Il turismo del vino sarà una cosa ancora possibile? Intervista a Donatella Cinelli Colombini

1 Mag 2020, 15:58 | a cura di
I costi incrementeranno mentre le entrate non aumenteranno in modo proporzionale, mettendo in discussione la sostenibilità economica delle aziende. Ne abbiamo parlato con la fondatrice del Movimento Turismo del Vino.

Turismo del vino al tempo del coronavirus

Sono molte le questioni da risolvere e i problemi da affrontare nel turismo, e un ritorno a una qualche normalità no si avrà a breve, come ha chiaramente spiegato Roberta Garibaldi, autrice del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano 2020. Ripartire dopo il blocco di questi mesi significa predisporre l'azienda enoturistica ad affrontare un'accoglienza molto diversa dal periodo pre Covid 19, quando recarsi in una cantina era semplice e non richiedeva particolari accorgimenti se non di fissare anticipatamente l'appuntamento. La necessità di continuare a mantenere la distanza sociale a causa di un sempre presente pericolo di contagio, sta modificando le modalità di fare enoturismo, di accogliere in azienda, di offrire in degustazione dei vini e tanto altro ancora. Non ultimo ostacolo alla ripresa, il Dl Cura Italia (art. 42 comma 2) che prevede l'equiparazione del contagio da Covid 19 di un dipendente a infortunio sul lavoro, con tutte le conseguenze civili e penali per l'imprenditore e con l'impresa che si trova a dover fare i tamponi come se il virus fosse collegato al ciclo produttivo aziendale. Anche in questo caso, un altro disincentivo, a chi è incerto se riaprire o no.

Donatella Cinelli Colombini

Turismo del vino. Parla Donatella Cinelli Colombini

Ne abbiamo parlato con Donatella Cinelli Colombini, fondatrice del Movimento del Turismo del Vino e presidente della Doc Orcia, ma soprattutto imprenditrice che gestisce la Fattoria del Colle di Trequanda (SI), un complesso che comprende l'azienda vinicola, l'azienda agrituristica, la ristorazione e un nutrito corollario di attività collegate (scuole di cucina, organizzazione di matrimoni, week end benessere, corsi di degustazione, ecc)

Come buona parte delle aziende italiane, l'arrivo di Covid 19, ha provocato un brusco arresto e l'annullamento di gran parte delle prenotazioni, italiane ed estere, quest'anno particolarmente numerose. Ora alla luce della cosiddetta Fase 2 del lockdown che prevede il primo cauto riavvio delle attività aperte al pubblico a partire dal mese di maggio, le abbiamo chiesto di spiegarci quanti e mquali problemi sta affrontando per ripartire e quali sono le emergenze per un'area turistica di fama mondiale come la Val d'Orcia.

A lei lasciamo la parola, per raccontarci cosa sta succedendoe come affrontano questo periodo di emergenza e di costruzione di una nuova normalità post Covid-19.

Ecco le sue considerazioni raccolte durante diversi colloqui telefonici in queste settimane di lockdown.

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Fase 2 e turismo del vino

Il turismo del vino, che per noi rappresentava il 14% del fatturato della cantina, già sappiamo che probabilmente non ci sarà. Comunque in ogni caso ci stiamo organizzando in vari modi.

Stiamo predisponendo barriere, catene, cartelli in più lingue, e una postazione telefonica per impedire agli estranei di avvicinarsi alla cantina, senza preavviso. L’effetto è un po' carcerario ma pazienza. Le degustazioni saranno possibili ma hanno bisogno di spazi molto grandi e comportano l’utilizzo di guanti e di mascherine con filtro da parte degli addetti.

Separare le diverse aree

Il problema maggiore è separare la zona per i turisti e soprattutto separare tutti i dipendenti: hospitality, cantina, vigneti e amministrazione. Basta lavorare insieme per 15 minuti oppure utilizzare lo stesso bagno per configurare la possibilità di una quarantena generale nel caso ci sia un dipendente positivo. È più che evidente che tale rischio cresce sensibilmente con la presenza dei turisti perché fin ora la nostra zona non è stata toccata dall’epidemia: (Trequanda casi 0; Montalcino casi 3; Sinalunga casi 1)

Tutti lavoreranno, anche se con orari ridotti rispetto al passato. In questo frangente la gestione sanitaria è difficile ma non impossibile: approvvigionamento di mascherine, controllo quotidiano della temperatura dei dipendenti, distribuzione di liquidi igienizzanti mentre è più complicata l’igienizzazione di locali e pavimenti in una situazione in cui c’è un continuo passaggio dall’interno all’esterno.

