Wine truck, l'ultima frontiera dei consumi? Vol. 1

7 Gen 2016, 10:30 | a cura di

Dopo il cibo, anche il vino, con un po' di ritardo, si lancia nel circuito dei truck. L'ultimo arrivato è Bollicino, mentre Caràvin fa il bilancio del primo anno di attività. Intanto le carrozzerie si attrezzano e sempre più cantine scelgono la vendita on the road.

In principio erano i carretti del gelato, i furgoncini del latte o i carrelli dei bomboloni da spiaggia. Poi è stata la volta del food truck. L'evoluzione gourmet del cibo di strada che sembra aver messo in moto le idee. O meglio su ruote. In questi mesi è tutto un fiorire di gelati truck, polpette truck, caffè truck, pasta truck. Tanto che ad Expo il padiglione degli Usa è stato ribattezzato “Food Truck Nation”, quasi a voler sottolineare che l'America guarda avanti. E, infatti, i Paesi dove al momento la formula è più utilizzata sono gli Usa, seguiti dal Nord Europa, soprattutto Inghilterra, Svezia e Svizzera.

 

Ma a che punto è il wine truck? Come mai il fenomeno non è ancora esploso, mentre sul fronte beverage ha avuto più fortuna la birra (in Italia: Birra di classe, Birrificio Belgrano, Beer Bike Baladin, etc.)? E ancora, potrebbe trattarsi dell'ultima frontiera del consumo su ruote? Abbiamo provato a fare il punto e capire chi al momento, in Italia, è già sulla piazza e quali sono le difficoltà con cui deve confrontarsi.

 

Bollicino

Partiamo dalla novità. Il suo nome è Bollicino,viaggia su un'apecar e viene da Cuneo, oltre alla città di origine punta su altri centri in occasione di manifestazioni, dentro e fuori dai confini nazionali.

A guidarlo c'è Stefano Milano che, insieme ad altri due soci, ha sempre lavorato nel mondo del vino e della ristorazione. “Negli ultimi mesi l'offerta si è spostata sempre su ruote” dice Milano “Ma, analizzando il mercato, è evidente che fino a ora la formula beverage on the road è quella meno battuta. Probabilmente perché i margini di guadagno sono meno alti. La nostra idea, però, è molto settoriale e si rivolge esclusivamente alle bollicine, che sono quelle che trainano i consumi. In particolare, proporremo Prosecco per il 70%, Franciacorta per il 20% e Champagne per il 10%, cercando di posizionarci su una fascia medio-alta”.

Così, con un investimento iniziale di 60 mila euro ed un magazzino di 4 mila bottiglie, Bollicino vuole diventare un'enoteca itinerante per bolle, puntando sia sulla mescita sia sulla vendita. A completare l'offerta dei gonfiabili per creare aree lounge sviluppate insieme all'azienda Business on the road. Ma non è finita. “Il nostro business plan prevede un allagamento nei prossimi mesi” continua Milano “con l'obiettivo di arrivare a fine 2016 con cinque mezzi, nuovi soci e nuovi investimenti. I mezzi dipenderebbero sempre da un'unica gestione ed un unicomagazzino, ma con la possibilità di essere indipendenti per attività extra”. Così Bollicino diverrebbe una sorta di brand con attività anche diversificate. Ma prima aspettiamo il debutto.

 

Caràvin

Chi, invece, ha già debuttato da tempo è Caràvin:viene da Milano, ma lo si può “incontrare” un po' in tutta Italia. A “tirare il carretto” c'è Filippo Torsello, un avvocato pentito che, posata la toga e preso il titolo di sommelier, ha deciso di buttarsi nella mischia. Prima insieme a un socio (Edoardo Piva), poi proseguendo da solo. “Abbiamo iniziato a settembre dello scorso anno” dice “quando i truck in giro erano una quarantina. Ora il fenomeno è esploso e se ne contano un migliaio in tutta la Penisola, ma in questi mesi non mi è ancora capitato di vederne altri del settore vino”. Come mai? Una possibile risposta potrebbe essere in una legge risalente al 1940 che vieta la somministrazione in strada di vino se non a titolo gratuito o in bottiglie chiuse, così come ci spiega Filippo: “Ai tempi gli ambulanti (è questa la categoria di riferimento per i wine truck, ndr) erano per lo più galeotti e quindi si possono anche capire certe precauzioni. Oggi per fortuna i tempi son cambiati”. Ma le leggi no. Come si riesce a raggirare l'ostacolo? “Al momento la nostra enoteca itinerante fa tappe all'interno di manifestazioni o eventi di privati, matrimoni e feste comprese. Nel caso di manifestazioni si tratta di pagare un contributo per lo spazio, l'elettricità e così via. Una cifra che può andare dalle oneste 200 euro fino a addirittura a 1500 euro”.

