Pantelleria DOC Festival report. Alla scoperta del territorio e dei suoi vini

13 Set 2018, 13:00 | a cura di Alessio Turazza

Un'isola vulcanica sospesa tra la Sicilia e l'Africa, battuta dal vento e seccata dal sole. Ma capace di vini straordinari. È Pantelleria.

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Basalti neri come una notte senza stelle, rocce color del fuoco, ossidiane e tufi verdi, ricordi lontani d’antiche eruzioni vulcaniche, colorano questa goccia di lava persa nel blu cobalto del mare. Il cielo è animato dalla violenza del vento che soffia senza sosta nel cuore del Mediterraneo, come un respiro ribelle, libero e profondo. Gli arbusti selvatici, piegati dalla forza del Maestrale e dello Scirocco, stanno silenziosamente riparati tra i massi. Neppure gli ulivi osano lasciare la terra e crescono bassi, quasi sdraiati come cespugli contorti. Le piante di cappero strisciano come serpi dalle foglie carnose tra le rocce scure, con il loro generoso carico di preziosi fiori. Quella di Bent el Riah, “la figlia del vento” come la chiamavano gli Arabi, è una natura ruvida e selvaggia, bruciata da un arido sole.

 

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Le vigne di Pantelleria

In un ambiente estremo, senza sorgenti d’acqua, che si deve accontentare del dono mattutino della rugiada o di rare piogge, solo una pianta ostinata come la vite poteva sopravvivere. Gli aspri rilievi rocciosi dell’isola sono tagliati orizzontalmente da ordinate linee di muretti a secco. Pietre di lava sapientemente accostate, che sostengono i piccoli e arditi terrazzamenti, frutto di una viticoltura eroica e faticosa. Un geometrico paesaggio vitato, creato nel corso dei millenni dai contadini panteschi, così ben integrato nel contesto ambientale da costituire un esempio di perfetta simbiosi tra uomo e natura. La fitta trama delle ordinate pietre dei terrazzamenti è punteggiata qua e là dai cubi di lava dal tetto bianco dei dammusi, le caratteristiche abitazioni di Pantelleria e dagli alti muri circolari dei giardini panteschi, antichi e ombreggiati custodi dei pochi alberi d’agrumi. Un territorio da esplorare e scoprire assaporando tutti i colori, i profumi e i sapori di una storia millenaria. Pantelleria è da sempre il crocevia del Mare Nostrum, sospesa tra la Sicilia e l’Africa, è il naturale porto d’approdo per chi naviga sulle rotte da oriente a occidente o da sud a nord. Antica terra del popolo dei Sesi, dei Fenici, dei Romani, dei Bizantini e poi degli Arabi, che hanno lasciato la testimonianza della loro lunga presenza con i nomi di molte contrade: Bukkuram, Khamma, Rekhale, Gadir, Kattibuale e altre.

L’uva zibibbo e l’alberello di Pantelleria

L’uva zibibbo, o moscato d’Alessandria, è presente da secoli sull’isola e viene coltivata ad alberello, secondo un’antichissima consuetudine diffusa in tutte le aree calde e siccitose del Mediterraneo. La vite è piantata senza tutori e allevata come un minuscolo albero. Le piante sono messe a dimora in piccole conche, che riparano dal vento e consentono di raccogliere e convogliare verso le radici la poca umidità della notte. Una forma di coltivazione trasmessa di generazione in generazione dai contadini panteschi, che ha consentito la sopravvivenza della viticoltura in queste difficili condizioni. La Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria è stata la prima tradizione rurale al mondo a essere riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2014. L’alberello pantesco rappresenta un elemento identitario della cultura agricola e della storia dell’isola. Una consuetudine che è diventata il simbolo del profondo legame tra il lavoro dell’uomo e la natura. Il riconoscimento Unesco è un importante punto di partenza per valorizzare sia l’isola nel suo complesso, che i vini di Pantelleria. L’istituzione nel 2016 del Parco nazionale dell’Isola di Pantelleria potrà portare a una maggiore valorizzazione del patrimonio paesaggistico e ambientale e all’incremento di un turismo di qualità, alla ricerca di una vacanza a contatto con la natura, con importanti testimonianze storico-archeologiche e la ricchezza enogastronomica pantesca.