I presidi sanitari e i costi

Mascherine per 33 dipendenti, impianti a ozono, sanificanti per pavimenti e superfici, guanti monouso, pistola per il rilevamento della temperatura, schermi di plexiglass, liquido igienizzante per le mani, soprascarpe, ecc. per una spesa prevista di circa 10.000€. La cifra si dimezza evitando di aprire la struttura turistica della Fattoria. Per decidere le procedure di salvaguardia anti-covid è stato costituito in azienda un comitato con il medico del lavoro, il consulente dell’HACCP, il delegato dei dipendenti per la sicurezza e il rappresentante sindacale.

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La cura dei vigneti

Quasi nessun cambiamento salvo maggiore igiene negli spogliatoi e negli spazi comuni. Anche per i vignaioli mascherine, controllo febbre e igienizzanti. Aumentano i costi di trasporto perché su ogni auto possono salire solo 2 persone. Abbiamo deciso di “abbandonare” 8 ettari di vigna dove faremo la vendemmia verde.

Turismo del vino. La sostenibilità della ricettività

In questo settore la necessità di rispettare i listini decisi a ottobre dello scorso anno, il calo dei turisti e l’aumento dei costi, sono quasi impossibili da conciliare. Ma ora il problema si complica ulteriormente. Ovviamente converrebbe non aprire al pubblico, anche per non accrescere i rischi di contagio. Il problema è che se lo Stato non pagherà la cassa integrazione ai dipendenti rimasti senza lavoro, bisogna trovare una soluzione alternativa e impegnarsi per far venire i turisti. Qualche esempio per capire le difficoltà.

Nuove procedure

 

Prima di consegnare un appartamento o una camera ai turisti, bisogna lavare lenzuoli, coperte, sopra coperte, scendiletti e sostituire i cuscini (dove troveremo abbastanza cucini per i 5 milioni di posti letto turistici italiani che ruotano ogni due giorni e mezzo? E poi dove smaltiremo questi cuscini? Molto meglio regalarli direttamente ai turisti), igienizzare le superfici di bagno cucina e pavimenti, usare un impianto a ozono mobile per bonificare mobili, muri, tende.

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Il cliente deve fornire i documenti prima dell’arrivo e essere accolto all’esterno perché in ambienti sotto i 50m2 non possono mai esserci più di due persone per volta. Comunque la reception verrà attrezzata con dispencer di liquido sanificante, cartelli e pannello di plexiglass per separare l’addetta all’hospitality dal turista. Ogni coppia o famiglia di turisti vivrà separata dagli altri anche negli spazi esterni con la propria sdraio e il proprio lettino in una zona ben delimitata. C’è da chiedersi come faranno le famiglie con bambini a impedire loro di giocare con gli altri.

Anche la consumazione della colazione e dei pasti potrà avvenire solo in appartamento o nello spazio esterno. Quindi è previsto un sistema per scegliere il menù via whatsapp e ricevere il pranzo appena cotto dal ristorante della Fattoria, dentro un borsone.

MARZO legge sull'enoturismo

Il turista potrà camminare nei sentieri che sono stati tracciati per lui, stare nei parchi ma sempre isolandosi rispetto agli altri visitatori. Per questo verranno piazzati tavoli e sedie nei punti più panoramici e belli. Non sappiamo ancora se le piscine verranno aperte. Infatti diventa pressoché impossibile regolare il bagno dei turisti e fare in modo che ciascuno abbia il suo lettino e usi solo quello. Anche nella migliore delle ipotesi tutto il personale addetto al turismo lavorerà meno di prima perché dovremmo ridurre il numero e la durata delle animazioni e delle visite guidate.

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Bisognerà mettere catene, cartelli, cancelli per delimitare le zone dei turisti. E anche separare uffici, servizi igienici, spogliatoi, luoghi per consumare i pasti degli addetti all’hospitality che torneranno a abbracciare i colleghi della cantina o dell’ufficio amministrativo, solo quando saranno vaccinati.

