Viaggio tra i vitigni autoctoni: il carricante

4 Nov 2015, 17:00 | a cura di

La rinascita della viticoltura dell'Etna passa anche attraverso questo vitigno: il carricante. Un autoctono a bacca bianca che costituisce la base principale dell’Etna Bianco Doc.


Storia e territorio

C’è fermento attorno al vulcano: terroir straordinario, capace di donare vini di grande eleganza, in un contesto naturale e paesaggistico di rara bellezza. La viticoltura dell’Etna vive una grande rinascita. Una montagna nera affacciata sul blu del mar Mediterraneo: un luogo ricco di storia, fascino e leggenda, con rocce scolpite dalla lava incandescente, sabbie scure, sole accecante e un clima fresco mitigato dalle brezze marine. Una secolare tradizione della vite, testimoniata da vecchie vigne, spesso a piede franco, coltivate con i vitigni autoctoni del territorio.

Il carricante è un antico vitigno a bacca bianca da sempre coltivato sulle pendici del vulcano, soprattutto alle altitudini più alte, dove, a volte, il nerello mascalese fatica a completare la sua maturazione. Il suo nome deriva dall’espressione siciliana “u carricanti”, che sottolinea l’abbondante produzione delle sue piante, capaci di riempire i carri d’uva. È tradizionalmente coltivato secondo l’uso ad alberello, su suoli di sabbie vulcaniche ricche di minerali. Il suo terroir d’elezione è lo splendido paesaggio del versante orientale dell’Etna, che dalla sommità del vulcano scende verso il mare. Il clima fresco e le notevoli escursioni termiche tra il giorno e la notte, contribuiscono a donare alle uve profumi e aromi intensi. In passato, il carricante era spesso vinificato in uvaggio con altri vitigni coltivati sull’Etna, come catarratto, minnella bianca e inzolia. Oggi viene sempre più spesso vinificato in purezza e costituisce la base principale dell’Etna Bianco Doc.

 

 

Caratteristiche

Il carricante è un vitigno generoso, tende a una produzione molto abbondante, che va contenuta con severe potature e controllo del numero delle gemme, per ottenere uve di qualità e con buona concentrazione aromatica. Il grappolo è di dimensioni medie e gli acini hanno una buccia giallo-verde, spesso coperta da pruina. Il vino ha un colore giallo paglierino pallido, con riflessi verdolini. Il profilo olfattivo è elegante, con delicati profumi di zagara e fresche note di frutta bianca, mela, agrumi e nuances di anice. Al palato colpisce per un fresco slancio di vivace acidità, un buon corredo di aromi fruttati e una piacevole sapidità finale. È un vino di buona struttura e longevità, che si presta sia all’affinamento in acciaio, per esaltare freschezza e fragranza, che al passaggio in legno, se si preferisce privilegiare le caratteristiche di complessità e morbidezza. A tavola si sposa splendidamente con antipasti di mare e con piatti di pesce semplici e delicati. Ottimo per accompagnare la cucina tradizionale del territorio.

 

Produttori

Molti i produttori di rilievo e le bottiglie più interessanti, segnaliamo: l’Etna Bianco Superiore Pietramarina di Benanti, l’Etna Bianco delle Cantine Russo, l’Etna Bianco Superiore di Barone di Villagrande, l’Etna Bianco di Cottanera, l’Etna Bianco A’ Puddara della Tenuta di Fessina, l’Etna Bianco Arcuria di Graci, l’Etna Bianco Archineri di Pietradolce, il Carricante Eruzione 1614 di Planeta, il Carjcanti di Gulfi e l’Etna Bianco Cuvée delle Vigne Nichi di Tenuta delle Terre Nere.

 

a cura di Alessio Turazza

foto: Tenuta di Fessina

 

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