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I vini di Pantelleria

La prima edizione del Pantelleria DOC Festival, che dal 31 agosto al 9 settembre ha visto l’isola animarsi di molte iniziative, è stata promossa dal Consorzio dei Vini Doc di Pantelleria e dal Consorzio turistico Pantelleria Island, con il patrocinio del Comune e del Parco nazionale isola di Pantelleria. L’evento ha offerto l’occasione per fare il punto sulla produzione dei vini e per riflettere sulle prospettive future del territorio.

Oggi a Pantelleria operano 445 viticoltori, di cui 370 associati al Consorzio. La superficie totale vitata è di 417 ettari, con una resa media per ettaro che non arriva a 45 quintali. In passato le vigne coprivano una superficie molto più ampia, progressivamente abbandonata per l’arrivo sui mercati di varietà di uva da tavola più produttive e per la scarsa remunerazione legata alla coltivazione di uve destinate alla produzione di vini. I dati del 2017 del Consorzio, che rappresentano circa 83% del totale dell’isola, ci danno la seguente fotografia: la tipologia Passito Liquoroso rappresenta il 62%, il Passito il 15%, il Moscato liquoroso il 13%, il Moscato il 4%, il Pantelleria bianco il 5%, il Pantelleria frizzante lo 0,5% e il Pantelleria spumante lo 0,5%. La fetta più grande di mercato, che coincide anche con le vendite nel canale GDO, è rappresentata dai liquorosi, la tipologia più economica di Passito, ma anche la meno nobile e quella che meno rispecchia l’eccellenza della grande tradizione pantesca. La percentuale dei bianchi fermi è piuttosto bassa, anche se la presenza di cantine che imbottigliano in Sicilia sotto altre denominazioni, rende il dato poco attendibile.

Prospettive per il futuro

Nelle giornate del Festival Pantelleria DOC si è parlato molto della valorizzazione di Pantelleria come territorio, esaltando la sua unicità e la sua bellezza, che nel campo vitivinicolo si esprimono attraverso la coltivazione della vite ad alberello, Patrimonio dell’Unesco, i suoli vulcanici e le vigne terrazzate. Elementi di grande impatto paesaggistico e di enorme valore storico e culturale, che dovrebbero costituire i pilastri su cui fondare la tipicità dei vini dell’isola. Il consumo dei vini dolci è in calo ovunque e la produzione del Passito di Pantelleria sarà inevitabilmente destinata a rappresentare una piccola nicchia di mercato. Considerando la storia di questo vino e il livello di qualità che esprime, sarebbe opportuno cercare di ottenere la DOCG per questa tipologia.

Seguendo l’esempio di Denominazioni di territori simili, ad esempio Lipari o l’isola greca di Santorini, si potrebbe cercare di orientare maggiormente la produzione verso vini bianchi secchi, cambiando un po’ l’immagine e la percezione di Pantelleria, oggi troppo legata solo al Passito. Santorini, patria del Vinsanto, è un’isola vulcanica per molti versi paragonabile a Pantelleria. Ha un clima siccitoso, un vitigno simbolo come l’assyrtiko ed è costantemente battuta dalle raffiche violente del Meltemi, che costringe addirittura a coltivare la vite a terra, con una sorta di “canestro” naturale. Se in passato la fama dell’isola greca era legata al celebre Vinsanto, nel corso degli ultimi decenni la produzione dei vini bianchi secchi ha preso il sopravvento. Basta assaggiare le etichette del Domaine Sigalas o di Hatzidakis per scoprire bianchi di qualità assoluta. A Pantelleria non manca nulla per percorrere con decisione questa strada.

Peccato che a fronte del desiderio generale di voler valorizzare Pantelleria, il suo nome e la sua storia, i principali produttori di vini bianchi secchi a base di zibibbo commercializzino le loro etichette con le denominazioni Sicilia DOC o Terre Siciliane IGT, senza nessun riferimento all’isola. Una vera contraddizione. Se si vuole veramente promuovere Pantelleria, occorre legare in modo chiaro e univoco un vino e un vitigno a un territorio e alla pratica agricola dell’alberello pantesco. Per creare una riconoscibilità certa e un valore per l’isola, bisogna utilizzare il nome di Pantelleria in etichetta. È inoltre necessario comunicare e far conoscere le particolarità della cultura pantesca, l’utilizzo di una pratica agricola riconosciuta Patrimonio dell’Umanità dall’Uneesco e il carattere vulcanico del terroir, argomento di grande interesse e attualità.

