Un tempo case cantoniere, presto ristoranti. Il progetto del ministro Franceschini

26 Ott 2015, 11:00 | a cura di

In vista del Giubileo, il Ministero dei Beni Culturali è pronto a scommettere sulla mobilità dolce e sul turismo lento che valorizza il territorio. Per farlo punta sul recupero delle case cantoniere dismesse, lungo le principali strade consolari: molte diventeranno presto ristoranti, affidate alla gestione di privati.

Art Bonus. Il recupero dei beni demaniali Sono 1600 su tutto il territorio nazionale, pronte a diventare brand importante dell’Italia che finalmente scommette sul suo patrimonio per offrire un circuito turistico adeguato alle sue potenzialità. Quando fu approvato, nel 2014, l’Art Bonus varato sotto l’egida del ministro Dario Franceschini prevedeva il recupero di edifici e spazi demaniali ormai inutilizzati, così da restituirgli nuova vita affidandoli alla gestione di privati e cooperative. Destinazione d’uso con finalità culturali, ca va sans dire, mirata nello specifico all’accoglienza del turismo, tra ostelli e punti ristoro da aprire in punti strategici, anche fuori dalle più frequentate rotte turistiche. Ora il progetto sembra più vicino a concretizzarsi e passa attraverso l’affidamento delle case cantoniere, edifici dal sapore d’altri tempi, l’inequivocabile facciata rosso pompeiano che tutti abbiamo visto sfilare dal finestrino dell’automobile senza farci troppo caso.

Il progetto case cantoniere. Come diventeranno

Eppure, fine a qualche decennio fa, questi edifici spartani gestiti dall’Anas ospitavano gli operai addetti alla manutenzione delle principali strade consolari che attraversano la Penisola: poi, dagli anni Ottanta, i costi di manutenzione eccessivi hanno portato alla dismissione progressiva di un gran numero di case cantoniere. Oggi molte aspettano abbandonate – la facciata scolorita e dimessa – di tornare a vivere. E la via del turismo sostenibile sembra quella più azzeccata. Il Ministro dei Beni Culturali parla di un’iniziativa che rilanci la fruizione lenta del territorio, in affiancamento al turismo tradizionale che prende d’assalto le grandi città; e le case cantoniere possono giocare un ruolo importante per realizzare quel concetto di museo diffuso che piace tanto ai piani alti e può diventare modello di un sistema turistico all’avanguardia, che privilegi i camminatori, i ciclisti, gli amanti della natura e gli stranieri affascinati da quel buon vivere all’italiana che sempre più spesso è solo un miraggio.

Dunque un primo monitoraggio effettuato di comune accordo tra Ministero, Demanio e Anas ha portato a individuare ben 1600 case cantoniere che aspettano di essere recuperate, nel pieno rispetto della destinazione d’uso precedente e delle caratteristiche strutturali che tutti ricordiamo con piacere. Così presto molte di queste case fantasma diventeranno punti ristoro e di accoglienza, delineando un “brand formidabile”, unico e facilmente distinguibile. Nel Lazio questo cammino è già stato intrapreso da qualche tempo, con la concessione di 36 immobili, ex case cantoniere, a Comuni e associazioni; ma più spesso gli edifici privi di controllo e manutenzione sono occupate da famiglie di senzatetto, con i rischi che ne derivano. E allora da dove cominciare? Per esempio lungo l’antico tracciato dell’Appia, che conta circa sessanta edifici da ripristinare. Anche in concomitanza con il Giubileo della Misericordia indetto da Papa Francesco, che è ormai alle porte: dal prossimo 8 dicembre l’Italia si prepara ad accogliere fedeli in arrivo da tutto il mondo, e quale occasione migliore per rimettere in piedi il circuito delle vie del pellegrinaggio che attraversano lo Stivale? Qualcosa si muove, e finalmente l’Italia non sembra poter fare a meno di promuovere la ristorazione e il suo grande patrimonio enogastronomico.

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