Marco Simonit e Pierpaolo Sirch, potatori dāuva friulani, sono sbarcati in Francia. A Bordeaux i grandi Chateaux vedevano morire le viti e li hanno chiamati in soccorso. Loro, con il metodo originale che hanno messo a punto, sono accorsi e hanno cominciato a lavorare per dare nuovo rigoglio ai vitigni dāOltralpe. āCon quattro regole base, puntiamo a costruire un futuro per questi mitici filariā.
āQue font les Italiens?ā Cosa fanno gli Italiani, se lo chiedevano in tanti in Francia, tra Bordeaux, Borgogna, Loira e Provenza. MarcoSimonite il suo team italiano non passano inosservati tra le strade di Bordeaux, il loro stile ā con camicie vistose ā ĆØ ben riconoscibile, frutto di una coesione lavorativa rara nel lavoro e nella vita. āLāidea di indossare la camicia a quadri ĆØ nata per casoāracconta Marco āquando tornavo da scuola andavo a cambiarmi e indossavo pantaloni di tela, una maglia di lana e una camicia a quadri di flanella. Era la divisa di tutti i giorni: quella di mio nonno, di mio zio. Quando ho cominciato a lavorare credevo che la comoditĆ fosse necessaria, quindi quella divisa era perfetta. Poi ho pensato che la camicia a quadri potesse essere un elemento distintivo del brand, lo stile country di chi lavora in vigna: cosƬ abbiamo voluto mantenerlo per essere immediatamente identificabili. Ovviamente se non ci fossero stati i contenuti, non sarebbe certo bastato lāabito! Ma intanto adesso ci riconoscono tuttiā.
I due ragazzi di Cividale chiamati da Dubourdieu
Dietro quell'aspetto si nasconde un uomo sensibile e pragmatico, uno che sa il fatto suo e che sulla vigna potrebbe scrivere vere opere enciclopediche. Classe ā66, Marco Simonit nasce a Gorizia, frequenta il Convitto Nazionale Paolo Iacono di Cividade del Friuli dove conosce Pierpaolo Sirch e con lui si iscrive allāIstituto Agrario. Dopo il diploma le loro strade si separano per incontrarsi dopo le dimissioni di Marco dal Consorzio del Collio. Cominciano a mettere in pratica le strategie di potatura osservate tra le vigne di Schiopetto, Josko Gravner e Venica&Venica.
Nasce cosƬ il metodo Simonit&Sirch. E anche una squadra che muove i primi passi in territorio friulano. Lāinteresse scientifico non tarda ad arrivare. āAttilio Scienza, ordinario di Viticoltura e Presidente del Corso di Laurea di Viticoltura ed Enologia allāUniversitĆ di Milanoāracconta Simonit āĆØ venuto ad approfondire tra le vigne friulane il nostro lavoro e si ĆØ reso conto che i nostri metodi dovevano essere divulgati. Grazie al suo sostegno siamo arrivati a fare un intervento specialistico del personale per la potatura presso Gaja, Ferrari e Bellavistaā. Oggi, dopo il Manuale di Potatura sulla vite Guyot, ĆØ in arrivo una nuova pubblicazione, mentre va avanti lāattivitĆ della scuola dipotatura con corsi distaccati in diverse zone d'Italia in collaborazione con le UniversitĆ .
L'arrivo in Francia
Ormai la collaborazionecon le grandi aziende internazionali si ĆØ consolidata, ma loro, Simonit e Sirch puntano a coinvolgere quelle italiane. āLe aziende più importanti del mondo scelgono specialisti che lavorino seguendo tutta la filiera produttiva. In Italia, a differenza che in Francia, non ĆØ ancora cosƬā racconta ancora Marco āSiamo arrivati in Francia nel 2011, perchĆ© Denis Dubourdieu, enologo di fama mondiale, ci ha chiamati per il problema della necrotomia del sauvignon nelle Gravesā continua āLƬ abbiamo analizzato le vigne per un anno, abbiamo girato tra i filari per capire le cause, raccolto materiale, fatto foto e classificazioni: nel 2012 abbiamo comunicato i risultati con la nostra riflessione su ciò che stava accadendo. Allāinizio non riuscivano a darci fiducia, ma nel giro di una settimana ci hanno chiesto di rimettere in sesto le loro vigne. Dubourdieu ce lo aveva detto: 'Vedrete che questo lavoro in vigna lo faranno tutti'. E cosƬ ĆØ stato!ā.
