Montevertine e Monteraponi: 2 aziende, 2 annate, 6 grandi vini

1 Mar 2018, 14:30 | a cura di

La location straordinaria per una degustazione straordinaria. Al Four Seasons di Firenze una superdegustazione in anteprima dei vini โ€“ annate 2015 e 2016 โ€“ di due grandi cantine: Montevertine e Monteraponi.

รˆ solo al secondo anno eppure ha giร  i connotati dellโ€™appuntamento irrinunciabile. Per lโ€™importanza dei vini, la loro rilevanza storica ma, soprattutto, per lโ€™indagine territoriale e climatica che questi permettono di svolgere: รจ il giorno di Montevertine e Monteraponi, con la presentazione al Four Seasons di Firenze dei vini di due aziende che sono giustamente nel gotha della produzione del Chianti Classico. E non รจ un caso che le due aziende provengano da Radda in Chianti, forse il comune del Gallo Nero che oggi annovera un concentrato di qualitร  difficilmente riscontrabile altrove.

Il tesoro di Radda in Chianti

Ovviamente merito dei vignaioli che danno lustro a questo piccolo paese, ma รจ il comune denominatore della vocazione raddese alla produzione di vino che rende tutto maledettamente interessante; perchรฉ, come dice Martino Manetti di Montevertine, storica azienda nata piรน di 50 anni fa per mano del padre Sergio e che ha visto il contributo fondamentale di un mito del Sangiovese come Giulio Gambelli: โ€œEssere a Radda e non far vini di Radda sarebbe da grulliโ€. Oggi spesso si cita il territorio come mantra espressivo del vino moderno, la capacitร  di trasferire in bottiglia quelle caratteristiche fondamentali che rendono riconoscibili i vini: proprio Michele Braganti, dal 2003 impegnato a Monteraponi, punta lโ€™attenzione sulla riconoscibilitร  dei vini in degustazione, sulla loro schiettezza e sul riuscir a trasmettere, oltre alla vigna di provenienza, anche e soprattutto la vendemmia. โ€œPerchรฉ รจ la natura che comandaโ€ e per chi adotta metodi biologici (per Monteraponi con certificazione), in vigna e in cantina, non puรฒ essere altrimenti.

Il tutto malgrado i vini in degustazione siano campioni di botte appositamente prelevati e imbottigliati per lโ€™occasione, quindi ancora bisognosi di vetro e tempo per poter esprimere al meglio le proprie caratteristiche, appare lampante come la cartina tornasole delle annate in esame, 2016 e 2015, dia un fedele riscontro dal racconto dei due vigneron e dei calici.

 

Lโ€™annata 2016

Se questo รจ il trailer di ciรฒ che ci potranno mostrare le selezioni e le riserve delle due aziende il prossimo anno, abbiamo giร  prenotato il biglietto per il treno direzione Firenze anche per il 2019 (a buon cuore dei produttori, ma stiamo giร  pensando a metodi di persuasione piรน o meno leciti per convincerli per replicare il prossimo anno). Annata vecchio stile, con maturazioni lente e tardive, poco abbondante per via del tempo capriccioso e fresco che in alcuni casi ha arrestato le maturazioni e portato a una selezione naturale dei grappoli in pianta; potenzialmente di lunga, lunghissima gittata viste le premesse.

Monteraponi
Il Chianti Classico di Monteraponi รจ subito espressivo e convincente, fresco e dinamico al naso, goloso allโ€™olfatto che nel fruttato spazia dai toni piรน chiari della fragola e dellโ€™anguria fino a toni piรน scuri della prugna e dellโ€™amarena. Il sorso รจ scorrevole, avvincente, filante nellโ€™aciditร  con un piacevole calore in chiusura e un retrolfatto di pepe rosa intrigante. Raddese fino al midollo.
Del Pian del Ciampolo il fatto che sia campione di botte fa pensare che tutto sommato sarebbe il caso di lasciarlo lรฌ perchรฉ un contenitore piรน piccolo rischierebbe di penalizzarlo in bevibilitร : dopo lโ€™exploit in termini di struttura (e piacevolezza) dellโ€™annata 2015, torna finalmente ad essere il vino spigliato e giocoso che ha caratterizzato da sempre la produzione di Montevertine. Delicato, fine, inebriante nei profumi di fiori, frutti rossi e minerali; maledettamente chiantigiano. In bocca ha sapore, finezza e allungo, non rinuncia al piacere immediato ma sa rapire anche nelle pieghe, nei dettagli. Il tratto verticale lo rende pericolosamente bevibile e gastronomico. Finale speziato e galestroso, agrumato e tonico.
Trenitalia o Italo, siete avvertiti: prendiamo giร  i biglietti per il 2019.

