Terre AbbanDonate. A Biella la piattaforma che fa incontrare chi ha e chi cerca terreni incolti

1 Nov 2020, 10:29 | a cura di
Gli obiettivi del progetto promosso da Let Eat Bi sono molteplici: valorizzare la terra e difenderla dall’abbandono, stimolare la cooperazione all’interno di una comunità, favorire il passaggio generazionale in agricoltura. Ecco come funziona la piattaforma di scambio, e perché dovrebbe essere replicata altrove.

Terre AbbanDonate. L’idea

Terre AbbanDonate è una formula che rende immediatamente l’idea del passaggio di consegne auspicato da chi ha messo in piedi il progetto. L’anello di congiunzione tra l’abbandono di una terra e la sua nuova vita, in questo caso, diventa la donazione. O meglio il dialogo tra chi possiede terreni incolti e chi invece è in cerca di un appezzamento di terra per coltivarlo, ma non ha ancora avuto modo di trovarlo. Per favorire questo passaggio interviene l’associazione Let Eat Bi. Siamo a Biella, dove la realtà che prende in prestito una delle più celebri opere di Michelangelo Pistoletto per concretizzare il Terzo Paradiso in terra biellese si preoccupa da tempo di realizzare progetti di cambiamento responsabile invitando le persone a collaborare. Obiettivo ultimo e ricorrente è la cura della terra, del paesaggio naturale e sociale, per favorire uno sviluppo economico sostenibile e l’inclusione sociale. Terre AbbanDonate mette in pratica tutto questo, proponendosi come piattaforma di incontro tra offerta e domanda di terreni agricoli. Semplicemente, la piattaforma online raccoglie una mappatura delle terre abbandonate disponibili nel territorio biellese, mostrando al contempo i coltivatori interessati ad adottare un terreno abbandonato.

Il Catasto dei Terreni e l’Anagrafe dei Coltivatori

Altrettanto semplice è l’articolazione del database in un Catasto dei Terreni e nell’Anagrafe dei Coltivatori, che favoriscono lo scambio immediato tra chi dona e chi riceve. In questo modo, spiega l’associazione, è possibile favorire la cura, la difesa e la valorizzazione del territorio locale, mentre si incentiva la creazione di legami sociali duraturi e lo scambio di saperi tra generazioni e culture diverse. Ferma restando l’intenzione di considerare la terra un bene comune e dunque di cercare di attivarne il potenziale produttivo e aggregativo. Si innestano nel discorso i concetti di cooperazione all’interno di una comunità locale, di sensibilità al riuso e di tutela del territorio in quanto identità collettiva. Per questo è importante salvare i terreni incolti dall’abbandono, perché siano una risorsa per le nuove generazioni (e sappiamo quanto negli ultimi anni siano sempre più numerosi i giovani disponibili a intraprendere nuovi e ben strutturati progetti agricoli). Ne deriva la voglia di scommettere solo su un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, che non faccia uso di sostanze chimiche e punti anzi a rigenerare il suolo. Il test sul territorio biellese si propone anche di fornire un modello replicabile altrove.

Come funziona Terre AbbanDonate

Possono iscriversi al Catasto o all’Anagrafe i soci di Let Eat Bi, previo versamento di una quota associativa annuale di 15 euro, che però sarà richiesta solo se lo scambio di una terra abbandonata andrà a buon fine. Un aspirante coltivatore in cerca di terreno, quindi, potrà registrarsi in Anagrafe dopo aver garantito il rispetto del Manifesto dell’associazione; sarà visibile sulla piattaforma attraverso una scheda profilo e potrà ricercare il terreno più adatto alle proprie esigenze nella sezione Catasto, che di ogni appezzamento incolto indica localizzazione, dimensioni, consigli per l’uso. Una volta individuato il terreno, compilando il form dedicato, si attiverà la procedura di scambio, seguita nella fase online dall’associazione e poi concretizzata dalle parti che stabiliranno autonomamente le modalità effettive di accordo giuridico con cui regolare i rapporti di uso del terreno. Analoga la procedura per chi vuole mettere a disposizione un terreno, che con l’aiuto di Let Eat Bi stilerà una carta d’identità del fondo, fornendo anche fotografie da allegare alla scheda, per poi aspettare le richieste degli interessati o muoversi alla ricerca di profili nell’anagrafe dei coltivatori. Importante sottolineare che il terreno non dovrà essere effettivamente donato: la donazione auspicata nel nome del progetto, infatti, non comporta un passaggio di proprietà, ma l’affidamento della terra a un altro soggetto, per il periodo concordato insieme (a questo proposito l’associazione mette a disposizione una forma di scrittura privata suggerita).

Cassette di ortaggi

Chi sono gli aspiranti coltivatori?

Tutti possono esplorare liberamente la piattaforma, per avere un’idea dei terreni disponibili e delle loro caratteristiche: si spazia dall’orto con bosco al prato con frutteto, al giardino aromatico dotato di pozzo, all’ex maneggio con ampie zone boschive, all’appezzamento con vecchi cascinali da recuperare. Tra i profili degli aspiranti coltivatori, invece, si rintracciano persone che vogliono dedicarsi alla produzione per autoconsumo, studenti col sogno di realizzare un’azienda agricola multifunzionale, persone col pallino per l’apicoltura o il desiderio di aprire una fattoria didattica. Ma anche associazioni che hanno bisogno di terreni per concretizzare progetti di reinserimento al lavoro di migranti. Ma c’è spazio anche per erbe officinali, vigneti, sistemi di permacultura, coltivazione della canapa. Una varietà di interessi o obiettivi che dimostra la disponibilità di un numero sempre maggiore di persone a prendersi cura della terra. E a farne una risorsa di guadagno sostenibile (leggete anche le storie di chi ci ha creduto).

www.terreabbandonate.com

a cura di Livia Montagnoli

linkedin facebook pinterest youtube rss twitter instagram facebook-blank rss-blank linkedin-blank pinterest youtube twitter instagram