione: 18-24 mesi in barriques nuove di rovere francese.
Affinamento: 12-14 mesi in bottiglia.
Le annate degustate
1988 - 1989 - 1990 (Tre Bicchieri) - 1991(Tre Bicchieri) - 1992 (Tre Bicchieri) - 1993(Tre Bicchieri) - 1994 (Tre Bicchieri) - 1995 (Tre Bicchieri) – 1997 (Tre Bicchieri) - 1998 (Tre Bicchieri) – 1999 (Tre Bicchieri) - 2000 (Tre Bicchieri) - 2001 (Tre Bicchieri) - 2002 (Tre Bicchieri) - 2003-2004 (Tre Bicchieri) - 2005 (Tre Bicchieri) – 2006 – 2007 (Tre Bicchieri) - 2008 (Tre Bicchieri)
a cura di Andrea Gabbrielli
- Francesca Argiolas Mariano Murru Valentina Argiolas