Vino: export manager tra vecchie e nuove frontiere. Vol. 2

20 Giu 2014, 08:08 | a cura di
Seconda tappa dell'indagine su come alcune cantine affrontano i mercati stranieri. Questa รจ lavolta di Germania e Russia. Ecco cosa ci hanno risposto Lungarotti, Donnafugata e Carpenรฉ Malvolti.

Mercati emergenti? Non solo. L'Europa, lungi dall'aver esaurito le sue potenzialitร , rappresenta ancora uno dei maggiori sbocchi per il vino italiano. La prima prova export - ancor prima di tentare la fortuna nelle zone piรน remote del globo - si gioca, infatti, dentro i confini dell'Unione. O poco piรน in lร . Al primo posto, neanche a dirlo, la solidissima Germania dove i vini italiani guardano dall'alto della lista tutti gli altri - francesi compresi - e nel primo trimestre 2014 hanno raggiunto quota 140 milioni di litri in volume e 224,4 milioni di euro in valore. Un mercato appetibile, dove non manca all'appello quasi nessuno, dai piccoli ai grandi. Ne abbiamo parlato con Francesco Zaganelli, il giovane export manager di Cantine Lungarotti (250 ettari vitati per una produzione di 2,2 milioni di bottiglie), una realtร  sรฌ familiare, ma tra le piรน note dell'Umbria anche all'estero. โ€œIl mercato tedesco รจ una garanzia, anche in questi anni di crisiโ€ dice โ€œla loro solida economia ha, infatti, evitato ripercussioni sul vino. รˆ uno di quei Paesi dove oggi restare รจ piรน facile che entrare. E noi, per fortuna, ci siano da sempreโ€. Dagli anni '60 quando nacque la realtร  Lungarotti che oggi esporta in ben 45 paesi nel mondo, per una percentuale del 55% dell'intero fatturato, con la Germania in testa. โ€œNon dimentichiamoโ€ dice Zaganelli โ€œla grande emigrazione italiana verso la Germania di cinquant'anni fa, ancora oggi alla base del successo del nostro vino. Le comunitร  italiane, infatti, sono state decisive nella scelta del Made in Italy, cosรฌ come altro volano รจ stata, e continua ad essere, la ristorazione. A livello geografico i risultati migliori si ottengono nella Renania Settentrionale-Vestfalia, soprattutto nelle grandi cittร  quali Dรผsseldorf, Colonia, Essen, mentre a livello di prodotto, ad avere la meglio sono i vini bianchi, purchรฉ con caratteristiche differenti rispetto ai grandi bianchi tedeschi. La richiesta, quindi, va verso vini piรน equilibrati e piรน freschi, dalle gradazioni alcoliche non elevateโ€. Pochi problemi con il sistema burocratico: โ€œLa stabilitร  tedescaโ€ continua Zaganelliโ€œsi riflette anche nel sistema legislativo abbastanza stabile negli anni. Cosรฌ come altro fattore positivo รจ l'approfondita conoscenza del vino da parte dei consumatori con cui non serve un approccio educativo, come รจ, invece, necessario in molti altri mercati, specie in quelli emergentiโ€.

Dello stesso avviso Fabio Genovese, export manager di un'altra realtร  familiare tra le piรน famose in Italia e tra i massimi protagonisti del made in Sicily nel mondo, Donnafugata (270 ettari vitati per 2,2 milioni di bottiglie): presente in oltre 65 Paesi, realizza il 35% del proprio fatturato all'estero, sebbene si definisca un'azienda โ€œanomalaโ€, perchรฉ continua, nonostante tutto, a lavorare e restare ben piantata in Italia. โ€œLa Germaniaโ€ dice โ€œรจ un mercato consolidato: gli emigranti siciliani sono stati decisivi, cosรฌ come la ristorazione. Ma bisogna tener presente i cambiamenti in corso. Oggi, ad esempio, si vende molto ai grossisti e, tra i canali di distribuzione, si sta molto consolidando la posizione dell'e-commerce di cui la Germania, insieme a Stati Uniti e Cina - e al contrario dell'Italia - ha sviluppato al massimo le potenzialitร . In questo modo ci sono piรน possibilitร  anche per i vini premium che normalmente non troverebbero ampi spazi in paesi come la Germania che mi piace definire 'mercati di prezzo', ovvero mercati dove la competizione รจ altissima e molto si gioca proprio sul costo dei viniโ€. Il riferimento รจ alla Spagna, la cui presenza in Germania come altrove si fa sempre piรน prepotente, o ai cosiddetti nuovi paesi produttori, quali Argentina, Cile, Sudafrica. โ€œPaesi che ritroviamo in modo ancora piรน massiccio negli Usaโ€ continua Genoveseโ€œdove la competizione รจ estrema: tutto il mondo vuole vendere in America. Un mercato non sempre facile. Quando mi chiedono che tipo di Paese รจ, rispondo un Paese composto da 50 Stati. Ognuno con le proprie leggi, le proprie regole e i propri meccanismiโ€. E la Russia invece? โ€œUn mercato relazionaleโ€ risponde con sicurezzaโ€œche necessita di rapporti continui e diretti. Donnafugata lo frequenta da circa dieci anni, ma ci sono diverse difficoltร  evidenti. Dalla diffusione di vino quasi esclusivamente nelle grandi cittร , quali Mosca e San Pietroburgo, fino ad alcune leggi restrittive, come quella che impedisce la pubblicitร  di superalcolici, vino compreso, in Tv o nei giornali. Sulla conoscenza russa del vino, direi che รจ in fase di diffusione, ma piรน di un paese che conosce, parlerei di un paese che beve. E tanto, per fortunaโ€.