Le quattro regole del metodo
Se ai loro primi ingressi tra le vigne francesi i due erano accompagnati da una nube di scetticismo, oggi il metodo che lega i loro cognomi (Simonit&Sirch) ĆØ un modello. Non ĆØ un caso che le più grandi maisons si siano affidate ai maĆ®tres tailleurs de vigne: il Premier Grand Cru ClassĆ© ChĆ¢teau Ausone, i Grand Cru ClassĆ© ChĆ¢teau Pape Clement, ChĆ¢teau Carbonnieux, ChĆ¢teau Latour, MoĆ«t et Chandon, ChĆ¢teau dāYquem, Domaine de Chevalier, Louis Roederer.
Il loro metodo si basa su quattro semplici regole adattabili a tutte le forme di allevamento della vite: permettere alla pianta di crescere con l 'etĆ , di occupare spazio col fusto e con i rami; garantire la continuitĆ del flusso linfatico; eseguire tagli di piccole dimensioni sul legno giovane, poco invasivi; utilizzare la cosidetta tecnica del legno di rispetto per allontanare il disseccamento dal flusso principale della linfa.
Bordeaux
āAbbiamo iniziato dal Guyot che ĆØ la forma di allevamento più diffusa al mondo e abbiamo osservato lāacrotonia della piantaā spiega Simonit ācioĆØ la caratteristica genetica di germogliare nella parte apicale dei tralci. Il Guyot francese rispetto a quello italiano ha due tralci che si distribuiscono sul filare e siccome la vigna ĆØ come una liana, le sue gemme germoglieranno sempre più lontane dal fusto principale: alla ricerca della luceā. La pianta con lāetĆ cresce e occupa spazio. Ć necessario intervenire con la potatura per eliminare i germogli inutili che per i francesi sono anche quelli dello sperone, quel futuro tralcio che però garantisce gemme nellāanno successivo. āQuesto ha fatto sƬ che oggi a Bordeaux i vignerons eseguano tagli troppo invasivi (foto in alto), creando delle ferite che la vite non riesce a cicatrizzareāli bacchetta Marco ānon si garantisce la continuitĆ del flusso linfatico: un taglio cosƬ grande comporta un ristagno dei liquidi nel tralcio reciso e un disseccamento. La pianta giunge cosƬ alla morte e viene eliminataā. Lo sperone, infatti, ĆØ l'unico elemento che può assicurare la vita della vite negli anni successivi.
Oggi a Bordeaux oltre il 10% delle piante di cabernet sauvignon ĆØ colpita da malattie del legno, come il mal dāesca, e ciò succede in particolar modo da quando ĆØ stato abolito lāutilizzo dellāarsenƬto, rimedio chimico agli attacchi fungini ma anche un serio problema per la salute umana. Le vigne di ChĆ¢teau Haut-Bailly di proprietĆ dellāamericano Robert G. Wilmers, lo testimoniano: āQui cāĆØ la possibilitĆ di imbattersi in vecchie vigne, ma molte di quelle che abbiamo trovato avevano rami deboli ed ĆØ stato difficile individuare per ognuna un percorso linfatico adattoā commenta Massimo Giudici, responsabile del team in Francia ālavoriamo ceppo per ceppo, perchĆ© ogni azienda ha una storia a sĆ©. Per ogni ChĆ¢teau cāĆØ un manuale Simonit e regole diverse da seguireā.
