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Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna

«Come quel fiume c'ha proprio cammino /prima dal Monte Viso 'nver' levante / da la sinistra costa d'Apennino /che si chiama Acquacheta suso, avante / che si divalli giù nel basso letto/ e a Forlì di quel nome è vacante / rimbomba là sovra San Benedetto /de l'Alpe per cadere ad una scesa / ove dovea per mille esser recetto».

Così scrive Dante Alighieri nel sedicesimo canto dell'Inferno, rievocando il fragoroso scroscio della cascata dell'Acquacheta. Un suono che doveva essergli rimasto particolarmente impresso dopo aver percorso, nel 1302, quello che oggi è uno dei sentieri più famosi del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna: il tratto di strada compreso fra San Benedetto in Alpe e l'imponente muro d'acqua citato nei versi.

«Oggi sappiamo che il suo non fu un caso isolato: nei secoli successivi, infatti, molti artisti rimasero affascinati dallo splendore di questo lembo di territorio a cavallo fra l'Emilia-Romagna e la Toscana, caratterizzato da paesaggi bucolici antichi quanto l'uomo», racconta il Presidente Luca Santini. «Si pensi a Giorgio Vasari, che a soli 25 anni dipinse La Deposizione di Cristo nel Monastero di Camaldoli, o a Michelangelo, autore del Tondo Doni, dove compare sullo sfondo il Monte della Verna. Senza dimenticare i Canti Orfici del poeta toscano Dino Campana». Dati alla mano, l'area protetta -composta per il 90% da boschi- rappresenta l'unico parco forestale italiano e il più ricco di biodiversità a livello europeo.

«Al suo interno sono state individuate 40 specie di alberi diversi. Si pensi che, per ritrovare una varietà di colori simile durante il periodo del foliage autunnale, occorre raggiungere le foreste del Nord America». Ma i record non finiscono qui: «nel 2017 abbiamo ottenuto il riconoscimento UNESCO per le foreste vetuste di faggio e a partire quest'anno siamo entrati a far parte della Green List della Iucn». Traguardi importanti, che evidenziano il valore storico di un luogo «dove le persone hanno sempre trovato rifugio per vivere in simbiosi con la natura. Ne sono testimonianza due grandi centri spirituali come il Monastero di Camaldoli, attorno al quale sorge una monocoltura di abete bianco "addomesticata" centinaia di anni fa dai monaci benedettini, e il Santuario della Verna, presso cui San Francesco d'Assisi ricevette le stigmate, caratterizzato da una foresta di notevole biocomplessità. Utilizzo questo termine perché, con il passare del tempo, nei boschi aumentano le relazioni fra gli alberi e l'ambiente che li circonda (funghi, insetti e batteri inclusi)». A proposito di fauna, l'ecosistema ospita anche folti gruppi di ungulati appenninici (cervo, daino, capriolo e cinghiale), lupi (fino a 120 esemplari) e piccoli anfibi come l'ululone dal ventre giallo. «A rendere il Parco delle Foreste Casentinesi un luogo speciale è soprattutto il mix di specie relitte, piante nate in epoca rinascimentale e gioielli architettonici legati a personaggi che hanno fatto la storia del nostro paese. Oltre a regalare grandi emozioni naturalistiche, quindi, le escursioni lungo sentieri come il Cammino di Dante e la Via Romea offrono ai visitatori l'opportunità di fare un vero e proprio tuffo nel passato».

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