Una maxi operazione dei Nas smaschera un commercio illecito di bovini infetti. Già abbattuti 500 capi destinati alle tavole di tutta Italia

12 Giu 2014, 13:11 | a cura di
Avevano il marchio auricolare contraffatto i bovini infetti, dichiarati falsamente di razza chianina. Indagati allevatori, autotrasportatori e veterinari con sequestri per oltre 4 milioni di euro.

E siamo nuovamente a parlare di contraffazione alimentare. Un’escalation di allarmi per il comparto agroalimentare che stavolta colpisce la commercializzazione di carne bovina; la maxi operazione “Lio” condotta dai Nas di Perugia ha infatti portato a smascherare un commercio illecito di animali infetti – fortunatamente abbattuti prima di arrivare sulle nostre tavole - con marchi auricolari contraffatti per simulare l’appartenenza dei capi a razza pregiata.
Sono così scattati 78 decreti di perquisizione e sequestri per oltre 4 milioni di euro, che hanno coinvolto 65 operatori del settore tra allevatori, autotrasportatori e veterinari, in molte province italiane. Maurizio Martina, ministro per la Politiche agricole, alimentari e forestali, ha reagito alla notizia con moderata soddisfazione circa l’efficienza dei Carabinieri del Comando per la Tutela della Salute, impegnati per “difendere le produzioni dai traffici illeciti che danneggiano il settore e la nostra economia”, assecondando un obiettivo di fondamentale importanza per il Governo del Paese, in prima linea nella lotta ai crimini agroalimentari. “La tutela dei consumatori e dei produttori onesti è una priorità assoluta” continua Martina “perquesto abbiamo inserito nel provvedimento Campolibero anche nuove misure per contrastare con più forza il reato di contraffazione agroalimentare”.
Senza dimenticare di favorire gli allevatori che scelgono di intraprendere percorsi di qualità certificata lungo l’intera filiera, come ricorda l’Assessore all’Agricoltura del Veneto Franco Manzato: “Come Veneto non abbiamo dato l’intesa alla proposta del Governo sui premi comunitari perché punitiva della nostra zootecnia, alla quale si riducono i premi. Purtroppo siamo stati l’unica Regione a farlo, a tutela di un settore che è forse l’unico a livello nazionale veramente e fortemente in crisi. Occorre cambiare strada”.

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