Sauternes
Scendendo dalle Graves andiamo a Sauternes: stesso problema presentano le piante di sauvignon blanc. Siamo a ChĆ¢teau d'Yquem, icona assoluta del vino dolce legato alla botritys cinerea (muffa nobile). Arrivare di prima mattina quando la nebbia si dirada ĆØ uno spettacolo unico. Non lontano dal fiume Ciron, affluente della Garonna, che i francesi chiamanorivierĆØ dāargent per la ricchezza che assicura ai locali produttori, vi sono le vigne che incorniciano il castello del colosso del lusso MoĆ«t Hennessy Louis Vuitton (Lvmh). Qui si fa vino da oltre 400 anni: ĆØ lāunico al mondo ad avere la qualifica di Premier Cru SupĆ©rieur.
āLe vigne più vecchie sono quasi tutte di sĆ©millon, che nonostante i grossi tagli può resistere nel tempo" dice Marco Simonit āi vignerons non riescono a raggiungere etĆ importanti sul sauvignon e in particolare in questo clima particolarmente umido e piovoso che facilita lo sviluppo di funghiā.
Qui si cerca di mettere in atto un procedimento di difesa della pianta sia lavorando sulle vecchie vigne che sulle nuove, educando i potatori locali a una corretta lavorazione. Distaccato da quelle che daranno vita al leggendario vino dolce, vi ĆØ un vero campo sperimentale in cui sono impiantati giovani filari di sauvignon lavorati nel rispetto della loro morfologia: un laboratorio in campo che potrĆ avere risposte certe tra almeno una quindicina di anni.
Saint-Ćmilion
Risaliamo verso Saint-Ćmilion: siamo a ChĆ¢teau Ausone, storica azienda collocata su un crinale di pietra calcarea, consta di sette ettari di proprietĆ e di un'antica chapelle.
āIl nostro intervento qui ĆØ stato diversoāci spiega Marco āuna vera operazione chirurgica: entriamo sotto i coni di disseccamento dove c'ĆØ del legno deteriorato e con piccoli seghetti puliamo il legno morto. In questo modo più dell'80% delle piante non hanno manifestato sintomi di necrotomia: si rafforza l'ipotesi di avere una vigna che resista nel tempo e si concretizza il lavoro del vigneron che cura e tutela la vita della vignaā.
Lāestro e la passione della squadra Simonit&Sirch ha convinto anche il tradizionalista Tony Ballu, direttore tecnico di Clos Fourtet sempre a Saint-Ćmilion. āĆ necessario fare un ottimo lavoro in vigna per garantire l'invecchiamento delle pianteā afferma ora deciso Ballu āper questo mi sono affidato a questi potatori folliā. Produttore biodinamico dal 2009, Tony Ballu ĆØ convinto che la vigna vada ascoltata, curata e che il terreno non debba subire maltrattamenti inutili.
MƩdoc
Ultima tappa del nostro viaggio ĆØ un altro mito: ChĆ¢teauPichon Longueville di Louis Roederer, tra il comune di Pauillac e Saint Julien, nella regione del MĆ©doc. FranƧois Taris-Loiry, il direttore delle cantine, ci accoglie nello storico castello tra impianti avveniristici. Qui la condizione di alcune vigne appare più complicata. āNel MĆ©doc circa il 10% delle piante ogni anno viene estirpata. Un problema legato all'elevata sensibilitĆ del cabernet sauvignon che soffre di più le malattie del legno. Nel giro di dieci anni, se si continuassero a rimpiazzare le piante che muoiono, si rimarrebbe senza vigne. Sarebbe devastante a livello economico e produttivo, non ci sarebbe più omogeneitĆ nella qualitĆ āspiega MarcoāChĆ¢teauPichon Longueville ĆØ stato il primo castello in MĆ©doc dove abbiamo lavorato, poi ĆØ arrivato ChĆ¢teau LaTour. Avere la possibilitĆ di creare un campo sperimentale e utilizzare tecniche evolutive ĆØ stato un grande passo per la nostra squadra. Lāuomo deve saper interpretare tutto questo, porsi al centro della vigna e comprenderla nel suo microclimaā. E riacquista cosƬ il suo antico legame col terroirā¦
a cura di Stefania Annese
foto di Giulia Venanzi
Articolo uscito sul numero di Maggio 2015 del Gambero Rosso.
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