Scienza del vino. Cambiamenti climatici e vendemmia. Quale futuro per le grandi regioni vitivinicole?

31 Mar 2016, 10:00 | a cura di

Due settimane in 35 anni: per ora le vendemmie sono anticipate a causa dei cambiamenti climatici, ma potrebbe non stupire anche uno spostamento dei grandi vigneti in aree più a nord. Cosa sarà allora di Champagne e Borgogna?


Cambiamenti climatici

Negli ultimi decenni in gran parte delle zone viticole mondiali, l’uva da vino ha accelerato il suo avanzamento delle fasi fenologiche e questo a causa del cambiamento climatico e del conseguente innalzamento delle temperature. Capire in modo chiaro come i cambiamenti climatici influiscano sui tempi di raccolta, tuttavia, ha necessitato un esame approfondito e in una prospettiva a lungo termine. Proprio questa ha indagato il rapporto tra l’analisi fenologica delle uve da vino e il clima, inclusi i dati precedenti alle attività umane che hanno interferito nel sistema climatico.

 

La ricerca

La presente ricerca, condotta dallo scienziato del clima Benjamin I. Cook (NASA Goddard Institute for Space Studies e Lamont-Doherty Earth Observatory - Division of Ocean and Climate Physics - New York) e da Elizabeth M. Wolkovich (Arnold Arboretum, Boston e Organismic and Evolutionary Biology -Harvard University, Cambridge), si è potuta avvalere di una indagine che ha utilizzato un database con tutti i dati relativi alle vendemmie e agli aspetti climatici in Francia ed in Svizzera dal 1600 al 2007.

 

Temperature e siccità

Lo studio, riportato il 21 marzo nella rivista Nature Climate Change, ha rilevato che le temperature più calde degli ultimi anni hanno interrotto un collegamento di quattro secoli tra vendemmie eccezionali e siccità di fine stagione. Negli ultimi decenni (1981-2007), l'innalzamento delle temperature ha provocato un anticipo nella vendemmia di circa 2 settimane. Questo significa, però, anche che il rapporto tra i tempi di raccolta e siccità si è di fatto drasticamente trasformato. Storicamente, infatti, le temperature estive elevate in Europa occidentale - che acceleravano la maturazione della frutta – si sono sempre verificate in relazione a temperature estreme e a condizioni di siccità. Questo rapporto, siccità/temperatura, è oggi compromesso: il riscaldamento è sempre più legato ai gas serra (conseguenza dell'intervento dell'uomo) che anche in assenza di siccità ha favorito l’innalzarsi delle temperature.

 

I tempi di maturazione dell'uva

I risultati della ricerca hanno così suggerito che il cambiamento climatico ha fondamentalmente alterato il processo di maturazione dell’uva, questo comporta vendemmie anticipate in gran parte dei Paesi europei con importanti implicazioni nella gestione della viticoltura e qualità del vino.

Benjamin Cook, riferisce che vendemmie anticipate erano state a lungo associate con vini di alta qualità. In gran parte della Francia e della Svizzera, i migliori anni erano quelli con piogge primaverili abbondanti seguiti da estati calde e siccità di fine stagione, il che favoriva vendemmie circa una settimana prima del solito.

 

Gli ultimi 35 anni

Ma lo studio ha rilevato un cambiamento drammatico avvenuto circa 35 anni fa, con periodi di siccità non più favorevolmente correlati per una vendemmia anticipata. “Dopo il 1980, i segnali di siccità favorevoli scompaiono” spiega il dottor Cook “c'è stato un cambiamento fondamentale nel clima su larga scala e nel quale hanno giocato un ruolo importante le attività umane locali”.

I ricercatori hanno analizzato 400 anni di dati relativi al vino provenienti dall'Europa occidentale. L’anno di vendemmia è stato associato alle tendenze del clima, avvalendosi anche delle informazioni sui cambiamenti di qualità sulla base dei rating a lungo termine delle annate di Bordeaux e Borgogna.

Lo studio ha fatto emergere anche previsioni per la Cina, la Tasmania e il Canada che potrebbero essere in futuro i nuovi territori dove coltivare uve pinot nero visto che in Borgogna non sarà più possibile. Il Bordeaux perderà il cabernet sauvignon e il merlot e lo Champagne cederà la sue note frizzanti al sud dell'Inghilterra.

 

L'Italia

E in Italia? Anche il nostro Paese non verrà risparmiato dal cambiamento climatico, i cui effetti sono già databili al 1998, con un anticipo medio della fioritura di otto-dieci giorni; un periodo di fioritura abbreviato e quindi di un anticipo dell’invaiatura. La conseguenza inoltre è anche la produzione di vini mediamente più alcolici che tra l’altro non rispondono a quel che oggi chiede il mercato. In Trentino, nella Val di Cembra, intanto, per mantenere freschezza e acidità ai vini base spumante, le uve chardonnay e pinot nero vengono spostate fino a quota 600 metri.

 

a cura di Alberto Grasso

 

 

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