I grandi autoctoni dell'Abruzzo e la Tintilia del Molise

27 Set 2011, 16:57 | a cura di

Oggi le etichette abruzzesi non hanno niente dell’ingenuità, anche sgraziata, di una volta, ma sono diventate interessantissime e molto ben lavorate, marcate da un forte e vitale rapporto con una natura irruente. Il Montepulciano d’Abruzzo è il padrone di casa: un grande vino rosso che cambia fisionomia

assecondando il territorio da cui proviene. Si va dai vini freschi della montagna, scolpiti dal freddo e dalla roccia, ai quelli ricchissimi  alimentati dal sole, forgiati dalla luce e dal calore, fino ai salmastri rossi sul mare. Il Trebbiano d’Abruzzo, dopo anni di banalità e appiattimento su alte rese, sta conoscendo una nuova giovinezza con etichette più importanti, ambiziose e godibilissime, spesso rese più intriganti dalla pratica della fermentazione spontanea. Il Pecorino ha saputo non lasciarsi imbrigliare da un successo incredibile e virare verso profumi più complessi e minerali, quasi da piccolo Riesling del Mediterraneo.

 

Gli altri autoctoni bianchi (passerina, cococciola, montonico) hanno iniziato un percorso interessante e da tenere sotto occhio. La nostra degustazione non fa altro che fotografare questa situazione e i premi sono corposi e importanti, con alcune novità che testimoniano la vitalità della viticoltura abruzzese. Cataldi Madonna affila una degustazione straordinaria, ma non potevamo non premiare il suo Pecorino, vero apripista di questo autoctono di successo. Francesco Paolo Valentini continua a impressionare con i suoi vini, sempre più precisi, nel solco dello stile di casa: il Trebbiano ‘05 è una meraviglia. Masciarelli ci ha colpito con il Trebbiano Marina Cvetic, un vino dallo stile difficile ma assai fragrante. Il cavalier Illuminati stupisce con un Pieluni concentrato e tipico in perfetto stile Colline Teramane. A seguire i giovani storici: Torre dei Beati, Villa Medoro, La Valentina, Valle Reale, Barba con i loro Montepulciano da corsa. Chiudono due aziende di cui si sentirà assai parlare: Tiberio, con un Pecorino fine ed elegantissimo, e Castorani, con un Montepulciano di grande classe.

 

> TRE BICCHIERI 2012: ABRUZZO E MOLISE

 

E ora passiamo al Molise, piccola e bella regione, dal territorio unico e peculiare per la coltivazione della vite. Poche le aziende e i vini assaggiati ogni anno, che non sono più di una cinquantina. Da sempre la coltivazione della vite è una realtà essenziale nell’economia agricola del Molise, con una produzione dai numeri interessanti (oltre 250mila ettolitri) e un prodotto qualitativamente notevole. Ora però, in questa porzione di terra che dagli Appennini degrada dolcemente verso il verde dell’Adriatico, dove il clima si fa meno estremo, le temperature più gestibili e il terreno ricco e fertile,  assistiamo a un fermento che si traduce  in cantine dinamiche e valide, che oramai offrono un prodotto di livello a un prezzo realmente concorrenziale secondo una linea consolidata del mercato. I vitigni più coltivati sono per i rossi il montepulciano, che in questo territorio acquista una tipicità del tutto particolare, e l’aglianico, in una veste più fresca e semplice di quello cui siamo abituati, e tra i bianchi il trebbiano e la falanghina. Merita poi un discorso a parte un vigneto autoctono, la tintilia, come dice il nome, colorata e dai profumi minerali e tipici, che dopo i primi incerti passi, sta producendo vini interessanti e ambiziosi da tenere d’occhio e che iniziano a cogliere i primi importanti successi. Alessio Di Majo Norante resta l’apripista del vino molisano, la sua azienda colpisce anno dopo anno con i suoi vini piacevolissimi e molto ben costruiti, vera sintesi tra modernità e tradizione. Quest’anno è il Contado a prendere i Tre Bicchieri, un Aglianico buonissimo dal prezzo contenuto.

 

 

27/09/2011

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram