Velenitaly sei anni dopo: condannato Maurizio Gily ma il mondo del vino si mobilita e si prepara al ricorso

27 Gen 2014, 08:40 | a cura di
Giro di boa sul contenzioso giudiziaro che dura ormai da anni. Veleni nei vini, sofisticazioni o semplici lavorazioni di cantina? Il giudice dà ragione a Tessardi, ma il mondo del vino fa quadrato intorno a Gily.

Grande mobilitazione nel mondo del vino in seguito alla condanna del direttore di Millevigne Maurizio Gily nella vicenda Velenitaly che lo vede contrapposto al giornalista dell'Espresso Paolo Tessadri. Una sanzione di 5 mila euro più spese legali, così si è pronunciato il Tribunale di Rovereto provocando immediatamente l'indignazione di produttori, blogger e giornalisti che hanno risposto con una raccolta fondi: obiettivo arrivare a 15 milaeuro, cifra necessaria per il ricorso in appello. Ma ricordiamo la vicenda.
È il 2008 quando, alla vigilia di Vinitaly, l'Espresso esce con una copertina provocatoria e satirica: "Benvenuti a Velenitaly". All'interno, infatti, vi è un'inchiesta sul caso, scoppiato poco prima, relativo alla sofisticazione di vini di bassa gamma. Il dito è puntato sul mondo dei viticoltori, mentre l'allarme si diffonde tra i consumatori italiani e anche stranieri. Maurizio Gily prende posizione e decide di dire la sua sul suo sito Millevigne, ribadendo l'esagerazione dei toni allarmistici e ricordando che di fatto di veleni nei vini non ne erano stati ritrovati. In particolare in riferimento a Tessadri parla di eccesso di fantasia - “fantasie horror” - nel riportare notizie raccolte in una procura ed elaborate in modo creativo. Solo tre anni dopo arriva la denuncia per diffamazione da parte del giornalista dell'Espresso che rifiuta la proposta di controbattere sullo stesso Millevigne e chiede dapprima 50 mila euro di risarcimento. Poi si arriva al processo che, per una serie di vicissitudini, si svolge a Rovereto (permettendo a Tessadri di giocare in casa). Infine la sentenza. Ma il mondo del vino non ci sta e in questi giorni è tutto un susseguirsi di post e articoli che rivendicano la libertà di stampa e ribadiscono che il vero atto da condannare è il procurato allarme e la creazione di un caso mediatico da parte dell'Espresso, non il tentativo di Gily di fare chiarezza. La vicenda continua...

a cura di Loredana Sottile

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