Lambrusco, ultimo atto

16 Lug 2012, 16:36 | a cura di

I produttori emiliani di Lambrusco non mollano. E confidano nel via libera di Bruxelles al nuovo disciplinare di produzione (datato 15 dicembre 2011) che ridisegnerà i confini della denominazione escludendo dalle operazioni di presa di spuma gli imbottigliatori fuori zona.

 

E' stata ormai superata l'amarezza per la boc

ciatura in sede di Comitato nazionale vini dello scorso anno (vedi copertine qui sopra), che da alcune organizzazioni di categoria fu attribuita alla forte pressione delle lobby degli imbottigliatori (la Cia regionale parlò di “eccessiva compiacenza verso gli interessi delle imprese che imbottigliano”).

 

Dopo l'ok ottenuto della Regione Emilia Romagna, ora le carte sono in mano al Mipaaf, che ne discuterà a settembre in sede di Comitato vini nella sua nuova veste di organo consultivo e propositivo, quindi senza poteri di veto. Poi, tutto il dossier andrà a Bruxelles entro ottobre, al Comitato di valutazione presso la Commissione Ue.

 

Ed è all'Europa che guarda impaziente il Consorzio di tutela vini Emilia, che rappresenta 110 milioni di bottiglie di Lambrusco tra Igt e Doc: “Dopo i blocchi di Roma – confida a Tre Bicchieri il direttore Ermi Bagni – speriamo nel via libera definitivo che ci consentirà di applicare le nuove regole dal 1° gennaio 2013. Sarebbe anche il primo disciplinare italiano approvato in sede Ue”.

 

Diversamente dalle deroghe del Prosecco, i produttori del Lambrusco Igt hanno scelto che elaborazione e presa di spuma siano fatte in una zona delimitata: province di Ferrara, Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emila, parte del bolognese; comprese le zone limitrofe delle province di Ravenna, Forlì-Cesena, Mantova e Cremona.

 

“La legge ci ha consentito di scegliere e lo abbiamo fatto nel senso della qualità, a tutela dei consumatori e non contro qualcuno”, sottolinea Bagni. Ad essere esclusi sono soprattutto i grandi produttori di Piemonte, Veneto e Lombardia, tra cui Caldirola (3,5 milioni di bottiglie), Fratelli Martini, Zonin, Bosco Malera, Contri e Pirovano. Aziende che detengono quasi il 30% dei volumi complessivi, assieme ad altre realtà anche estere.

 

In Spagna, ad esempio, la catena Mercadona distribuisce 9 milioni di bottiglie, fornite in esclusiva dal gruppo Bautista Martì (probabile futuro alleato delle cantine di Sorbara e Carpi). Tutti dovranno riorganizzarsi, acquistando direttamente in loco il vino già frizzantato, trasportandolo con autocisterne pressurizzate.

 

E i costi? “Le modifiche al disciplinare non provocheranno aumenti – sottolinea Quirico De Cordi, presidente della Federazione del commercio del vino dell'Unione italiana vini – perché rifermentare un vino in zona di produzione o fuori ha lo stesso prezzo e lo stesso discorso vale per il trasporto”.

 

In ogni caso, le cantine dell'Emilia sono “pronte e attrezzate a soddisfare le richieste degli imbottigliatori”, aggiunge Bagni, ricordando che oggi uno dei problemi del Lambrusco (tra i più venduti nella Gdo italiana e, all'estero, negli Usa e in Brasile, dove però circolano “Lambruscos” fasulli) sia garantirne l'autenticità contro le frodi: ovvero che l'85% derivi da uve della stessa Igt, compresa la fase di dolcificazione. Tipicità che è stata messa in dubbio da tagli che sono andati ben oltre il 15% consentito.

 

“Ma per garantire la qualità di una bottiglia non basta sapere dove questa viene riempita”, osserva Paolo Spada, responsabile vendite di Cantine Pirovano, che nota come un sistema di fascette come quelli usati oggi da altri Consorzi avrebbe ugualmente garantito i consumatori, evitando una scelta che “più che tutelare il brand sembra concedere ulteriori vantaggi alle grandi cantine sociali”.

 

La battaglia per il buon Lambrusco non si combatte solo in Italia (dove dal 1° agosto anche per l'Igt Emilia parte la certificazione). E' di pochi giorni fa la notizia che il Consorzio vini Emilia ha vinto una causa legale contro il “Lambrusco” prodotto  da un'azienda spagnola.

 

Gianluca Atzeni

16/07/2012

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