“I consumi di vino in Cina sono a un bivio. Penso a tutta la mia generazione, 1980s, stiamo facendo carriera, abbiamo disponibilità di spesa, siamo indipendenti, e abbiamo una grandissima fame di conoscenza. Abbiamo iniziato con Bordeaux e ora vogliamo scoprire anche nuovi territori”, racconta il sommelier Dechuan Luo. Dopo cinque anni di eventi in Cina, il Roadshow del Gambero Rosso ha fatto tappa a Pechino: oltre 1.000 persone sono accorse. Al di là dei numeri, vi riportiamo le impressioni: tantissimi i giovani operatori, educatori e giornalisti, massiccia la presenza femminile. Molto più che in Europa.
I consumi di vino in Cina
Dopo il calo dei consumi e delle importazioni del 2013, dettato da precise scelte politiche del governo, i numeri iniziano a confermare quel mercato che sembra essere un eterno Godot. I consumi hanno superato i 17 milioni di ettolitri, ancora bassi, ma a conferma del trend nel primo trimestre del 2015 le importazioni di vino in Cina sono cresciute del 17,6% superando per la prima volta il milione di ettolitri (fonte Ismea). La Spagna mette a segno una crescita record del 50%. Francia e Cile dominano la scena, l’Italia recupera posizioni e tempo perduto. “Mediamente la conoscenza della materia è molto bassa, ma c’è già una fascia crescente di consumatori che beve con frequenza, cerca vini più complessi, ha iniziato ad apprezzare stili diversi, e anche bianchi e bollicine. È un ottimo momento per fare business e posizionarsi sul mercato”, chiosa Jiangjiang Yu, della compagnia di distribuzione Diva. Insomma, se è vero che i rossi dominano ancora sui consumi, il mito dalla Red Obsession ben raccontato dall’omonimo film, c’è spazio per nuove tipologie.
Quali vini
Anche perché dopo gli eccessi del passato - le bottiglie di Chateau Lafite vendute in Cina sono ancora superiori all’intera produzione all’origine - il mercato sta attraversando una fase di assestamento. “È una fase nuova. Prima si vendevano interi pallet una tantum, magari con vini di scarsa qualità venduti a ricarichi tripli, sfruttando la scarsa conoscenza. Oggi questo gioco delle cantine è finito. Il mercato sta cambiando anche a livello di gusto. Basti pensare che il Montepulciano d’Abruzzo nei miei locali è tra i vini più venduti”, ci racconta Gennaro Miele, proprietario di La Pizza nel quartiere di Pechino, Sanlitun, la zona dei locali notturni, dove expats e locali si ritrovano a tirare fino a notte fonda.
La cucina italiana
A livello di gusto, seminari e degustazioni confermano la prevalenza per rossi maturi che lasciano ottime possibilità con le specialità locali. “Il Primitivo è molto apprezzato per il buon tenore alcolico e i tannini morbidi e setosi: ci fa da apripista per negroamaro, nero di troia. È il nostro biglietto da visita per fare conoscere la Puglia”, dice Luigi Rubino, proprietario di una delle aziende italiane che meglio si è mossa sul mercato cinese, applicando piani diversi per singole zone. “Il vino Italiano piace molto ai cinesi“ ci ha raccontato Tommy Lam, giornalista e scrittore di vino, presidente dell’Asian Wine Institute e figura carismatica della scena enologica asiatica “i suoi rossi hanno fascino, e i consumatori più giovani e cosmopoliti stanno scoprendo anche i bianchi e gli spumanti. Ma un elemento da non trascurare è il successo della cucina italiana. I ristoranti italiani sono migliaia, se ne aprono di nuovi in tutte le città più importanti, e questi potranno essere straordinari ambasciatori del gusto per il vino e i prodotti alimentari di qualità made in Italy
Il vino prodotto in Cina
Dal punto di vista produttivo la Cina ha recuperato un gap tecnologico a ritmi serrati. I dati sulla superficie vitata cinese sono controversi, per alcuni è già il primo Paese produttivo al mondo. Lasciamo da parte, per il vostro bene, gli assaggi della mastodontica azienda Great Wall, ma cominciano ad affacciarsi una serie di cantine dai risultanti interessanti. Lo stile è lontano dai prototipi tutto legno e concentrazione. “Il vino cinese gode ancora di una cattiva immagine per via di vini di qualità scadente. Ma le cose stanno cambiando, noi come noi altre piccole aziende abbiamo fatto le cose per bene per produrre qualità. Siamo nella provincia di Xinjiang, a ridosso della montagna Tian Shan e del deserto, non abbiamo bisogno di insetticidi e pesticidi. Siamo in alta quota, le escursioni termiche sono pazzesche. Per dare credibilità abbiamo lavorato molto sulla tracciabilità delle informazioni, quello che c’è in etichetta è nel bicchiere”, commenta Randy Lee Svendsen, Gran Director dell’azienda 1421. L’altro cuore produttivo, il più celebrato è quello della provincia di Ningxia sempre nel Nord-Ovest della Cina. Nel futuro prossimo sono previsti circa8.000 ettari di nuovi impianti ogni anno. Cifre impressionanti. Ma se i cinesi iniziassero a bere un solo bicchiere di vino al giorno, la produzione mondiale di vino andrebbe letteralmente al collasso. E allora meglio prendere le dovute precauzioni.
Il Roadshow del Gambero Rosso
Il 15 Maggio è stata una data fondamentale per la crescita internazionale del Gambero Rosso in Cina. A Pechino, nel nuovissimo Four Season’s Hotel, oltre 1200 professionisti e appassionati si sono incontrati nella straordinaria cornice dell’Imperial Ballroom per dare il benvenuto ai sessanta produttori italiani di vertice che hanno così concluso in maniera trionfale l’ottava edizione del Top Italian Wines Roadshow. Ma cosa ancor più importante, dopo alcuni anni di presenza nella Mainland China, e ben due edizioni di Vini d’Italia pubblicate in lingua cinese, nel corso dell’evento è stato firmato l’accordo per le prossime edizioni tra Gambero Rosso e la China Custom Press, l’ente editoriale dell’agenzia delle dogane cinesi, che è specializzato nella manualistica commerciale e nei libri di statistiche annuali, e che assicurerà una diffusione capillare della Guida dei Vini su tutto il territorio cinese. “È un passo importantissimo”ha sottolineato Giuseppe Rao, consigliere dell’Ambasciata d’Italia, che ha partecipato all’evento “approdare a Pechino e siglare un accordo con un ente statale, vuol dire essere riconosciuti come interlocutori privilegiati dal Governo cinese. Un elemento di grande importanza per chi si è fatto carico di promuovere la migliore enologia italiana su un mercato ricco ed in grande crescita come quello cinese”. A conferma del grandissimo interesse per i nostri prodotti, l’affollamento alle nostre tre Masterclass durante l’evento. Previste inizialmente per circa 30 partecipanti ognuna, e riservate ai giornalisti enogastronomici e ai sommelier, sono state portate a gran richiesta a 60 partecipanti. “Un’occasione straordinaria per degustare grandi vini” ha commentato Nigel Zhao, sommelier e buyer della catena Nuo Hotel “Finora a Pechino non avevamo avuto grandi eventi incentrati sul vino italiano. Il Gambero Rosso sta colmando una grande lacuna...”. Chiosa Marco Sabellico.
a cura di Lorenzo Ruggeri
Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 28 maggio
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