Se Google investe nell'innovazione agricola: 15 milioni di dollari per Farmers Business Network. E l'Italia? La linea di credito del Mipaaf

22 Mag 2015, 15:56 | a cura di
In America la start up lanciata nel 2014 promette di rivoluzionare le pratiche agricole attraverso un sistema computerizzato condiviso. E Google non perde l'occasione per partecipare al progetto. Intanto la Banca Europea degli Investimenti promette 400 milioni di euro all'agricoltura italiana.

Google investe: è l'agricoltura digitale il futuro

Abbiamo parlato più volte di quanto l'innovazione tecnologica rappresenti il futuro dell'agricoltura. Soprattutto in relazione allo sviluppo di pratiche più sostenibili, valorizzazione della biodiversità, contrasto delle epidemie (e in questo i droni agricoli stanno già facendo passi da gigante). In America il settore delle start up agricole che sfruttano le potenzialità dell'era digitale è già da tempo in fermento, monitorato costantemente da grandi investitori che assicurano i capitali necessari alla ricerca, sviluppando nuovi business dell'agroalimentare.
Ora anche un finanziatore d'eccellenza si assicura la propria quota di mercato: è Farmers Business Network l'oggetto del desiderio di Google, sempre più lanciata nel collezionare le più moderne proposte hi tech. Dopo gli occhiali per la realtà aumentata e le autovetture senza guidatore, ecco la rete computerizzata che regola le pratiche agricole.

Farmers Business Network. Cos'è?

Quando, cosa, dove, come seminare? E come sfruttare a proprio vantaggio le previsioni metereologiche? Le risposte sono tutte in rete. Grazie al prezioso servizio di monitoraggio ed elaborazione dati lanciato nel 2014 con la partecipazione di un ex manager di Google. La start up utilizza un sistema di reti per raccogliere dati sui rendimenti pubblici e privati, previsioni meteorologiche e ogni valido elemento da rivendere agli agricoltori, così da incentivare pratiche virtuose che ottimizzino i “consigli”, riducendo per esempio l'utilizzo di pesticidi e fertilizzanti. Tutti contenti quindi: le aziende agricole che vedono aumentare il proprio rendimento, i corteggiatissimi sviluppatori della start up, Google che si lancia in una nuova sfida: la divisione capital venture del colosso americano ha già raccolto 15 milioni di dollari e Andy Wheeler, a capo della divisione, entrerà presto nel consiglio di amministrazione di Farmers Business Network a fronte dell'ingente investimento.
Ma come funziona concretamente la start up? Il meccanismo è semplice (a patto di poter disporre di potenti mezzi tecnologici!): ogni agricoltore versa 500 dollari l'anno per ricevere il servizio e presenta i dati dei raccolti precedenti, il resoconto dei semi piantati e dei fertilizzanti utilizzati. Nel sistema il dati si moltiplicano in modo esponenziale, vengono elaborati e ognuno riceve indietro la sua analisi personalizzata.
Perché va bene la memoria di pratiche antiche e gelosamente custodite, ma le potenzialità dell'agricoltura moderna sembrano passare attraverso la condivisione e la trasparenza nel rispetto di un ecosistema “pianeta” a rischio.

La linea di credito per l'agricoltura italiana

Intanto l'Italia che fa? È argomento delle ultime ore l'approvazione degli investimenti in materia agricola da parte del Mipaaf di comune accordo con la Banca Europea degli Investimenti. La conferenza stampa dell'iniziativa “Diamo credito all'agricoltura italiana” si è svolta a Milano, nell'ambito di Expo e vara una linea di credito dedicata alle imprese agroalimentari per un totale di 400 milioni di euro (150 saranno gestiti da Intesa Sanpaolo nei prossimi 18 mesi), a loro volta in grado di attivare un giro di 800 milioni di investimenti grazie alle risorse garantite dagli istituti di credito italiani.
Nell'ambito del progetto si segnala la volontà di privilegiare i giovani agricoltori di età compresa tra 18 e 40 anni che potranno usufruire del finanziamento di piani di sviluppo di società agricole, start up, microimprese. Insomma, l'agricoltura è un settore strategico per l'economia italiana. E finalmente sembrano averlo capito anche ai piani alti.

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