Presentato il Piano Strategico per il Turismo 2017-2022. Ristorazione ed agroalimentare in prima linea

20 Dic 2016, 16:30 | a cura di

È Dario Franceschini ad anticipare in Consiglio dei Ministri il Piano frutto di un processo di partecipazione tra forze che al settore turistico posso portare un contributo concreto. Si scommette sulla valorizzazione del brand Italia e sulla qualità dell'accoglienza. E l'enogastronomia gioca un ruolo fondamentale. 


L'Italia deve investire nel turismo

Diamo una rotta al futuro. È l'auspicio che incalza sulla “copertina” del Piano Strategico per il Turismo concertato dal Governo negli ultimi mesi per individuare le linee programmatiche in materia di economia del turismo relative al periodo 2017-2022. Un documento importante per un Paese come l'Italia, dove nel 2016 l'occupazione nel turismo ha coperto il 12,8% del totale nazionale, con particolare spinta nel ricettivo e nella ristorazione, che nel periodo considerato ha dato lavoro a 1,4 milioni di persone. E tanto più necessario per dotare il settore di una cornice unitaria per una gestione più coerente e ordinata, a vantaggio degli operatori professionali e di chi dell'offerta turistica fruisce ogni giorno nelle situazioni più disparate (solo nel 2016 oltre 60 milioni di visitatori dall'estero). Le leve fondamentali, si legge nell'executive summary, sono “l'innovazione tecnologica e organizzativa, la valorizzazione delle competenze e la qualità dei servizi”. Il Piano, così indirizzato, è stato presentato dal ministro del Mibact Dario Franceschini - “Un documento di svolta che rafforza l’idea di Italia come museo diffuso e, proponendo anche nuove destinazioni, individua nel turismo, sostenibile e di qualità, uno strumento di policy per il benessere economico e sociale di tutti” - in Consiglio dei Ministri e si propone l'obiettivo di rilanciare la leadership italiana sul mercato turistico mondiale.

 

Il soft power della ristorazione

Poco più di cento pagine per delineare le priorità di un settore che vale 171 miliardi di euro, con una riflessione racchiusa in 4 obiettivi fondamentali: diversificare l’offerta turistica, innovare il marketing del brand Italia, accrescere la competitività e migliorare la governance del settore. E soprattutto per quanto attiene ai primi due punti, anche l'enogastronomia nazionale può (e deve) giocare un ruolo importante, come si specifica in merito al ruolo trainante della ristorazione di qualità: “In tale ambito la ristorazione, come interfaccia diretta del turista verso il mondo dell’enogastronomia, non solo rappresenta il valore aggiunto della destinazione ma si conferma fattore propulsivo dell’intera filiera agro-alimentare. Sono molti i Paesi in Europa e nel mondo che stanno investendo sulla cucina come espressione autentica di soft power da spendere nella competizione globale sia in funzione turistica che nella più generale competizione economica. Ne deriva la necessità di mettere a punto una serie di azioni di comunicazione, promozione e marketing finalizzate a valorizzare le potenzialità della ristorazione come autentica espressione della cultura e dello stile di vita degli italiani”.

Accoglienza di qualità. L'importanza della formazione

È questo il passaggio più rappresentativo del PST in termini di valorizzazione del patrimonio e della tradizione enogastronomica nazionale, ma altrettanto importante è la specifica sulla necessità di potenziare le attività formative per innalzare la qualità dell'accoglienza; in questo contesto dovrebbe rientrare la valorizzazione degli istituti per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, nell'ottica di uno sviluppo coerente dell'alternanza scuola-lavoro, attraverso l'implementazione del sistema di stage.

Le filiere d'eccellenza, lo storytelling

E più in generale il Piano è caratterizzato dalla volontà di individuare e raccontare nuovi itinerari turistici, per valorizzare le aree emergenti attraverso un approccio interdisciplinare, che comprende anche lo sviluppo dell'asset enogastronomico (“rafforzare la tipizzazione delle offerte territoriali attraverso il riconoscimento delle autenticità”, si legge in un altro passaggio). In parallelo dovrà muoversi la valorizzazione del brand Italia attraverso la promozione delle filiere d'eccellenza, agroalimentare ed enogastronomia comprese: “I distretti produttivi possono diventare, specie per le destinazioni emergenti un richiamo in quanto luoghi rappresentativi del “saper fare” italiano. Tra l’altro, molti distretti produttivi (specie di carattere artigianale), compresi quelli agroalimentari, vivono immersi nel patrimonio storico e artistico dei nostri centri urbani, nel contesto dei quali rappresentano un’interessante testimonianza dell’evoluzione delle antiche tradizioni manifatturiere”.

E sul piano tecnico la messa a punto di una serie di strumenti di controllo e sviluppo del settore, dalla regolamentazione della sharing economy (si veda querelle su home restaurant e AirBnb) alla digitalizzazione delle aziende che operano nel turismo. C'è molto lavoro da fare. La speranza più grande è che si possa farlo insieme.

 

a cura di Livia Montagnoli

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