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Parco Nazionale dell'Appennino Lucano e Val d'Agri Lagonegrese

Sono passati appena 14 anni, dall'istituzione ufficiale dell'unico parco nazionale interamente situato sul territorio lucano, nonché il più "giovane" dopo l'oasi naturalistica dell'Isola di Pantelleria. La sua storia, però, si intreccia con quella di popolazioni antichissime e grandi condottieri come Annibale, che a Grumentum affrontò l'esercito romano durante le guerre puniche insieme al nipote Annone. «Fu proprio la conformazione del paesaggio, a rendere l'Appennino Lucano teatro di scontri, ritirate e combattimenti in campo aperto: ancora oggi, camminando fra i sentieri, la prima cosa che balza all'occhio è l'alternarsi di massicci montuosi e ampie vallate di origine tettonica, caratterizzate dalla presenza di ampie quercete», spiega il Sub-Commissario del Parco Nazionale dell'Appennino Lucano e Val d'Agri Lagonegrese Antonio Luca Conte. «Man mano che si sale, invece, prevalgono le faggete, gli abeti bianchi (fra cui un biotopo relitto di carattere glaciale) e, oltre i 1800 metri, le praterie altomontane punteggiate di rifugi e allevamenti di bestiame. Va detto che la riserva ha sempre svolto un ruolo strategico a livello peninsulare, facendo da cerniera tra altri centri di tutela della biodiversità limitrofi quali il Parco Nazionale del Pollino e il Parco Nazionale del Cilento».

Il risultato? Un paradiso naturale immenso, esteso per mezzo milione di ettari, che fa da contenitore a una popolazione faunistica particolarmente delicata. E infatti «la nostra area boschiva rappresenta un baluardo contro l'estinzione di specie come il lupo, (partito da qui per ripopolare tutta Italia dopo una fase di decrescita allarmante), la lontra (che ha fatto di questi corsi d'acqua la sua roccaforte), il cervo e il capriolo (reintrodotti solo di recente). Ma il primato va alla cicogna nera, scelta dall'ente come propria mascotte, che insieme al capovaccaio (un avvoltoio di piccole dimensioni), all'aquila reale e al grifone (dapprima ricomparso nel Pollino, poi migrato nell'Appennino Lucano), costituisce uno degli esemplari più rari e affascinanti di tutta l'oasi». Senza dimenticare gli endemismi tipici della flora d'alta quota «Non lontano dal Lago Laudemio, sul gruppo montuoso del Sirino, è facile osservare due tipi di leguminose: la vicia sirinica (tipica delle vallate glaciali, con le sue corolle a grappolo rivestite da una leggera peluria) e l'astragalus sirinicus (citato anche dallo storico Plinio il Vecchio e diffuso in special modo sull'Appennino Meridionale)».

Per esplorare la zona si possono percorrere vari tipi di sentieri, da quelli che costeggiano lo specchio lacustre di origine glaciale, situato a 1525 metri sul livello del mare, a quelli che conducono fino alla vetta più alta del massiccio, il Monte Papa (2005 metri), da cui si gode una vista incantevole sul Golfo di Policastro, il Cilento, il bosco Magnano e le Valli di Diano e dell'Agri. Consigli per gli amanti delle passeggiate ad alto tasso di relax? «Puntare sui siti culturali quali Viggiano, patria di una tradizione folkloristica legata all'arpa, e la città archeologica di Grumentum. Lì, fra strade romane dalla pavimentazione originale e antiche mura di edifici patrizi, sembra davvero di tornare indietro nel tempo fino all'epoca di Annibale».

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