I vini di Châteauneuf-du-Pape. Un paesaggio fatto di vigne regno delle molteplicità e di insolite armonie

14 Set 2018, 13:30 | a cura di

Un’assolata distesa di vecchie vigne, un cielo ventoso dalla luminosità straripante, un piccolo borgo dominato dalle rovine di un antico castello, sono le prime immagini che riempiono lo sguardo quando si arriva a Châteauneuf-du-Pape. E subito appare chiaro che è la vigna la protagonista del paesaggio.

 

Non siamo in una Provenza verde e lussureggiante, ma in un paesaggio arido, quasi spoglio nella sua nuda essenzialità. Qui, intorno a Châteauneuf-du-Pape, tutto sembra modulato sulla centralità della vigna, senza inutili distrazioni. Anche se la coltivazione della vite era già presente in epoca Romana, si deve al trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone (1309-1377) lo sviluppo di una viticoltura di qualità per la produzione del celebre Vin du Pape. Oggi la superficie dell’AOC si estende sul territorio comunale di Châteauneuf-du-Pape, Courthézon, Bédarrides, Sorgues e Orange, per un totale di 3.133 ettari (93% a bacca rossa e 7% a bacca bianca), di cui circa il 25% in regime di agricoltura biologica.Il disciplinare prevede vendemmie manuali con cernita in vigna dei migliori grappoli e rese inferiori ai 35 ettolitri per ettaro, tra le più basse di tutta la Francia. La forma dall’allevamento più diffusa è l’alberello, obbligatoria per grenache noir, mourvèdre, picpoul noir, terret noir. Syrah e altri vitigni possono essere allevati invece anche a spalliera.

viti

L’arte dell’assemblaggio

Châteauneuf-du-Pape è la terra della molteplicità e dell’armonia. Il disciplinare prevede l’utilizzo di 13 vitigni:grenache (noir, gris, blanc), syrah, mourvèdre, cinsault, clairette (blanche, rose), vaccarèse, bourboulenc, roussanne, counoise, muscardin, picpoul (blanc, gris, noir), picardan e terret noir. I vigneron assomigliano a direttori d’orchestra, che ogni anno sono chiamati a scrivere un nuovo spartito in base alle caratteristiche del millesimo. La spina dorsale dei vini è costituita dalla grenache noir, che si è ambientata bene sui suoli poveri dell’Appellation, resistendo alle estati torride e alla violenza del Mistral. L’assemblaggio è completato principalmente da syrah, mourvèdre e a volte cinsault. La syrah serve a dare colore e struttura, ma in quest’area trova il suo limite meridionale e va coltivata nelle esposizioni più fresche. La mourvèdre, al contrario, è al suo confine settentrionale e predilige i terreni argillosi e ben soleggiati: come dicono i vecchi vigneron “la tête au soleil et les pieds dans l'eau”. Conferisce ai vini la freschezza e le caratteristiche note di garrigue, mentreil cinsaul, regala morbidi aromi fruttati. In quasi tutti i vini, anche se non dichiarate, ci sono piccole percentuali delle altre varietà, da sempre mischiate nelle vecchie vigne. Vincet Avril, titolare dello storico Domaine Clos des Papes, è un convinto fautore dell’assemblaggio: “Per molti anni – ci racconta – mio padre e io abbiamo assaggiato alla cieca una ventina di diverse cuvée e l’assemblaggio totale. Il vino migliore è sempre risultato l’assemblaggio”. Il fascino dei vini di Châteauneuf-du-Pape risiede proprio in questa sfaccettata e complessa personalità. Lontana dall’utilizzo di pratiche standardizzate, l’Appellation è un vero cantiere dai mille volti, in cui certo non ci si annoia a fare vino.

La produzione di Châteauneuf-du-Pape è frammentata in una miriade di Domaine d’antica tradizione familiare e non è facile decidere quali visitare. Nel mensile di settembre potete leggere il nostro tour tra vini e produttori.

 

a cura di Alessio Turazza

scatti della Fédération des Producteurs de Châteauneuf-du-Pape

 

QUESTO È NULLA...

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Il numero lo potete trovare in edicola o in versione digitale, su App Store o Play Store

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