I vigneti storici e le città. Asolo

26 Ott 2017, 14:00 | a cura di

Difficile a credersi, ma molte delle nostre città ospitano dei vigneti urbani. Spesso abbandonati, preda di erbe infestanti e parassiti. Sono preziosi custodi di eredità storiche, ampelografiche e culturali che, negli ultimi anni, sono oggetti di studio e operazioni di recupero. Oggi andiamo ad Asolo con il suo Vigneto di Villa De Mattia

Asolo è uno dei borghi storici più belli e caratteristici della Marca Trevigiana, che vale la pena visitare, per via dei tesori artistici, gastronomici e culturali che custodisce. Una cittadina ricca di storia, dominata dalla rocca del XII secolo e amata da scrittori, poeti, artisti come Robert Browning, Pietro Bembo (entrambi cantarono nelle loro opere la città), Freya Stark, Eleonora Duse (sepolta nel cimitero cittadino) e dalla regina di Cipro Caterina Cornaro, che proprio qui fece costruire un suo castello.

Passeggiando per Asolo si respira un’atmosfera particolare, che fonde in armonia bellezze artistiche, maestose ville, giardini all'italiana e paesaggio naturale. Ci s’immerge nel tessuto urbano di una piccola città giardino con ville e parchi, che spesso ospitano pergolati o piccoli filari con piante di vite, a testimonianza della tradizionale vocazione del territorio.

Oggi la denominazione Asolo Docg è una delle migliori eccellenze del Prosecco Superiore e proprio per riaffermare questo legame tra la città e la viticoltura, è nata l’idea di recuperare un antico vigneto cittadino ormai abbandonato da oltre un decennio vicino Villa De Mattia.

 

La viticoltura dei Colli Asolani

Oltre 20mila ettari con pendenze e caratteristiche diverse: nelle aree collinari intorno ad Asolo, dove si registrano terreni scoscesi, ci sono elevate capacità di drenaggio mentre nelle zone di raccordo della pianura si trovano giaciture marnose e argillose di origine alluvionale. Ci sono differenze di altitudine ed esposizione, ma il clima temperato, le escursioni termiche e la piovosità ben distribuita ne fanno un'area ideale per alcune uve, per esempio cabernet sauvignon, cabernet franc, carmenere e merlot, tra le uve rosse più importanti cui si aggiunge la recantina, un’uva rossa autoctona, da pochi anni recuperata alla produzione. Tra i bianchi glera, bianchetta, pinot bianco, chardonnay e l’incrocio Manzoni 6.0.13. Ma ad Asolo le vigne sono parte integrante del panorama cittadino.

Asolo

Il vigneto di Villa De Mattia

Da queste premesse ha preso vita il progetto dell’Azienda Montelvini – una delle storiche cantine della provincia di Treviso con oltre un secolo di vita - che si pone l’obiettivo di riportare all’antico splendore la vigna nel centro storico della città, per farne un simbolo di Asolo e del suo vino più famoso. Il vigneto, di circa 0,3 ettari, si trova su un ripido pendio sotto la balconata del giardino all’italiana di Villa De Mattia, perfettamente esposto a sud e delimitato nel suo margine inferiore da una zona boschiva.

La parcella era già presente nelle mappe napoleoniche di Asolo ed è stata reimpiantata per l’ultima volta nel 1960. Dopo oltre dieci anni d’abbandono, è cominciato un lavoro di pulizia eliminando tutte le infestanti. Del vecchio impianto si sono salvate un’ottantina di viti, d cui alcune ancora producono uva, che ritrovando la loro vocazione naturale di liana rampicante, hanno modificato profondamente la forma d’allevamento originaria.

 

Lo stato degli impianti oggi e il Cru Vigneto Ritrovato

Oggi il vigneto si presenta con molte fallanze, alcune piante morte e foglie attaccate da parassiti. Le piante superstiti sono tutte a bacca bianca, per la maggior parte glera, ma non si esclude la presenza di altre varietà come verdiso, perera, bianchetta trevigiana o verduzzo, una mappatura precisa – tra le prime operazioni messe in atto dal gruppo interdisciplinare riunito intorno a questo progetto - traccerà con precisione il quadro delle viti presenti. La dott.ssa Elisa Angelini del CREA-VIT, Centro di ricerca per la viticoltura di Conegliano, seguirà il lavoro di analisi delle singole piante per verificarne lo stato di salute, l’eventuale presenza di virosi e per determinarne l’identità varietale con l’analisi del DNA.

L’idea è di conservare le viti sane e di rimpiazzare quelle malate e le fallanze con barbatelle generate dalle vecchie piante, in modo da mantenere la biodiversità originaria. La messa a dimora delle nuove barbatelle è prevista nella primavera del 2020 e nel 2023 dovrebbero entrare in commercio le prime bottiglie dell’etichetta Montelvini Asolo Prosecco Superiore DOCG “Cru Vigneto Ritrovato” vendemmia 2022. Si tratterà di una piccola produzione a tiratura limitata e con bottiglie numerate, testimonianza del rinnovato legame tra Asolo e la secolare cultura del vino del territorio.

 

a cura di Alessio Turazza

 

 

 
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