Lโ€™annata 2015

Passiamo da ricami e fioretto della 2016 al velluto spesso e spada della 2015. Annata ricca, generosa in termini di qualitร  e quantitร : tanta uva, tutta bella, una stagione mite sin dallโ€™inverno stranamente caldo, fino alla torrida estate in cui, le forti escursioni termiche raddesi, hanno permesso una maturazione perfetta del Sangiovese. Annata facile, di quelle che vanno con il pilota automatico, con strutture e alcol insoliti che giร  nella degustazione dello scorso anno avevano reso i vini โ€œbaseโ€ ricchi e importanti, dei best-buy visto il plus anche di struttura.
Apre quello che probabilmente, allo stato attuale, รจ stato il vino che piรน ci ha impressionato e convinto: il Chianti Classico Riserva Il Campitello Monteraponi. Da un cru con viti di oltre 40 anni, รจ un soffio di incenso borgogneggiante e fragole, una dolce carezza del legno, tipica del campione di botte, che vola via presto nel bicchiere e lascia spazio a una florealitร  marcata, rossa, sanguigna. Eleganza e forza, motrice anche della bocca che prende spazio ma non sosta, non si siede, รจ anzi rilanciata dallโ€™aciditร  e dalla sapiditร  ricca, sassosa, impreziosita da un tannino puntiforme e sferico, perfettamente a fuoco. Quando essere a Radda e in una grande vigna magistralmente condotta fa la differenza.

Se il Campitello si esprime in tutta la sua solaritร , Montevertine รจ invece il piรน misterioso dei vini in degustazione. Un eccesso di gioventรน o una degna controfigura dellโ€™enigmatico monolite di 2001 Odissea nello spazio? Fatto sta che รจ un vino difficile da giudicare, davvero troppo indietro nel suo percorso di maturazione. Dovendo dare un primo parere, tuttavia, sembra lโ€™esatto opposto della versione precedente. Tanto sottile, delicata e fiorita la โ€™14 quanto intensa, scura, monolitica e materica la 2015. I classici frutti rossi abbracciano quelli neri e le spezie fanno la voce grossa. La bocca รจ morbida, ancora troppo statica, golosa ma bisognosa di un equilibrio che non cโ€™รจ ancora. Ovviamente ha tutto il tempo dalla sua, lo attendiamo con molta fiducia.

Si torna in casa Monteraponi con il Baronโ€™Ugo, unโ€™anteprima dellโ€™anteprima essendo un vino destinato ad uscire addirittura il prossimo anno. รˆ lโ€™ispirazione delle vecchie riserve chiantigiane a guidare il lungo affinamento di un vino da singolo cru a 570 m slm che รจ uscito dalla denominazione per volontร  di Michele Braganti: troppo poco ricco in alcol ed estratti per poter entrare nel giro della Gran Selezione, tipologia creata dal Consorzio come punta della piramide qualitativa chiantigiana. Meglio quindi giocare la stessa partita dei maestri di Montevertine, entrando nel novero di quei SuperSangiovese chiantigiani che non hanno mai smesso di aver successo. E comโ€™รจ il 2015 in questa fase? Embrionale ovviamente, in divenire. Ma ha quella luminositร  dentro, quel fuoco capace di accendere la fantasia verso facili pronostici di futura grandezza. Luce e frutti rossi, lamponi e mirtillo, sbuffi termali e salini che si ritrovano in bocca, snella, lieve, tannicamente setosa, con quella dovizia di dettagli che lo caratterizza e che arriverร  nel prossimo futuro con un filo piรน di volume e intensitร  rispetto al solito.


Un degno, degnissimo compare di quello che รจ probabilmente Il grande SuperSangiovese chiantigiano: Le Pergole Torte. Il mito di Montevertine, il simbolo di un modo di intendere il Chianti Classico, il gran rifiuto di Sergio Manetti di sottostare alle regole di un Disciplinare che vietava un Sangiovese in purezza. Vino immagine di orgoglio e eleganza - anche per le etichette femminili dellโ€™artista Alberto Manfredi - che troviamo in questโ€™annata piรน sfumato e brillante rispetto a Montevertine, ancora ingabbiato ma non per questo illeggibile, sembra avere gli attributi per uscire alla distanza. Lโ€™annata mediamente calda e un poโ€™ anomala non lo frena e non escludiamo diventi una versione da ricordare, affatto poco longeva come qualcuno sembra pensare. A noi pare, al contrario, che sia un vino da aspettare, capace di sfidare il tempo e trovare il giusto equilibrio, e lโ€™eleganza, con la sosta in bottiglia. Il naso รจ ancora decisamente speziato (pepe, chiodi di garofano) e il tono minerale scuro, ma la frutta che fa capolino รจ stratificata, tuttโ€™altro che monolitica o prevedibile.
Uscirร  senzโ€™altro a testa alta e allora sarร  festa.

Festa vera. Come il successivo pranzo a Il Palagio dello chef Vito Mollica, con lโ€™attento servizio in sala coordinato da Walter Meccia. Piatti in accompagnamento allโ€™annata 2007 degli stessi sei vini degustati in anteprima. Un'annata che ricorda molto da vicino la 2015 nelle sue caratteristiche; a parte qualche scricchiolio per difetto di inesperienza, il ripresentarsi di determinate sensazioni, il chiudere il cerchio del tempo e dellโ€™evoluzione, rende tutto maledettamente chiaro nel percorso iniziato addirittura lโ€™anno precedente.
In fondo รจ sempre la natura che comanda e Radda รจ lo spartito dove queste due aziende hanno costruito la propria band di bottiglie. Decisamente e genuinamente rock.

 

a cura di Antonio Boco e Alessio Pietrobattista

foto di Francesca Fumagali; foto di copertina di Divina Vitale

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