Parità di genere. Intervista a Camilla Lunelli

20 Gen 2022, 17:28 | a cura di
Per la rubrica promossa dalla Fondazione Gambero Rosso e dedicata alle donne, intervistiamo Camilla Lunelli, Responsabile della comunicazione e dei rapporti esterni di Cantine Ferrari.

La Fondazione Gambero Rosso, creata con lo scopo di dare attenzione e risalto ai temi di ordine sociale e della ricerca, porta avanti con dedizione questa rubrica dedicata alle donne, non tanto perché crediamo nelle quote rosa ma perché è fondamentale parlare e sensibilizzare sulla parità di genere. Ed è altrettanto fondamentale farci portavoce di donne che hanno raggiunto importanti obiettivi nel proprio settore. Qui l'intervista a Camilla Lunelli, Responsabile della comunicazione e dei rapporti esterni di Cantine Ferrari.

Camilla Lunelli

Intervista a Camilla Lunelli

Nella sua esperienza lavorativa quali sono stati gli ostacoli che lei ha dovuto affrontare in quanto donna?

Nella mia esperienza lavorativa, sia precedente che all’interno della nostra azienda, non ho mai sperimentato discriminazioni in quanto donna; ritengo però che il nostro sistema sociale sia ancora impostato in modo penalizzante per il ruolo femminile. Ci si aspetta, infatti, che sia per lo più la donna a dover gestire gli impegni familiari, soprattutto con l’arrivo di un figlio, il che implica un importante gap rispetto all’uomo, in termini di disponibilità di tempo, energie e costanza e spinge spesso a fare un passo indietro nella sfera lavorativa.

In quale modo si riesce a superare questi ostacoli?
Ho la fortuna di avere al mio fianco un marito che ritiene importante una equa divisione dei compiti familiari. Ciò ha permesso a me di continuare a seguire i molti impegni e le trasferte che il mio lavoro richiede, anche dopo l’arrivo dei nostri 3 figli, e a lui di coniugare il suo impegno professionale con la possibilità di godersi la paternità in maniera piena e arricchente.

Nel suo attuale ruolo quali leve gestionali sta utilizzando per facilitare il mondo femminile?

Sono felice di lavorare con un team tutto al femminile e di offrire opportunità di crescita venendo allo stesso tempo il più possibile incontro alle loro esigenze familiari; mi piacerebbe poterlo fare anche con degli uomini e dei padri, incentivando così la redistribuzione dei ruoli e lascio dunque aperte le porte in questo senso.

Inoltre, cerco di parlare spesso di queste tematiche e ritengo importate il fatto di essere parte di associazioni come quella delle Donne del Vino e la Fondazione Bellisario, sempre molto attente a questo genere di argomenti, che si impegnano a portare all’attenzione dell’opinione pubblica, proprio nella speranza di accelerare cambiamenti altrimenti molto lenti.

Quali proposte o modifiche proporrebbe alle autorità di governo per accelerare il raggiungimento della parità?

Premesso che non mi è mai piaciuto molto il concetto delle “quote rosa”, negli anni mi sono convinta del fatto che comunque possano rappresentare un utile acceleratore di processi di cambiamento sociale, con l’obiettivo di arrivare ad eliminarle prima possibile, perché non più necessarie. Inoltre, credo che sia importante vedere più donne ricoprire posizioni con ruoli decisionali, sia nelle istituzioni, che nelle aziende pubbliche e private.

Sicuramente sono necessarie delle politiche di sostegno sociale che vadano incontro proprio alle esigenze femminili, incentivando uguaglianza salariale, accesso al mercato del lavoro e conciliazione famiglia-lavoro, cercando di cambiare proprio l’approccio culturale su quest’ultimo tema. Guardando a una prospettiva di medio termine, ritengo possa essere positivo anche incentivare le ragazze ad approcciare percorsi universitari in materie scientifiche, magari con sbocchi nel mondo della tecnologia e del digitale, destinati a essere sempre più centrali in futuro.

Quali modalità e quali formule suggerisce per sensibilizzare e rendere consapevole il mondo maschile di questo gap? Un gap che, peraltro, ha conseguenze anche sul Pil.
Sono convinta che i talenti siano distribuiti in modo equo tra uomini e donne, quindi, statisticamente se più del 50% degli assunti sono uomini, non necessariamente si stanno portando in azienda i migliori talenti. Quindi certamente sul Pil questo elemento ha un impatto, proprio perché a volte si rischiano di perdere talenti femminili. Ritengo importante lavorare all’eliminazione del pregiudizio che spesso ancora c’è nell’assumere una donna temendo che possa “dare” meno di un uomo. Ma per fare questo, come detto prima, bisogna arrivare a una equa distribuzione del lavoro non remunerato in famiglia fra uomini e donne.

Quale messaggio o consiglio si sente di dare alle donne che hanno capacità e desiderio di emergere, in particolare a quelle che stanno ancora lottando e alle giovani generazioni?

Il mio consiglio è quello di avere fiducia nelle proprie capacità e perseguire con convinzione e impegno il proprio progetto, pur conoscendo i sacrifici che questo può comportare; altrettanto importante è secondo me il fatto di non rinunciare assolutamente alla gioia di una famiglia. Ciò richiede la ricerca, sempre faticosa ma possibile, di un equilibrio tra i due mondi che si può ottenere solo grazie alla condivisione con il partner, su basi egualitarie, del carico di lavoro richiesto dalla famiglia. Per questo credo sia molto importante lavorare sull’educazione di genere e trasmetterla ai bambini, di entrambi i sessi, fin dalla primissima infanzia.

Ci racconti un aneddoto (positivo o negativo) di una delle sue esperienze sul tema.

Ho sempre creduto molto nell’importanza dell’educazione di genere, anche tramite la proposta a bambine e bambini di esempi positivi di donne che hanno perseguito il proprio sogno e lasciato un segno, nei campi più svariati. Per questo ho letto molte volte ai miei figli “Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli”, che presentava la vita di grandi donne di tutto il mondo. In occasione dell’uscita della versione del libro dedicata alle donne italiane, nel 2021, ho avuto l’emozione, l’onore e il privilegio di essere selezionata fra le 100 donne ritratte nel libro. Non credo che la mia storia abbia nulla di straordinario, ma proprio per questo spero possa incentivare qualche bambina a non scoraggiarsi dinanzi alla prospettiva di coniugare un percorso professionale di soddisfazione con una vita familiare ricca e intensa.

illustrazione di Ilenia Tiberti

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