Viaggio tra i vitigni autoctoni: la cococciola

21 Mar 2016, 17:00 | a cura di

Un autoctono d'Abruzzo praticamente sconosciuto: la cococciola. Si coltiva nella provincia di Chieti, in pochissimi comuni, ma qualche tracci asi trova anche nell'area nord della Puglia. Effetti della transumanza


Storia e territorio

Negli ultimi anni, molti appassionati hanno potuto apprezzare il Pecorino e la Passerina, due vini bianchi prodotti con vitigni autoctoni provenienti dalle terre di confine tra Marche e Abruzzo. Tuttavia c’è un altro interessante vitigno autoctono a bacca bianca coltivato in Abruzzo, che vale la pena di scoprire: la cococciola.

Le sue origini sono ancora oggi incerte, anche se da secoli è presente nel patrimonio ampelografico dei vitigni autoctoni abruzzesi. È un’uva che ha una diffusione veramente minima, si pensi che complessivamente la superficie vitata in Abruzzo è di circa 450 ettari. È coltivata quasi esclusivamente nella provincia di Chieti, in particolare nei comuni di Villamagna, Vacri, Ari e Rocca San Giovanni, in poche zone del teramano e, seguendo gli itinerari della transumanza, si è diffusa in alcune località del nord della Puglia.

Per molto tempo è stata utilizzata come vino da taglio, in assemblaggio al trebbiano d’Abruzzo, per aumentarne l’acidità. Grazie all’impegno di alcuni produttori, oggi viene vinificata in purezza, sia in versione ferma che spumantizzata. A sancire il processo di valorizzazione del vitigno, nel 2010 è stata istituita la denominazione Abruzzo Cococciola Doc. Il disciplinare richiede la presenza minima dell’85% di cococciola, con un eventuale saldo di altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Abruzzo. È prevista anche la versione Superiore e Spumantizzata, quest’ultima con un minimo del 60% di cococciola.

 

Caratteristiche

La cococciola è un vitigno di abbastanza produttivo, ha grappoli piuttosto compatti di forma conico-cilindrica, con acini tondi e grandi, coperti da una buccia gialla, spessa e pruinosa. Non ha particolari esigenze di clima o composizioni dei terreni e ha una buona adattabilità pedoclimatica. È tradizionalmente allevata con il sistema della pergola abruzzese eraggiunge la perfetta maturazione all’inizio di ottobre. La scelta del momento della vendemmia, è fondamentale per conservare un buon corredo d’acidità e per evitare che una leggera surmaturazione possa portare alla rottura della pelle degli acini, provocando pericolose ossidazioni del frutto.

Il vino ha un colore giallo paglierino con riflessi verdolini, presenta un profilo olfattivo delicato, con fresche note floreali e agrumate con lievi sentori erbacei. Al palato esprime un bouquet fruttato, caratterizzato da una vivace acidità citrina. Il finale è piacevolmente sapido. La presenza di un’acidità importante, la rende particolarmente adatta alla spumantizzazione, sia con metodo Charmat che con Metodo Classico. A tavola si abbina molto bene ad antipasti di mare, in particolare di pesce crudo e più in generale con menù di pesce dai sapori e aromi delicati.

 

Produttori

Solo di recente alcune cantine hanno cominciato a produrre la cococciola in purezza. Tra le etichette più interessanti ricordiamo: l’Abruzzo Cococciola Superiore Aer Doc di Codice Citra, l’Abruzzo Cococciola Doc della Cantina Tollo, l’Abruzzo Cococciola Costa del Mulino Doc della Cantina Frentana, Colline Pescaresi Cococciola Brilla Igt di Marchesi del Cordano e Terre di Chieti Cococciola Unico Igt della Tenuta Ulisse. Tra le versioni spumantizzate: la Cococciola Spumante Brut della Cantina Frentana e la Cococciola Spumante Extra Dry della Cantina Tollo.

 

a cura di Alessio Turazza

 

 

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