Ligresti dice addio al suo vino

18 Gen 2012, 16:26 | a cura di

“Io vendo solo la compagnia, ma voglio tenermi i terreni". "Ma quali terreni?" "Quelli della Fondiaria Sai". "Ma, Ingegnere, quei terreni sono stati venduti alla compagnia anni fa, non sono più della famiglia Ligresti". "Forse non avete capito, va bene la compagnia, ma io voglio i miei terreni".  I terreni, un'ossessione, scriv

e il Sole24Ore che ha ricostruito i retroscena più sconcertanti (ad un certo punto si è parlato anche del palco alla Scala riservato alla famiglia) della complicatissima cessione del colosso assicurativo Fonsai all'altro colosso del settore, la Unipol della Lega delle Cooperative.

 

Chissà se, quando insisteva sui terreni, don Salvatore Ligresti da Paternò pensava anche agli oltre 300 ettari (sui 5mila complessivi) di vigneto della Saiagricola ("Impresa di investimento in agricoltura del gruppo Fondiaria Sai", si legge nel sito); se pensava alle bottiglie di Brunello della Poderina (36 ha a Montalcino), alle bottiglie di Nobile e Rosso di Montepulciano della Fattoria del Cerro (170 ha a Montepulciano) o al Sagrantino di Colpetrone (63 ha a Montefalco) scelto da Alitalia (di cui Ligresti è anche azionista) come "vino di bandiera" in classe Magnifica.

 

"Non so se ci ha pensato, ma un fatto è certo"   racconta a Tre Bicchieri Domenico Terzano, ad e dg di Saiagricola, piemontese di Asti con un secolare heritage familiare nel vino, "il Cerro, Colpetrone ma anche Monterufoli dove si fa il Vermentino di Toscana li ha trattati e poi comprati l'Ingegnere in persona  che amava questa azienda al punto da metterci alla presidenza il figlio maschio, Paolo". Affiancandolo, però, a due uomini di fiducia come il palermitano Salvatore Rubino e il calabrese Antonio Talarico.

 

E ora tutto questo finisce all'Unipol, alla compagnia della Lega? Bandiera rossa sui tenimenti ligrestiani?

"Non ho ricevuto nessuna comunicazione" risponde Terzano "però posso dire che non farebbero un brutto affare. Saiagricola ora va bene e quest'anno, per la prima volta, il bilancio evidenzia un utile operativo di quasi un milione di euro sui dieci di fatturato di cui 8 nel vino". Terzano è alla sua quarta vendemmia alla Saiagricola e per lui, che ha nel dna il gene del winemaker perchè i suoi antenati  facevano il vino a Canelli da dieci generazioni, deve essere una bella soddisfazione poter dire di aver venduto nel 2011 più di 1,5 milioni di bottiglie, per  una buona metà in Italia e quasi tutte nel canale Horeca, quello assai più remunerativo rispetto al canale della grande distribuzione.

 

"Se passiamo all'Unipol" dice scherzando "magari avremo un trattamento di riguardo nei supermercati  e negli ipermercati della Coop". Battute a parte, dopo l'uscita l'anno scorso del vecchio dg Sodano e l'arrivo di un winemaker dell'esperienza di Riccardo Cotarella e di un direttore marketing come Giuseppina Viglierchio ("un vero fulmine di guerra, la più brava di tutti nel settore commerciale" dice Terzano), Saiagricola è oggi un'azienda che rispetta la definizione che ha voluto darle il suo azionista ("impresa di investimento in agricoltura") e che  ha piani di sviluppo importanti: il budget 2012 prevede un aumento delle vendite del 15% per arrivare al target di 10milioni di fatturato. Con una strategia commerciale aggressiva.

 

Magari non si aprirà quella catena di wineshop e winebar con l'insegna "SAI bere" (idea archiviata qualche anno fa) ma sul tavolo della Viglierchio ci sono diversi progetti innovativi. Il nuovo azionista Unipol li approverà? Oppure, dovendo far fronte ad un aumento di capitale oltre 750 milioni di euro, preferirà cedere tutta la parte agricola di Fonsai?

 

di Giuseppe Corsentino

18/01/2012

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