Il Gap enoturistico

17 Mag 2012, 18:44 | a cura di

L'enoturismo è una delle voci più importanti e strategiche dell'industria turistica italiana. Questo lo si è detto più volte, ma è arrivato il momento di capire se l'offerta – vale a dire il sistema nelle sue articolazioni (aziende agrituristiche, cantine resort, etc) – è in grado di risponde

re ad una domanda che cresce anno dopo anno e che, anno dopo anno, si qualifica, diventa più esigente: in altre parole chiede più qualità.

 

Al quesito prova rispondere il X rapporto Censis-Città del vino, presentato stamattina a Roma, che  -diciamolo subito - mette in evidenza un vero e proprio gap tra le due conponenti del mercato (si ricordi che l'enoturismo muove solo in Italia 5milioni di persone per un giro d'affari di cinque miliardi di euro). 

 

“L'offerta  in cantina è ancora inadeguata – dice senza troppi giri di parole  Gian Paolo Pioli,  presidente dell'associazione Città del Vino (oltre 600 comuni associati) e sindaco di Suvereto in Toscana – mancano servizi efficienti – e questo è il “buco” del soggetto pubblico – e cultura dell'accoglienza che invece, riguarda gli operatori privati. Il rischio è di perdere un valore faticosamente conquistato”.

 

Ma guardiamo i dati. Tra i punti di debolezza indicati dal Rapporto Censis ci sono la frammentazione di denominazioni, prodotti e destinazioni; l'omologazione banalizzata delle strutture; la gerarchizzazione delle attrattive ancora troppo squilibrata a favore di poche e sovraffollate destinazioni; la scarsa visibilità che coinvolge tutti i mezzi  d'informazione da internet alla segnaletica stradale. Causa principale è la diffusione di paradigmi di successo frettolosamente imitati e artificiosamente enfatizzati dalle mode e dalla comunicazione, insomma la copia conforme di modelli d'accoglienza che poco e niente hanno a che fare con la tradizione italiana.

 

Come a dire, un gran spreco di risorse in un Paese che di risorse (turistiche) ne ha tante. Come  dimostra lo stesso  Rapporto Censis nella mappatura dell'intera penisola ottenuta dal confronto tra le diverse Guide di settore, tra cui quelle del Gambero Rosso. In testa alla “top 10” dei territori a maggiore vocazione enogastronomica  (ovvero i luoghi dove si realizza un perfetto connubio tra grandi vini e buona cucina) c'è la provincia di Cuneo, seguita da Siena, Verona, Bolzano, Firenze, Trento, Asti, Brescia, Udine e Gorizia. E se Cuneo è leader anche per la presenza di produttori top, Trento vanta il più alto numero di ettari vitati a vini di qualità, mentre Roma guida la classifica dei territori che offrono la migliore ristorazione. A livello regionale il Piemonte arriva sul mercato con il più alto numero di produttori di qualità (20%), mentre la Toscana “risponde” con la più alta percentuale di produttori top (21,8%) e il Veneto ha dalla sua il maggior numero di bottiglie di qualità (16,9%).

 

La “materia prima” dell'enoturisno non manca mentre la cattiva gestione del sistema nel suo complesso penalizza le vendite, cioè il fatturato del settore (da notare che nella ricerca di quest'anno, dopo le polemiche dell'anno scorso con Agriturist Confagricoltura sui numeri dell'enoturismo, al posto delle cifre figura solo una piccola nota:  “non si entra in questa sede nel merito delle raffinate polemiche metodologiche intorno alle stime circolanti sul fenomeno”).

 

Come rafforzare, alla fine, l'offerta enoturistica? Il Censis fa due proposte: il “brand ombrello” orientato a federare una molteplicità di territori vicini sotto un brand già affermato (come possono essere le Strade del Vino); e le “geometrie variabili” orientate a specializzare singole vocazioni territoriali dominanti e fidelizzare un tipo particolare di cliente: dall'esclusivista all'esperto arrivando fino al low cost.

 

Il tutto nell'ottica di una maggiore collaborazione e  specializzazione. Specializzazione che passa anche da corsi di preparazione, come il Laboratorio creato dalle Città del vino con l'obiettivo di  trasmettere competenze sulle buone pratiche da riservare agli enoturisti. Il primo a Firenze nel mese di giugno.

 

Loredana Sottile

17/05/2012

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