Il miglior antidoto anti-crisi? Il cibo

16 Dic 2011, 13:10 | a cura di

Toglietemi tutto, ma non il pranzo di Natale e il cenone di Capodanno.

 

Potrebbe essere lo slogan di queste feste che, nonostante tutto, non saranno poi così “magre”. Non a tavola per lo meno. Se, è vero, infatti, che il sacco di Babbo Natale rischia di diventare sempre più leggero (p

roporzionalmente ai tagli della manovra finanziaria) e che più di un bianco Natale si tratterà forse di un “Natale in bianco”, è pure vero che la tavola non si discute. Crisi o non crisi. 

 

Lo dimostra un sondaggio di Tre bicchieri, il quotidiano del Gambero Rosso, che dal 10 al 15 dicembre ha sentito oltre 500 titolari di enoteche, enogastronomie e negozi gourmet.

 

“Certamente adesso si sta più attenti allo scontrino, ma gli acquisti natalizi del comparto wine&food non conoscono flessione”. È questo il parere più diffuso tra gli addetti del settore. Anzi, proprio nel momento economico più tragico si innesca la corsa al regalo utile e di nicchia: e tra gli intervistati di un altro panel riservato ai consumatori il 60% risponde che si orienterà proprio verso l'enogastronomia.

 

Ecco come cambiano le modalità di acquisto. A prevalere è la filosofia del “meglio pochi, ma buoni” da applicare sia agli amici (i meno importanti vengono tagliati via dalla lista-regali) sia ai prodotti. Così davanti al bancone del supermercato, del negozio gastronomico o dell'enoteca e al cospetto del produttore diretto non si bada a spese: meglio il formaggio stagionato a 36 mesi di quello a 12, il salume di nicchia,  le lenticchie dop, la pasta di Gragnano o delle Valli Altoatesine, il panettone artigianale.

 

Tra le preferenze regalizie di certo la supremazia tocca ai vini con denominazioni che fanno registrare veri e propri boom come l’Amarone della Valpolicella. Conferma anche per il Prosecco Valdobbiadene DOCG, che a giudicare dai numeri previsti rimane il re delle bollicine. Un'altra tendenza è far di necessità virtù: ci si informa di più attraverso guide e passaparola, scegliendo vini meno conosciuti, ma di alta qualità e magari anche un po' meno costosi.

 

Insomma il cibo rimane il miglior antidoto anti-crisi. “È una forma di esorcismo e in un periodo di incertezza sembra essere l'unica certezza possibile – spiega l'antropologo Marino Niola -  soprattutto se garantisce la trasparenza della tracciabilità. Un appagamento in un momento che non appaga su altri fronti. Attenzione, però, non si tratta più della grande abbuffata di qualche decennio fa, ma si inserisce all'interno di una domanda più sofisticata e colta”.

Non sorprendono, quindi le previsioni della maggiori associazioni di categoria secondo cui anche quest'anno l'80% degli italiani si appresta ad onorare le festività con una spesa alimentare quasi invariata rispetto a quella del 2011. Basta dire che solo per imbandire la tavola si spenderanno 3,2 miliardi di euro.

 

E nella top ten dei regali più desiderati un italiano su due risponde che vorrebbe ricevere“un cesto natalizio di eccellenze enogastronomiche”. Altro che iPhone di ultima generazione. La partita tra cibo e hi-tech si chiude con un inopinabile 1 a 0. Come a dire, meglio mangiare che “cinguettare” in rete.

 

16/12/2011

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