Il Roadshow fa tappa a Mumbai

25 Ott 2011, 15:25 | a cura di

E' stato un pomeriggio importante quello di ieri per il mondo del vino indiano. A Mumbai, capitale dello stato del Maharashtra e “Porta dell'India”, secondo la tradizione, i cinquanta produttori dell'Italian Wine Roadshow hanno incontrato importatori, ristoratori, sommelier ed appassionati nell'elegante cornice del

strong>Taj Lands End Hotel per una grande degustazione. Poco lontano, in un'altra sala, Marco Sabellico ha tenuto due affollati seminari a tema coadiuvato da Subash Arora, presidente dell'Indian Wine Academy, esperto conoscitore del panorama enologico italiano.

 

All'evento hanno partecipato il Console Generale dell'Italia, Giampaolo Cutillo, giornalisti della stampa locale, dal Wall Street Yournal – Mint, all'Hindustan Times, alle testate specialistiche come Ambrosia e Sommelier India, e soprattutto i buyers delle maggiori catene alberghiere, una realtà fondamentale - per consumi - nel panorama enologico indiano.

 

Se l'India ha una passione antica per il vino (sulla costa orientale si stanno facendo gli scavi di un porto commerciale romano dove sono state rinvenute migliaia di anfore vinarie), è negli ultimi 10 anni che il consumo di vino nel paese ha fatto passi avanti significativi. Bevono occasionalmente vino infatti circa 25 milioni di indiani, che sono il 2% della popolazione. E il 10% di questi lo fa regolarmente.

 

Ma sono numeri in crescita, come in crescita è il settore vinicolo indiano. In 10 anni le aziende produttrici sono passate da 6 a 65 (prevalentemente nello stato del Maharashtra e del Karnataka, nella zona di Bangalore). Nonostante una politica protezionista fatta di dazi ed accise tra i più alti del mondo, che spesso superano il 200% del valore della bottiglia  (contro i quali l'UE si batte da anni in sede di WTO) e che - in pratica - decuplicano il costo di una bottiglia dalla cantina del produttore straniero al tavolo del ristorante indiano, i consumi sono saliti in questi ultimi anni, nonostante una battuta d'arresto nel 2008 causata dalla crisi, da nuove tasse e dalle conseguenze degli attacchi terroristici. A questo si aggiungano le misure restrittive nei confronti degli importatori, che hanno obblighi pesantissimi sulla gestione del magazzino extradoganale, e di registrazione ogni anno - e in ogni stato -  della propria azienda e delle etichette di vino importate ed altre tasse sulla distribuzione.

 

Nonostante tutto questo i consumi sono in rapidissima crescita, e l'Italia si è assestata come terzo paese esportatore in India, alle spalle di Australia, leader e in crescita, e della Francia, che però sta perdendo progressivamente quote di mercato in favore dei vini italiani e del Nuovo Mondo. Insomma, le 360mila bottiglie importate nel 2010, secondo stime e previsioni, potrebbero essere oltre 500mila già nel corso di questo 2011.

 

«C'è un grande potenziale sul vino italiano – spiega Subash Arora, nominato Cavaliere per meriti enologici – noi apprezziamo moltissimo l'abbinamento tra i vostri vini e la nostra cucina. Soprattutto i rossi morbidi e speziati si sposano a meraviglia con le nostre ricette più classiche, dal tandoori alle preparazioni alle spezie come i masala. Ma anche per i bianchi,  soprattutto spumanti -  c'è molto interesse».

 

L'evento, infine, s'è svolto alla vigilia del Diwhali, la Festa delle Luci una delle più importanti dell'anno in India. Il Diwhali segna l'inizio dell'anno finanziario ed è sotto la protezione della Dea Lakshmi, che nella religione indù porta prosperità e ricchezza. Che sia di buon auspicio!

 

 

25/10/2011

Rassegna stampa

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