Il mio Barbaresco a Nebbiolo Prima

16 Mag 2012, 13:05 | a cura di

Trascorrere le giornate ad Alba, per Nebbiolo Prima, dà un vago giramento di testa, se il vino è la tua passione. E non è tanto per quello che bevi, ma è per tutto quello che hai intorno.

Le lingue di terra, più conosciute come Langhe, sono colline allungate, spesso dai fianchi molto ripidi, che hanno formato vallate profonde e strette. Sul lato nord est di Alba ci sono i comuni di Barbaresco, Neive e Treiso con la loro Docg, il Barbaresco appunto (nella denominazione rientra anche una frazione di Alba, San Rocco Seno d'Elvio). Forse fu il vino che attirò i Galli in Italia o addirittura prese il nome dai popoli barbari che causarono la caduta dell'Impero romano. Di certo vide nascere a metà '800 il Barolo, proprio dall'altra parte della città di Alba, il vino dai nobili natali. Da allora viaggiano in coppia, spesso con qualche complesso di inferiorità del Barbaresco nei confronti del vino voluto da Cavour.

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Dal punto di vista pedologico, contrariamente a quello che capita per altri territori albesi, la zona del Barbaresco è piuttosto omogenea, al punto che al suo interno si possono individuare due specifiche sottozone: la prima, che comprende Treiso, San Rocco Seno d'Elvio e Neive, è caratterizzata da strati di marne grigie, compatte e alternate a strati di sabbia. Qui i vini risultano più eleganti e raffinati, non troppo strutturati e con una minore propensione all'invecchiamento. La seconda, che include Barbaresco e la zona di Neive addossata a Barbaresco, è formata da marne bluastre di matrice calcarea. In questo caso i terreni sono decisamente compatti e producono vini molto strutturati e capaci di resistere più a lungo nel tempo.

Arriviamo così a oggi con le ultime annate in commercio: 2009 e 2007 Riserva.
I pareri di alcuni degli esperti degustatori potete ascoltarli  - e vederli -  nel video. La mia esperienza diretta invece ve la racconto  con un po' di parole e qualche immagine.

La più bella Coop d'Italia. Sarebbe un bel modo questo per ribattezzare la cantina sociale dei Produttori del Barbaresco, un esempio virtuoso di cooperativa che ha trovato un equilibrio ideale tra quantità e qualità. Qui i conferitori sono i veri protagonisti del successo di queste etichette. Ben nove cru, tra i più belli di Barbaresco dai nomi mitici come Asili, Paje, Montestefano, Rabaja.
Assaggiamo una sfilata di 2007 un'annata per ogni menzione geografica aggiuntiva (purtroppo il burocratese è così poco romantico!).
Il Barbaresco 2007 Riserva Rio Sordo ha un primo naso un po' ostico che custodisce gelosamente una bella materia di fondo. Poco dopo però si fa generoso e libera petali e frutta rossa. Un tocco appena dolce di legno dona una morbidezza che calibra i tannini ancora giovani. L'entrata in bocca è fresca, solo leggermente stretta sul finale.
Il Barbaresco 2007 Riserva Asili fa onore a quest'annata di grande struttura con un frutto intenso e maturo. I tannini qui sono importanti e la materia in bocca è davvero imponente. Alcol ancora molto presente che penalizza un po' l'eleganza. Ma il tempo sarà galantuomo.
Il Barberesco 2007 Riserva Montestefano è il più "dark" della batteria. Vino austero ma non chiuso, con sentori netti di frutta nera e di inchiostro. In bocca denota la sua giovinezza con odori di fieno e fiori di campo. Affascinante.

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Nel 1974 Teobaldo imbottigliava, Giovanna prendeva la patente, Olek stava per nascere. Teobaldo è Rivella dell'azienda Rivella Serafino, Giovanna è la proprietaria di Cascina delle Rose, Olek Bondonio si occupa della sua Cascina La Berchialla. Tre produttori diversi che presentano assieme i loro vini, per amicizia e per solidarietà langarola. Tutti innamorati persi di Barbaresco. Cito un vino a testa, tra quelli che hanno colpito prima la pancia e poi la testa.

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L'azienda di Olek nel cru di Roncagliette è la più nuova e di conseguenza le annate sono ancora recenti. Il Nebbiolo 2009 è un cesto di profumi floreali intensi, dove trovi anche frutti succulenti e croccanti. Nebbiolo cento per cento nel senso che nel bicchiere il terroir c'è tutto, con una franchezza disarmante.

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Un salto all'indietro di 13 anni, con il Barbaresco Rio Sordo 1999, me lo fa fare Cascina delle Rose. Un nome femminile per un'azienda dove c'è una donna forte come Giovanna. Con lei tre maschi, il marito e i ragazzi Riccardo e Davide. Nessun altro, l'azienda è e vuole rimanere piccola. Il '99 assaggiato colpisce subito per una nota organica per niente fastidiosa, al contrario, rende il vino vivo e un po' "maschile". In bocca si mischia al balsamico e alle erbe aromatiche che senti fino in fondo, giù sul finale di bocca.

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"Ah sì lui, il fratello di Guido Rivella, l'enologo di Gaja". No, Teobaldo ha un carattere proprio tutto suo. E tutti suoi sono i vini, quelli dell'azienda Rivella Serafino a Montestefano. Mica semplici da giovanissimi: scontrosi, chiusi, difficilmente pronti. Però ragazzi, che beva dopo qualche anno! Al Barbaresco Montestefano 1997 non manca nulla: note iodate e minerali al naso, speziatura, caffè e cacao amaro. In bocca poi è una ventata d'aria, pardon di vino, fresca, con quella sensazione di erbe aromatiche appena colte, origano in primis.

testo e video di Francesca Ciancio

16/05/2012

nebbiolo prima

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