Per il Regno Unito si profila una Brexit no deal. E Johnson invita i supermercati a fare scorta di cibo

15 Dic 2020, 10:29 | a cura di
Si protrarranno a oltranza le trattative per raggiungere un accordo commerciale proficuo tra Regno Unito e UE, in vista dell’imminente concretizzazione della Brexit. Se questo non dovesse arrivare, la disponibilità di prodotti freschi, in UK, sarebbe a rischio. E i prezzi aumenterebbero. Johnson prova e limitare i danni con un singolare appello.

I rischi di una Brexit no deal

Il prossimo 31 dicembre segnerà per il Regno Unito l’uscita effettiva dall’Unione Europea, al termine di un periodo di transizione che si è protratto per tutto il 2020 (formalmente il passaggio è avvenuto lo scorso 1 febbraio). Dunque, dal 1 gennaio 2021, per effetto della Brexit, il Paese guidato da Boris Johnson non farà più parte del territorio doganale e fiscale dell’UE. Ma i negoziati per raggiungere un accordo commerciale che soddisfi entrambe le parti sembrano destinati a protrarsi più del previsto, o meglio “a oltranza”, come ha confermato la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen a fronte delle difficoltà finora incontrate durante le trattative. Dall’accordo, infatti, dipenderà la regolamentazione delle attività economiche di entrambe le parti a confronto; e il nodo più complesso da sciogliere è il cosiddetto level playing field, cioè le regole che dovrebbero impedire alle aziende britanniche di fare concorrenza sleale a quelle europee. All’orizzonte, dunque, si profila sempre più concreta una Brexit no deal, che Johnson, pur consapevole dei rischi cui il Regno Unito andrebbe incontro nel breve periodo se le trattative fallissero, non ha finora scoraggiato. Questo significherebbe, in primis, la riattivazione di controlli e dazi per le merci ai confini tra Regno Unito e Unione Europea, con conseguenze economiche severe per gli inglesi.

Johnson invita i supermercati a fare scorta di cibo

Non a caso, negli ultimi giorni, è arrivato l’appello del premier a correre ai ripari. L’invito di Johnson è rivolto alla Gdo, chiamata a fare scorta di prodotti alimentari e generi di prima necessità prima della fine dell’anno, per non incappare nei rallentamenti e nelle restrizioni che potrebbero scattare in caso di una Brexit no deal, che causerebbe, secondo le stime governative, carenza di prodotti freschi – soprattutto ortaggi e frutta, che il Regno Unito importa in gran parte dall’Europa, a cominciare da pomodori e insalata – nei primi mesi del 2021. In una situazione del genere, con la paura che alimenta la corsa folle all’acquisto, si teme che gli inglesi possano prendere d’assalto i supermercati, proprio come visto un po’ in tutto il mondo dall’inizio della pandemia, ma stavolta per un motivo in più: non solo il timore di restare privi di cibo, ma anche la seria eventualità che i prezzi dei prodotti alimentari freschi aumentino in modo indiscriminato per le nuove tariffe doganali imposte dall’Europa. Decisamente non una buona prospettiva per iniziare il nuovo anno dopo un 2020 così tormentato. Fornitori e rivenditori, però, stanno già approntando un piano per ridurre i disagi dei consumatori, cercando canali di approvvigionamento alternativi e stoccando quanti più possibili articoli non deperibili. Ma l’impatto negativo sul commercio dei prodotti freschi di importazione sembra difficilmente scongiurabile.

La necessità di scongiurare il panico

I porti inglesi (Dover in prima linea), peraltro, già scontano questa corsa preventiva all’approvvigionamento, e segnalano lunghi ritardi e disagi su entrambe le sponde della Manica, poiché le compagnie di distribuzione hanno già iniziato a fare scorta di prodotti, e questo, paradossalmente, potrebbe creare difficoltà d’acquisto già durante il periodo natalizio. Tanto che l’opposizione ha giudicato irresponsabile, da parte del premier, incoraggiare lo stoccaggio di prodotti per far fronte ai limiti delle sue decisioni politiche. Il governo inglese, dal canto suo, ha già previsto lo stanziamento di ingenti aiuti economici in caso di Brexit no deal, per sostenere i settori d’impresa più colpiti dall’uscita dal mercato unico europeo. Tra questi, si segnalano agricoltura e pesca. Intanto il British Retail Consortium invita i consumatori a non cedere al panico: i prodotti essenziali non mancheranno, negozi e supermercati stanno già approntando le misure necessarie per garantirlo, dunque è bene non acquistare cibo in eccesso che, nelle maggior parte dei casi, si traduce in uno spreco alimentare ingiustificabile, tanto più in un mondo che dopo gli ultimi terribili mesi fa i conti con un aumento esponenziale della povertà e delle famiglie in difficoltà.

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