Soave, una Preview in salsa internazionale. Guardando ai nuovi mercati-obiettivo

5 Giu 2016, 14:27 | a cura di

Cresce l'interesse dei buyer italiani e internazionali per la denominazione del Soave, di pari passo con il successo dei vini vulcanici. 


Il successo dei vini vulcanici

Durante la Soave Preview che si è svolta un paio di settimane fa, “vulcanism” è una delle parole che è risuonata più di frequente nel chiostro medioevale di Monteforte d'Alpone. Ed è anche con tale termine che si spiega la crescita della reputazione di questo bianco veronese negli ultimi anni. Un refrain, quello dei vini vulcanici, che il marketing intelligente e multitarget del Consorzio di tutela recita come un mantra da qualche di tempo, per stimolare un diverso interesse verso la denominazione. Del resto, con un'anteprima che ha messo assieme 150 buyer e giornalisti stranieri, sorretta da un'annata 2015 di grande equilibrio tra le diverse componenti che – lo dicono gli enologi del Consorzio – ha conferito al prodotto un profilo più classico rispetto alle annate 2014 e 2013, non si poteva che avere le spalle coperte.

Longevità e personalità

Due i messaggi giunti dai convegni e dalle degustazioni: il primo è che il Soave può essere un vino longevo; il secondo è che la provenienza da una zona vulcanica dà al vino tratti inconfondibili che vanno comunicati e spesi bene. Il Consorzio sta facendo tesoro dei suggerimenti e della collaborazione con l'Istituto Masters of Wine di Londra, ed è forte del riconoscimento delle "Colline vitate del Soave" come Paesaggio storico rurale d'Italia. Se nel piatto mettiamo anche i livelli produttivi tornati a salire dopo un 2014 difficile (da 43,4 milioni a 44,17 milioni di bottiglie) e anche un primo trimestre 2016 che tutto sommato conferma il trend crescente (Soave Doc da 64 mila hl a 78 mila hl; Soave Classico in lieve flessione a 22 mila hl da 23 mila hl), allora la ricetta è completa. In salsa internazionale, si badi bene. Perché, per questa Doc da oltre 6 mila ettari, l'Italia vale appena il 15%. Il resto dei 55,1 milioni di bottiglie prodotti va all'estero, con Germania e Uk che si bevono oltre metà dei volumi. Il Consorzio lo sa bene e ha già pronte le prossime tappe in mercati-obiettivo: Usa (Seattle, New Orleans, Boston, Chicago), Giappone (Fukuoka, Osaka e Tokyo) ed Europa (Vienna).

 

a cura di Gianluca Atzeni

 

 

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