Rivoluzione a Porta Palazzo a Torino. Così cambia il mercato più grande d'Europa

12 Apr 2019, 10:30 | a cura di
Passato, presente e futuro del mercato di Porta Palazzo a Torino, che è tra i più grandi open air food market in Europa per superficie e numero di banchi.

Non tutti lo sanno ma il mercato di Porta Palazzo figura tra i più grandi open air food market in Europa per superficie e numero di banchi. E nel mensile di aprile del Gambero Rosso gli abbiamo dedicato uno speciale, anche in vista dell'inaugurazione del Mercato Centrale che si insedia proprio nel Palafuksas di fronte. Qui un'anticipazione.

Porta Palazzo

Il mercato di Porta Palazzo

Nel corso dei secoli sono cambiate molte delle sue coordinate, le strutture e l’organizzazione, ma alcune variabili sono rimaste costanti: la sua funzione di collegamento tra le produzioni agricole della campagna ed i consumi della città industriale, l’aver saputo accogliere e integrare i prodotti e le culture alimentari “altre” che si sono stratificate nel corso del tempo, al ritmo delle stagioni. Con lo sviluppo dell'industria automobilistica e del suo indotto, la capitale Sabauda ha attirato a sé dapprima la forza lavoro dalle Valli piemontesi alla città.

Porta Palazzo

Nel mercato contadino di Porta Palazzo dove si sgozzavano polli e conigli, si vendevano le tinche di stagno di Poirino e le trote delle riserve alpine, si cucinava con il burro e lo strutto e, acciughe a parte, era più facile trovare un filetto di merluzzo delle isole Lofoten che un qualsiasi pescato del Mediterraneo. Rapporti con il resto dello Stivale insomma, ben pochi.

Porta Palazzo

Il porto di una città senza mare

La seconda e più importante metamorfosi Porta Palazzo l’ha vissuta poi con l’emigrazione verso Torino di decine di migliaia di lavoratori dalle diverse regioni italiane del centro sud Italia, dalle isole e del nord-est. I barachin, ovvero le gavette all’interno delle quali gli operai consumavano il loro pasto durante la pausa mensa in fabbrica, divennero la più importante fonte di confronto e di scambio sulle diverse tradizioni gastronomiche dell’Italia operaia.

E mentre la giornalista Rossana Cambi raccontava nella lingua d’Oltralpe (nel libro “Porta Palazzo à l’ombre des tantes” - ed. Metropolis, 1997) la passione delle famiglie benestanti torinesi per le pietanze “esotiche” cucinate dalle domestiche venete, pugliesi, abruzzesi, siciliane o sarde, Porta Palazzo era già cambiata.

Porta Palazzo interno

A fare la differenza non erano più solo i pelati inscatolati in via Borgo Dora 34, dal monferrino Francesco Cirio (a lui è dedicata una lapide commemorativa sulla Piazza), ma i lampascioni pugliesi, le moeche veneziane, le melanzane siciliane, e tutti quei prodotti al seguito dei migranti. Da allora Porta Palazzo ha saputo accogliere e proporre a prezzi popolari ogni genere di prodotto tipico regionale, per permettere a tante famiglie che giungevano anche dalle periferie di far quadrare il bilancio familiare e di mettere letteralmente assieme il pranzo con la cena.

Porta Palazzo interno

Crisi e riqualificazione

E si va avanti con la timeline della storia. Con la nascita di ipermercati e centri commerciali a partire dagli anni Settanta è iniziato il lento declino dei mercati rionali e anche ovviamente di Porta Palazzo. Difficoltà di accesso, trasporti non eccellenti, offerta di parcheggio complicata hanno fatto il resto. Porta Palazzo nel frattempo si era aperta a tutto: c’era spazio per troppi e ognuno si arrangiava come poteva. C’erano i ladri di biciclette, i contrabbandieri di sigarette con le stecche di Marlboro nascoste sotto la giacca, i truffatori con il gioco delle tre carte, le prostitute intorno a cinema a luci rosse Alcione, perfino le cartomanti ed il fachiro che si rotolava incatenato in un barile pieno di cocci di vetro.

Folklore tanto, identità poca. Se c’era uno scippo o qualche fattaccio di cronaca, La Stampa dell’epoca titolava: “Rapinata gioielleria a Porta Palazzo: si sospetta una banda siciliana”. Poi è toccato agli zingari e agli albanesi, oggi a maghrebini e nigeriani. Porta Palazzo era diventata insomma una zona malfamata.

Porta Palazzo interno

Dalla fine degli anni ’90 fino alle Olimpiadi del 2006

Dalla fine degli anni ’90 fino alle Olimpiadi del 2006, Porta Palazzo è stata oggetto di un importante intervento di riqualificazione per quello che riguarda l’arredo urbano, la mobilità, i parcheggi, il ripristino di edifici e immobili per opera del Progetto The Gate. E i contenuti? Proprio a quell’epoca risalgono i primi due tentativi di riqualificare l’offerta gastronomica di Porta Palazzo: il gemellaggio con la Boqueria di Barcellona e la costituzione di una Rete Europea dei mercati per lo scambio di buone pratiche e l’innovazione, con l’obiettivo di rendere il mercato più attrattivo e competitivo.

Il gemellaggio venne realizzato con successo, mentre la costruzione della Rete Europea non trovò riscontro a Torino e venne soffiata dai catalani, che nel 2006 diedero vita a Emporion (emporiononline.com). Molti banchi lamentavano la disaffezione dei clienti torinesi verso mercato e piazza, ma qualsiasi proposta di cambiamento trovava grandi resistenze da parte di gestori e ambulanti.

Porta Palazzo

Per il Progetto Luoghi Comuni della Compagnia di San Paolo, nel 2011 si tentò di portare sulla piazza alcune belle realtà per aprire una scuola di cucina, un bistrò gastronomico (erano gli anni della bistronomie) e un fast good ispirato alla cocina del mercado dei mercati spagnoli coinvolgendo cuochi del calibro di Marcello Trentini (Magorabin) e Nicola Batavia (‘L Birichin), ma i tempi erano prematuri, i prezzi di locazione poco appetibili e alcuni spazi inadatti ad accogliere un ristorante di livello.

Bisognerà attendere qualche anno per vedere finalmente all’opera la Pescheria Gallina, un banco storico del 1920, che si è sfilato dal Mercato del Pesce per aprire negli spazi della Compagnia di San Paolo una boutique marinara con annesso bistrò: un vero successo che ha contribuito non poco a cambiare la percezione sulla grande piazza.

La storia continua nel mensile di aprile del Gambero Rosso...

a cura di Vittorio Castellani (Chef Kumalé)

foto di Andrea Guermani

 

QUESTO È NULLA...

Nel numero di aprile del Gambero Rosso, in questi giorni in edicola, trovate la storia completa con un focus sul Mercato Centrale. Un servizio di 11 pagine che include anche un approfondimento su altri progetti della zona, compreso un ostello di lusso, le utili infografiche di Alessandro Naldi con la timeline di Porta Palazzo e la mappa per orientarsi, e 10 tappe da non perdere al mercato.

Il numero lo potete trovare in edicola o in versione digitale, su App Store o Play Store

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