Troppo sale fa male. La guerra al sodio parte da New York: arriverà anche in Italia?

4 Gen 2016, 16:34 | a cura di

A New York le catene di fast food sono obbligate a segnalare gli alimenti che eccedono il limite di sale giornaliero consigliato. Ecco le reazioni al provvedimento che vuole arginare ipertensione e problemi cardiovascolari, cominciando dalle abitudini a tavola. 


Contro il sale, per il benessere di tutti

La chiamano guerra del sale e non si riferisce a qualche episodio lontano nella storia per assicurarsi l’approvvigionamento di una merce tanto preziosa, eppure così dannosa se consumata in eccesso. La battaglia epica al consumo smodato di sale è scoppiata sul finire del 2015 a New York, dove da circa un mese la catene di ristoranti con almeno 15 sedi sul territorio degli Stati Uniti sono obbligate a segnalare gli alimenti con un contenuto di sodio più elevato rispetto agli standard sanciti dalla Board of Health, ratificata lo scorso settembre. E così dopo i provvedimenti relativi alle bevande zuccherate e l’incoraggiamento a segnalare in carta le calorie ingerite per pietanza e menu, New York  si fa ancora una volta ambasciatrice di un’iniziativa volta a tutelare la salute dei consumatori.

Cosa cambia al fast food: il triangolo di pericolo

È chiaro a tutti che la nuova normativa riguarderà principalmente le catene di fast food, che da qualche settimana a questa parte possono “vantare” un primato di simboli di allerta (l’icona raffigurante una saliera inscritta nel più classico triangolo di pericolo, accompagnata dalla scritta “troppo sale fa male”) legati alle pietanze (molte!) che eccedono  il limite giornaliero di sale consigliato per adulto, cioè 2,3 grammi. L’allerta è volta a scongiurare, o perlomeno monitorare, le patologie cardiovascolari e i problemi ipertensivi, influenzati da un’alimentazione sregolata  e dall’eccessiva assunzione di sodio. E il provvedimento è fortemente caldeggiato dal sindaco Bill De Blasio, che sta procedendo a grandi passi sul percorso intrapreso dal suo predecessore Michael Bloomberg, fautore di una politica antiobesità legata all’educazione alimentare.

La risposta. Tra dubbi, polemiche, cambi di menu

E sebbene le multe per le catene che violano il nuovo regolamento cominceranno a fioccare solo dal prossimo marzo, sono già molte le risposte positive dei principali attori sulla scena dei fast food. Da un lato c’è McDonald’s, che si dichiara “innocente” in partenza,  dall’altro catene come Burger King, Panera Bread, Subway che hanno già eliminato alcuni dei prodotti fuori legge e si stanno impegnando per ridurre il contenuto complessivo di sale dei menu che vanno per la maggiore. E tutti auspicano che la guerra al sale – già pronta ad attecchire in altre città -  porterà significativi benefici al sistema sanitario degli Stati Uniti: nella sola New York il 23,9% della popolazione adulta soffre di ipertensione.

 Anche se i precedenti non fanno ben sperare, se è vero che i provvedimenti salutistici varati finora non hanno scoraggiato il consumo dei cibi più deteriori, che continuano a restare in cima alle preferenze di tanti abitué del fast food. E intanto l’Associazione Nazionale dei ristoranti fa ricorso contro l’imposizione dell’etichetta. Staremo a vedere se l’idea avrà successo e attraverserà l’oceano. O arriverà in Italia, dove solo un paio di anni fa il Ministero della Salute lanciava l’allarme sull’eccessivo consumo di sale, più del doppio rispetto al limite fissato dall’Oms. 

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