Se parliamo di investimento iniziale dipende dal mezzo che si intende utilizzare: nel caso di Caràvin un carretto adibito a enoteca trainato da altro mezzo. Tutto fai da te, quindi, con costi alquanto ridotti. “L'investimento iniziale è stato di 18-20 mila euro circa” dice “una cifra sostenibile e recuperata in pieno nel giro di un anno. Certo si devono considerare anche le spese di personale e di magazzino: in genere facciamo un ordine al mese, considerato che la capienza sul mezzo è di 60-70 bottiglie a evento”. Parlando di gusti, invece, il wine truck permette di avere una visione generale di tutto il Paese e sembra valere il detto città che giri, usanze che trovi: “Non ci sono gusti universalmente validi. A Milano, ad esempio, qualche settimana fa abbiamo venduto benissimo il prosecco, ma a distanza di giorni, a Torino, è rimasto tutto sigillato, mentre sono andati a ruba i vini rossi”.

Guardando al futuro dei food truck, Filippo è fiducioso, sebbene non nasconda qualche perplessità: “Il timore è che diventi un settore inflazionato: quando una cosa va bene, tutti ci si buttano dentro, e quindi temo un'implosione. Ma intanto di cose da fare ce ne sono, come ad esempio un evento sullo street food organizzato dal basso, da noi trucckettisti, che possa diventare un appuntamento fisso, magari con cadenza mensile in un luogo prestabilito di Milano. Si pensi, infatti, che ci sono eventi in cui noi del vino non siamo previsti perché è lo stesso festival ad occuparsi della parte beverage. E questo ci taglia fuori”. Premesso ciò, quale sarà, invece, il futuro del wine truck? “Credo che potrebbe svilupparsi più che come enoteca, nella prosecuzione fisica di singole cantine, magari grandi brand. Un esperimento a cui stiamo pensando è un monomarca legato a Caràvin che possa girare l'Italia. Ma dobbiamo lavorarci e trovare la giusta cantina”.

 

Tenute Piccini

E infatti... se Caràvin e Bollicino al momento sono le uniche enoteche itineranti, sono un po' di più le cantine ad aver fiutato la svolta. Tra le prime a lanciarsi su strada c'è Tenute Piccini di Castellina in Chianti: “Un'azienda anomala” come la definisce Martina Piccini che ne cura il marketing “perché siamo cantina storica, ma sempre aperta alle nuove sfide. Partiamo dall'idea che si può andare oltre il mondo dei social network e che la condivisione può essere anche altra cosa. Per esempio abolire le distanze, uscire dalla cantina e incontrare direttamente i consumatori. Per questo abbiamo comprato e personalizzato ben cinque api calessino (capienza di circa 50 bottiglie, conservate tramite sistema di refrigerazione; ndr) e da qualche mese abbiamo iniziato a girare per tutta l'Italia, dalla Basilicata alla Lombardia, facendo tappa nelle enoteche e negli altri punti vendita”. Il successo è stato immediato: “I giovani si avvicinano curiosi, i meno giovani nostalgici, visto che l'allestimento richiama i mitici anni '60 e la dolce vita”. E così la degustazione itinerante diventa un evento. Ma dove questi elementi e il richiamo all'Italia, funzionano ai massimi livelli, è all'estero. E così, dotati di una minicooper con portabagagli trasformato in cantinetta, l'azienda toscana lo scorso 8 ottobre ha oltrepassato la Manica e “distribuito” vini per le strade di Londra per poi partire alla volta di Manchester. “Un vero viaggio on the road” conclude Piccini “e adesso siamo pronti a ripetere l'avventura, replicando anche in altre città”.

 

Cantina Tollo

In Italia altro esempio di cantina che ha messo le ruote viene dall'Abruzzo. È la Cantina Tollo di Chieti. Il debutto è stato alla Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre con Furgoncino Volkswagen bianco e marrone, allestito in stile vintage. Ma in questo caso la formula scelta è stata quella mista: cibo e vino. Entrambi rigorosamente abruzzesi. Sul truck, infatti, oltre ai vini, c'erano i piatti del ristorante Villa Maiella di Guardiagrele. E come si dice squadra che vince non si cambia. La stessa formazione si ritrova nelle altre tappe del tour: il Fuori Salone del Mobile di Milano, il Festivaletteratura di Mantova e Festival Internazionale di Giornalismo di Perugia. “Non vogliamo solo cavalcare l'onda” dice Andrea Di Fabio direttore commerciale della cantina “Ma questo ci sembra il modo più democratico di comunicare con i clienti. Un veicolo popolare che non necessariamente deve stare all'interno di una manifestazione enogastronomica, anzi può completare l'offerta di un evento, quale ad esempio la festa del Cinema o un Festival di letteratura”. In questo, per la tappa zero l'investimento è stato minimo visto che il mezzo è stato noleggiato, ma in futuro si vedrà...

 

a cura di Loredana Sottile

Per leggere Wine truck, l'ultima frotiera dei consumi? Vol. 2 (come fare per aprire un truck) clicca qui 

 

Questo articolo è uscito sul nostro settimanale Tre Bicchieri del 19 novembre

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