Sorprese in Toscana. Il pinot noir del Mugello

17 Ott 2018, 14:00 | a cura di
Nel mensile di ottobre del Gambero Rosso andiamo alla scoperta del pinot nero del Mugello, che è diventato uno dei protagonisti della rinascita di questo territorio. Qui un assaggio.

La cartolina del Chianti è lontana. Qui sale l’Appennino, terra di boschi e pascoli che si innalzano a nord di Firenze, regno di una Toscana sconosciuta ai più, anche se è la terra di Giotto e Cimabue e del poeta Dino Campana. Il mangiare è fatto di sapori forti, tortelli, patate e grigliate, cacciagione. Il vino arriva tardi e sceglie la strada opposta. Percorre gli aromi e le trame sottili e balsamiche del pinot nero. E alla fine del vecchio millennio, grazie ad alcuni coraggiosi pionieri, quell’uva simbolo di Borgogna diventa uno dei protagonisti della rinascita del Mugello.

Il Mugello

Una Toscana meno nota ma bellissima, luminosa e ruspante, lontana dalle dolci colline del Chianti o dai cipressi di Bolgheri, spicchio settentrionale della regione nella provincia di Firenze, delimitato a nord dall’Appennino, a sud da Monte Giovi e Monte Senario, a ovest dalla Calvana. È il Mugello, la terra di Giotto, Beato Angelico e Andrea del Castagno ma anche del poeta Dino Campana: montagne e colline, una verde vallata attraversata dal fiume Sieve e ovunque pievi, ville e castelli, campi di cereali, patate e allevamenti, nonché sagre paesane a suon di tortelli e carne alla brace, eccellenze gastronomiche e artigianali.

Una regione da sogno ma autentica, assai distante dai cliché. Negli ultimi secoli mancava il vino buono, questo è vero, se si escludevano ottime realtà presenti nel comune di Dicomano che già rientra nella Doc del Chianti Rufina. Poi vi ha messo piede il più inaspettato, per indole e reputazione, colui che punta tutto su classe ed eleganza, altro che ruvidità mugellane. Nasce da un grappolo così compatto che pare una pigna ma offre acini delicati, sensibili, con buccia sottile e poco colore; parla francese perché in Borgogna c’è nato, e da buon principe passeggia volentieri fino allo Champagne, mentre fatica a superare il Reno o le Alpi, figurarsi l’Appennino tosco-romagnolo…

Azienda Fortuna al Mugello

La vicenda di Paolo Cerrini

Cresce soltanto in certi piccolissimi angoli nascosti del mondo – dice Paul Giamatti-Miles in Sideways, celebre film di Alexander Payne – e solo il più paziente e amorevole dei coltivatori può farcela… E inoltre, andiamo... oh, i suoi aromi sono i più ammalianti e brillanti, eccitanti e sottili e antichi del nostro pianeta”. “Eppure se mi avessero consigliato di piantare cavolini di Bruxelles, mi sarei fidato!”, gli fa eco il nostro Paolo Cerrini dell’Azienda agricola il Rio, che invece è divenuto il pioniere del Pinot Nero in Mugello. Di vino non se ne intendeva, ma il suo mentore era Marco De Grazia (il Barolo Boy che con Terre Nere avrebbe poi ridisegnato l’Etna), il quale non ebbe dubbi: terra argillosa, estati brevi, escursioni termiche e umidità importanti? Bene, per uscire dagli imbevibili “vini del contadino”, tipici della zona, c’era da sparigliare le carte... “Ma nonostante tutto le prime vendemmie non promettevano granché”.

È un guerriero dal cuore tenero, Paolo, sguardo acuto e battuta pronta, artista che si spaccia per artigiano. L’amore per la bicicletta, da ragazzo, lo portò a fare l’orafo cesellatore in città: lavoro di bottega e lunghe pedalate nel tempo libero, finché non aprì un laboratorio tutto suo e la professione cominciò a ripagarlo. Anni d’oro per Firenze, che con la Francia ci dialogava in altri ambiti, vedi Cartier che tentò di portarselo a Parigi. Ma Cerrini rimase in Toscana, cominciò a setacciare la campagna, acquistò un rudere sopra il paese di Vicchio e avviò la ristrutturazione. “Annesso c’era questo podere, un tempo appartenente alla fattoria di Molezzano: perché non provare a fare vino, anche solo per berlo tra amici?”.

Azienda Fortuna al Mugello

L'incontro con Manuela Villimburgo

Primi filari nel 1992, bottiglie incoraggianti nel ‘97, chiusura della bottega orafa nel ’98 (“i tempi erano cambiati, Firenze ancor di più”) e nel ‘99, la svolta: sulle note di un tango conosce Manuela Villimburgo, giornalista romana che lo seguirà nella vita e sarà determinante nello sviluppo dell’azienda: “Senza di lei tutto questo non sarebbe stato possibile”. Anche il loro matrimonio diverrà occasione per ampliare la vigna, la festa si chiamerà Per Tutta la Vite e ogni invitato potrà partecipare con l’acquisto di barbatelle… “Non abbiamo fatto altro che chiedere consigli, basti vedere il nostro sito per capire quante persone abbiamo importunato negli anni”.

Umiltà, studio, dedizione, prima etichetta per l’annata 2001 e da lì non faranno altro che crescere, puntare alla qualità con estremo rispetto per la natura ma anche per la scienza: “perché sul trattore ci salgo io”, dice Paolo, e il risultato va portato a casa. Anche i bianchi parlano francese, Chardonnay e Sauvignon per l’Annita e il Carabà, mentre il loro classico è appunto il Ventisei, 100% Pinot Nero con parziale macerazione carbonica, un anno di affinamento in barrique e altri diciotto mesi tra cemento e bottiglia, eleganza borgognona ma spalle toscane, note balsamiche che stupiscono. Un vino che diventa un punto di riferimento per diverse aziende che in questa zona intraprendono un’avventura simile; così come è di riferimento, dal 2012, l’associazione Appennino Toscano – Vignaioli di Pinot Nero di cui Paolo e Manuela sono tra i fondatori.

Paolo e Manuela non sono gli unici a far emergere il Pinot del Mugello. Insieme a loro, Alfredo Lowenstein di Podere Fortuna nel comune di Scarperia e San Piero, Marzio Politi Valeria Vecci della cooperativa Voltumna, Michele Lorenzetti della biodinamica Marzio. O ancora le aziende FrascoleIl Lago Terre di Giotto. Tutte le loro testimonianze le trovate nel mensile di ottobre del Gambero Rosso.

a cura di Emiliano Gucci

 

QUESTO È NULLA...

Pinot nero-anteprima del mensile di ottobre

Nel numero di ottobre del Gambero Rosso, un'edizione rinnovata in questi giorni in edicola, trovate il racconto completo con tutte le testimonianze del Mugello. Un servizio di 9 pagine che include anche un focus sul Podere della Civettaja (il primo pinot nero del Mugello a conquistare i Tre Bicchieri), i punti di vista del sommelier Samuele Del Carlo e del vice curatore della Guida Vini d'Italia Giuseppe Carrus. E ancora, gli 8 piatti tipici del Mugello, le cantine in zona da non perdere e gli 8 indirizzi consigliati dagli stessi vignaioli, con mappa annessa per orientarsi meglio.

Il numero lo potete trovare in edicola o in versione digitale, su App Store o Play Store

Abbonamento qui

 

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram