Quando lo Champagne racconta la storia

8 Nov 2012, 15:43 | a cura di

Quando siete a Reims non potete non vederlo: sì, il castello in stile inglese rinascimentale, datato 1868, è il quartier generale della Pommery, una delle più celebri maison della Champagne, fondata ancor prima nel 1836. Vent&rsqu

o;anni dopo questa importante data Louise Pommery, rimasta vedova di Alexandre Louis, diventa uno dei personaggi più celebri della storia dello Champagne. Si deve a lei, infatti, la prima produzione (1874) di Champagne dal gusto decisamente secco. Era il Brut Nature ed era destinato all’esigente mercato inglese. E' nel 2002 che Pommery entra nel grande gruppo Vranken Monopole, che con 40 milioni di bottiglie l’anno e 3700 ettari di vigne è il secondo - per importanza - della Champagne. Gli Champagne prodotti sono figli di uvaggi provenienti per il 95% da villaggi classificati Grand Cru e Premier Cru, tra i quali vigneti in Avize e Cramant per gli chardonnay e in Aÿ per il pinot noir, quotati al 100%. In Italia Pommery sta cercando di ritagliarsi una sua fetta di mercato, ma anche una credibilità e un prestigio che le competono di diretti e che la renderebbero una delle prime scelte subito dietro il gotha delle bollicine francesi più apprezzate nel nostro Paese.

 

Alcuni giorni fa abbiamo avuto l'occasione di partecipare a una cena presso Palazzo Manfredi, a Roma - location magnifica con vista privilegiata sul Colosseo - dove i piatti dello chef Giuseppe Di Iorio di Aroma hanno incontrato lo Champagne Pommery.

 

Tra gli antipasti spiccavano i millefoglie di zucchine e ricotta salata profumata al basilico e il salmone profumato agli agrumi e pepe rosa con insalatina di finocchi croccanti, che hanno trovato buona compagnia nel Brut Cuvée Louise ‘00, ideale per iniziare grazie al suo carattere ancora giovanile e fragrante.

 

 

I primi, involtini di melenzane con tagliolini al pomodoro e risotto mantecato con frutti di mare, sono stati accompagnati dal Brut Cuvée Louise ‘99. Si tratta di un millesimo molto particolare, sicuramente intrigante, che ha regalato al naso delle sensazioni delicate di mandorla e nocciola, inizialmente, poi di frutti rossi intensi. Al palato è ricco, pieno, con una buona acidità e un finale minerale prolungato. Abbinamento riuscito soprattutto sul risotto.

 

 

Il Brut Cuvée Louise ‘98 che ha accompagnato i secondi, nocette di vitello con asparagi e mandorle e poi i filetti di spigola in crosta di zucchine romane, è quello che ci ha impressionato. Forse non lineare come altri millesimi, questo ‘98 ha carattere e personalità e un nerbo ancora fresco e vivace. Le sensazioni di crosta di pane lasciano presto il posto a un gusto cremoso e avvolgente dove compaiono la cioccolata bianca e la mandorla, ma anche una complessa componente vegetale. Non ci si può fermare al primo bicchiere, è un vino che si rivela col tempo. Eccellente l’abbinamento con il vitello agli asparagi.

 

 

Il tiramisù e il tortino di cioccolato sono stati anticipati dalla Cuvée Louise Pommery ‘90. Gli anni si fanno sentire, ma è dallo stadio maturo che si capisce un vino. Tra le note più suggestive quelle di incenso e di cannella, ben percettibili al naso, e una bocca morbida, davvero elegante che rende giustizia ad un’attesa così lunga.

 

 

testo di Alessio Noè

foto di www.sidewine.com

 

9/11/2012

 

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