Lo definisce, invece, un mercato ormai pienamente maturo e consapevole, Domenico Scimone, global sales&marketing director di Carpenรฉ Malvolti (26 ettari vitati per 5,3 milioni di bottiglie).Ma teniamo presente che in questo caso parliamo di bollicine. L'azienda che rappresenta, infatti, รจ praticamente quella che, con 150 anni di storia alle spalle, ha decretato il successo del Prosecco e che oggi puรฒ vantare la maggiore produzione di Conegliano Valdobbiadene del comprensorio. All'estero รจ presente su 50 Paesi dove realizza il 55% del fatturato. โ€œLa Russia รจ un mercato che presidiamo da vent'anniโ€ dice โ€œperiodo in cui sono avvenuti tanti cambiamenti, a partire dalla maggiore conoscenza del vino fino all'apertura sempre piรน evidente verso l'Europa, soprattutto grazie alle nuove generazioniโ€. Per il periodo 2012-2017 l'istituto Canadean stima un tasso di crescita annuo dellโ€™industria del vino del 2,8% in valore e dellโ€™1,8% in volume. E intanto giร  da qualche anno l'Italia ha visto crescere l'interesseper i propri vini, con un aumento dal 2008 dellโ€™84% nei volumi esportati e di quasi il 90% in valore. โ€œSe prima si bevevano solo superalcolici e champagneโ€ continua Scimoneโ€œoggi l'Italia si รจ ritagliata un posto di rilievo. E il Prosecco in particolare, sia con la Doc, sia con la Docg. Quest'ultimo รจ quello che sta crescendo maggiormente: 11 punti percentuali nel 2013 sull'anno precedente. Il segreto del successo? Probabilmente la decontestualizzazione che lo rende un prodotto a tutto pasto e non piรน legato alle festivitร . Certo una svolta sostanziale si รจ avuta dal 2009 con il riconoscimento della Doc e subito dopo con l'arrivo della Docg che hanno legato un vino generico, considerato, ahimรจ minore, ad un territorio specifico, dandogli una spinta 'valoriale' anche e soprattutto al di fuori dei confini nazionaliโ€. Nessuna concorrenza quindi con Champagne, Metodo Classico italiani e soprattutto Cava spagnoli, sempre piรน venduti all'estero? โ€œDirei che il Prosecco ormai sia diventato un segmento a sรฉโ€ diceโ€œUn segmento che in volume - e sottolineo in volume - con i suoi 300 milioni di bottiglie ha superato la produzione e le vendite di Champagne. Comunque piรน che concorrenza, parlerei di sinergia delle bollicineโ€. Dove il Prosecco per l'Italia, potrebbe diventare - o forse lo รจ giร  - la chiave per entrare nei mercati. Soprattutto europei (teniamo presente che le vendite sono legate per oltre l'80% proprio al Vecchio Continente). Una sorta di apripista come si dice in gergo sportivo, e cosรฌ come conferma lo stesso Scimone:โ€œA parte le aziende storiche del Prosecco come la nostra, anche molte altre aziende il cui core business รจ composto da vini fermi, all'estero puntano soprattutto sulle bollicine per trainare anche le altre produzioni. Nel nostro caso, posso dire che la spinta del Prosecco, รจ fondamentale anche per il piazzamento di prodotti, quali grappa e distillati, che riescono, cosรฌ, ad arrivare, perfino in Russia, roccaforte della vodkaโ€. Fenomeno-prosecco, dunque. Anche a costo, a volte, di diventare protagonista di spiacevoli episodi di imitazione e falsificazione che, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, non fanno che rafforzare e confermare il successo del prodotto. Ma ha ancora senso, a fronte di una continuitร  di numeri nel tempo, parlare di fenomeno? โ€œSi parla di fenomeno solo perchรฉ รจ una realtร  dinamicaโ€ conclude Scimoneโ€œsoprattutto negli Stati emergenti dove ancora ci sono ampi margini di crescita. Ma credo che ormai sia arrivato il momento di affermare che il fenomeno si รจ trasformato in realtร โ€.

a cura di Loredana Sottile

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Questo articolo รจ uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 19 giugno.ร‚ร‚ร‚ย Abbonati anche tu se sei interessato ai temi legali, istituzionali, economici attorno al vino. E' gratis, basta cliccare qui.ร‚ร‚ร‚ย 

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