Vinitaly, l'eredità dei 50 anni. Un bilancio

15 Apr 2016, 12:30 | a cura di

Un Salone iniziato sotto i migliori auspici e finito ancora meglio. Ecco i numeri di questa edizione e i commenti dei produttori incontrati a Verona, polemiche comprese.

Spenti i riflettori su Vinitaly, è già tempo di bilanci. Ma prima dei consueti numeri, già diffusi da Veronafiere, il primo bilancio da tracciare è su come il mondo del vino si sia presentato a questa 50esima edizione. In ordine sparso: nuovo record di esportazioni nel 2015 (5,4 miliardi di euro), primato produttivo (48,869milioni di ettolitri, secondo gli ultimi dati diffusi dalla Direzione generale agricoltura dell'Ue), Testo Unico in dirittura di arrivo dopo il via libera alla Camera, approvazione dell’Ocm vino, in ritardo sì, ma con accelerata finale. Insomma il settore è arrivato a Verona in ottima salute e - probabilmente mai come adesso - con tutte le carte in regola per guardare serenamente al futuro.

I numeri di questa edizione

E adesso vediamo il bilancio ufficiale. Sono stati 130 mila gli operatori provenienti da 140 nazioni, 4100 gli espositori da 30 Paesi, 50 mila le presenza straniere, con 28 mila buyer accreditati dai mercati internazionali in aumento del 23% rispetto al 2015. Superando lo storico record di 100 mila metri quadrati netti espositivi, Vinitaly si è confermata la prima rassegna al mondo per superficie. Sono state, invece, 29 mila le presenze al fuori salone Vinitaly and the City. “In particolare” ha voluto sottolineare il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani sono aumentatiin modo significativo, e in ordine di rilevanza quantitativa delle presenze, i buyer da Stati Uniti (+25%), Germania (+11%), Regno Unito (+18%), Francia (+29%), Canada (+30%), Cina (+130%), Giappone (+ 21%), Paesi del Nord Europa (+8%), Paesi Bassi (+24%) e Russia (+18 per cento). Dati positivi anche dal fronte interno, con gli operatori dal Centro e Sud Italia cresciuti mediamente del 15 per cento”.

Vinitaly secondo i produttori

Infine il bilancio più importante: quello dei produttori che abbiamo incontrato a Verona nei giorni del Salone. Dai grandi gruppi ai piccoli e piccolissimi, la sensazione è di un'edizione abbastanza interessante, con particolare apprezzamento per alcune scelte strategiche.Come nota, ad esempio, Fabiano Giorgi dell'azienda Giorgi Wines in Oltrepò Pavese “Quest'anno il costo maggiore del biglietto ha favorito un pubblico selezionato: non solo appassionati, ma soprattutto tanti buyer, anche se, tra questi ho notato una presenza spiccata di italiani e meno di stranieri”.

Siamo arrivati all'ultimo giorno, praticamente finendo le scorte di vino” dice a Tre Bicchieri Francesco Romano di Antico Castello in Irpinia non era mai successo. Quest'ano più che mai il Padiglione Campania ha avuto una grandissima affluenza di un pubblico di settore e ci auguriamo, come è stata nostra impressione, che molti degli incontri fatti in Fiera abbiano un seguito commerciale”.

Vinitaly tra nostalgia e le polemiche di Oliviero Toscani

In molti, poi, ricordano la prima edizione del 1967, o perché c'erano in prima persona o perché c'era la loro cantina. Come Michele Bernetti della marchigiana Umani Ronchi “Vinitaly è cresciuto enormemente. Ricordo la prima edizione quando tutto era raggruppato in un unico Padiglione, oggi è una fiera di riferimento. E non parlo solo in termini di metri quadrati o di visitatori, ma anche e soprattutto in termini di impatto nel mondo”. “Siamo cresciuti con Vinitaly” ricorda Antonietta Tedeschi dell'azienda veronese Tedeschi“aiutando, ancora bambini, nostro padre Renzo allo stand, così come in questa edizione hanno fatto i nostri figli. E siamo orgogliosi di essere veronesi e di essere stati testimoni diretti di un progetto che oggi è un evento di richiamo internazionale. La macchina Vinitaly quest'anno ha funzionato molto bene”.

"Frequento il Vinitaly, da molti anni” dice Emilio Pedron di Bertani Domains in Valpolicella “e ricordo l'edizione del 1986, dopo lo scandalo del metanolo: il momento più buio del vino italiano, una tragedia umana oltre che economica. Fortunatamente da quella grave faccenda, il mondo del vino italiano ha saputo risollevarsi e crescere, fino a occupare una posizione predominante nel panorama enoico mondiale: quella che gli spetta. E il Vinitaly ha contribuito in maniera determinante a tutto questo, aiutando i piccoli vignaioli e le grandi cantine a farsi conoscere e ad arrivare a un vasto pubblico”. Alberto Tasca della siciliana Tasca d'Almerita pone, invece, l'accento sul legame tra la Fiera e il suo territorio: “Vinitaly rimane un appuntamento unico, perché alla fine della Fiera, oltre a ritrovarsi in una bellissima città, ci si trova immersi in un grande territorio del vino, quale la Valpolicella che ha pochi eguali nel mondo. A Düsseldorf, quando chiudono i cancelli di ProWein al massimo ti ritiri in birreria in mezzo ai grattacieli”.

Un commento che sembra una risposta, non premeditata, alla piccola polemica di questi giorni alimentata dalle parole di Oliviero Toscani, fotografo e provocatore di fama mondiale, oltre che titolare dell'azienda Casale Marittimo nel Pisano: “Va beneVerona” ha detto “ma solo per la Fieracavalli. Il problema è la logistica: non si riesce ad arrivare in Fiera e non ci sono parcheggi a sufficienza.Verona non può ospitare una fiera così grande: Vinitaly deve andare a Milano.”Nessuna risposta, al momento da Veronafiere, reduce, tra l'altro da un Expo proprio nella città Capitale Meneghina. Ma la cartellonistica all'uscita dalla Fiera non lascia dubbi: ci rivediamo a Verona dal 9 al 12 aprile 2017.

a cura di Loredana Sottile

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 14 aprile

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