Allestimoneot per un matrimonio alla Fattoria del Colle

Offrire dei soggiorni piacevoli e soprattutto intercettare clientela sarà arduo. Avevamo la prenotazione di 17 matrimoni esteri, tutti con soggiorno degli ospiti. Ne è rimasto uno solo. L’estate 2020 è tutta la reinventare.

La ristorazione in sicurezza

La prospettiva di un’annata con pochi clienti e moltissime perdite, è certa.. Per chi lavora in cucina c’è l’obbligo di controllo della temperatura, mascherina, divisa da lavoro sempre pulita, cappello, soprascarpe, ecc. In pratica lo chef sarà vestito quasi come un chirurgo ma c’è il problema delle temperature dei fornelli in estate quando l'aria della cucina diventa incandescente.

Fare il servizio ai tavoli appare molto difficile anche avendo spazi interni grandi e aree all’esterno. Per questo abbiamo predisposto il take away per i clienti dell’agriturismo che costituiscono la maggior parte della clientela. Resta da capire come impiegare le 6 persone che normalmente lavoravano nel ristorante da aprile a novembre. Infatti per rispettare le nuove normative e con il grande calo dell’incasso servirà la metà degli addetti e per poche ore ogni giorno.

La Foce, Val d'Orcia

Il turismo nella Doc Orcia e nella Val d'Orcia

Ogni anno, solo nell'area dell'Orcia Doc si registrano quasi un milione e mezzo di presenze turistiche e circa un milione di escursionisti giornalieri attratti dalla magica armonia dei panorami, dalle piccole città d’arte, dalle acque termali ma soprattutto da cibi e vini di grande storia e qualità. Per questo il 65% delle cantine Doc Orcia ha attività di agriturismo o di ristorazione e tutte hanno la vendita diretta dei vini.

La Valdorcia ha una prevalenza di turismo estero (dati IRPET 2018 presenze italiane 253.311 presenze straniere 345.559) con tassi del 58% sul totale dei flussi. Meno del Chianti, dove questo indice tocca l’82%, ma comunque abbastanza alto da preoccupare, nelle attuali circostanze. Si tratta infatti di turisti che arrivano prevalentemente in aereo e che quindi saranno particolarmente scoraggiati a viaggiare. Provengono dall’Europa occidentale per il 29,9% e dal Nord America per il 14,9%.

Anche se il turismo non costituisce la maggior parte del Pil dei distretti del vino tuttavia ne occupa una grossissima fetta. Per capirlo prendiamo l’unico dato fornito dal IRPET e relativo al 2015 nei comuni di Montalcino e Montepulciano, cioè in due super denominazioni come sono il Brunello e il Vino Nobile e in un’epoca antecedente al boom della ricettività diffusa. Ebbene il turismo era già il 25% del Pil. C’è da immaginarsi che in aree come l’Orcia, dove vigneti e cantine hanno una storia più breve e una dimensione produttiva più piccola, il turismo sia attualmente il 30% del Pil

Anche per quanto riguarda gli occupati, le percentuali sono così alte da destare allarme: in Valdorcia gli addetti al turismo erano nel 2016 il 33% della forza lavoro e ora hanno probabilmente una percentuale più alta.

Una proposta alla politica e alle istituzioni

Per evitare una prospettiva tragica di povertà e grande disagio sociale è opportuno incentivare le imprese a occupare almeno parte della mano d’opera turistica nelle attività al pubblico o in altre occupazioni, riducendo il numero dei disoccupati o dei cassaintegrati e salvaguardando il tessuto di competenze e di professionalità che ha portato al successo il turismo in Valdorcia.

Le università straniere in Toscana

Un'altra fetta di presenze straniere è legata alle università: il sistema universitario di Firenze è arricchito dalla presenza di 30 sedi di università internazionali distribuite in tutta la città ma anche nella regione. Si tratta di università americane, tedesche, giapponesi, inglesi, olandesi, ecc. In città infatti c'è The Harvard Center for Italian Renaissance Studie (Villa I Tatti); Villa Finaly dell'Università di Parigi; Villa La Pietra, New York University; Villa Le Balze Georgetown University. A Prato l’australiana Monash University e la statunitense New Haven University; a Montepulciano la Kennesaw State University della Georgia (USA) e altre ancora

a cura di Andrea Gabbrielli

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