I migliori assaggi

Le giornate del Pantelleria DOC Festival sono state l’occasione per visitare le principali cantine dell’isola, incontrare i produttori e assaggiare i loro vini. Il Passito di Pantelleria DOC si è confermato il vino di punta del territorio. Il livello complessivo è molto buono, con etichette di vera eccellenza. Meno convincente il Passito Liquoroso, che può vantare un notevole successo commerciale per via del basso prezzo, ma che rischia di creare una percezione distorta del Passito nel consumatore meno attento. Tra i bianchi secchi ci sono bottiglie molto interessanti. Tuttavia se l’obiettivo futuro sarà puntare su questa tipologia, è necessario fare un ulteriore salto di qualità.

Tra i pochi spumanti elaborati con uva zibibbo in purezza, segnaliamo il Metodo Classico Matuè '14 di Salvatore Murana. Affinato per 36 mesi sui lieviti, esprime profumi di zagara, note agrumate e iodate. Il sorso è fresco e salato, con un finale vibrante, su note piacevolmente citrine. Ci sono piaciuti molto anche i vini bianchi di Salvatore Murana. Il Pantelleria Bianco Praia '16 nasce nella zona di Praia, Ghirlanda e Coste, la più fresca dell’isola. Esprime aromi d’agrumi, sentori di erbe della macchia mediterranea, sensazioni sapide e di pietra focaia, su un sottofondo aromatico, delicato e armonioso. Il Pantelleria Bianco Gadì '14 proviene dalle vigne coltivate a Gadir. Regala aromi di fiori bianchi, erbe officinali, un centro bocca dal frutto maturo e aromatico, che si allunga verso un finale sapido e minerale.

La cantina di Marsala Marco De Bartoli, dal 1984 produce vini a Pantelleria nella Tenuta Bukkuram. L'Integer '16 è realizzato utilizzando fermentazioni spontanee e lieviti indigeni, con macerazione sulle bucce, parte in botti usate e parte in anfora. Il vino si affina per 10 mesi in fusti di rovere francese e viene imbottigliato senza chiarifica e filtrazione. Un calice che regala densi aromi di frutta gialla matura, note di mandarino, un sorso salato di vibrante freschezza e un finale caratterizzato da una piacevole sensazione tannica. Più tradizionale ilPietranera '15, che è prodotto con le uve provenienti dalle zone più fresche delle contrade Cufurà e Ghirlanda. Un vino dal profilo snello e di buona tensione acida, in cui le note sapide, agrumate e minerali, prevalgono sulle morbidezze aromatiche dello zibibbo.

La Tenuta Coste di Ghirlanda coltiva le sue vigne nella splendida Piana di Ghirlanda, situata nella zona centrale dell’isola. Il Silenzio '14 è uno zibibbo intenso ed elegante, con aromi di erbe selvatiche della macchia mediterranea, cenni balsamici e freschi aromi agrumati, che si distendono al palato in modo armonioso e persistente, con un frutto maturo e un finale dalle gradevoli sensazioni saline.

Tra i passiti, una conferma la qualità del Passito di Pantelleria Bukkuram Padre della Vigna '12 di Marco De Bartoli. Complesso e avvolgente, ricorda gli aromi dell’uva passa, di datteri, fichi secchi, scorza d’agrumi candita, sentori erbe officinali e freschi ricordi balsamici. Altra grande bottiglia il Passito di Pantelleria Mueggen '11 di Salvatore Murana, che esprime aromi di uva sultanina, uniti alla freschezza dell’agrume candito, delle erbe aromatiche della macchia mediterranea e chiude con un finale leggermente amaricante. Il Passito di Pantelleria Ben Rye di Donnafugata non ha bisogno di molte presentazioni è ormai da anni tra i vini dolci italiani più premiati. L’annata 2010 si presenta con aromi maturi, profondi e complessi, con note di uva passa, frutta secca, albicocca disidratata, morbide spezie e miele d’agrumi. La Cantina Basile produce il Passito di Pantelleria Shamira con le uve provenienti dalle Contrade Scirafi e Sateria. L’annata 2012 regala armoniosi aromi di uva sultanina, arancia amara, scorza d’agrumi, miele di castagno e mallo di noce. Chiudiamo con due espressioni molto classiche del Passito di Pantelleria, quasi didattiche nel loro modo d’interpretare quest’eccellenza dell’isola: il Passito di Pantelleria Nes '16 delle Cantine Pellegrino e il Passito di Pantelleria Arbaria '15 di Vinisola.

 

a cura di Alessio Turazza

 

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