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Parco Nazionale dell'Isola di Pantelleria

«Insieme al Parco Nazionale delle Cinque Terre, quello di Pantelleria rappresenta una delle aree protette più antropizzate d'Italia», esordisce il Direttore Antonio Parrinello. «La nostra isola, infatti, è sempre stata modellata dall'intervento umano, sin dall'insediamento delle prime popolazioni stanziali. Si pensi che, su 8.400 ettari di superficie totale, fino agli anni '70 oltre 5000 erano occupati da vigneti, o meglio, frutteti. Questo perché il celebre Zibibbo di Pantelleria, prima di attirare l'attenzione dei produttori vinicoli, veniva commercializzato soprattutto come uva da tavola. Provate ad assaggiarne un chicco e capirete il motivo: è buonissimo anche al naturale!».

Tornando alle peculiarità dell'oasi, «vorrei anzitutto evidenziare la presenza di un sito archeologico risalente a 4.000 anni fa con 12mila chilometri di muretti a secco, 5.000 dammusi (abitazioni tipiche del luogo, costruite sul modello dell'architettura araba), e 500 giardini panteschi (grandi cilindri in pietra contenenti un'unica pianta di agrumi). Poi c'è tutta la bellezza della vegetazione, composta da piante commestibili che nel corso dei secoli hanno sviluppato proprietà organolettiche particolari per adattarsi al suolo sabbioso, quasi completamente privo di acqua. Dal punto di vista della sostenibilità, invece, stiamo lavorando sul potenziamento delle risorse energetiche naturali, vista la notevole distanza che separa l'isola dalla terraferma (insieme a Salina e Favignana, Pantelleria farà da apripista a un ambizioso piano di transizione ecologica varato dall'Unione Europea, ndr)».

Va da sé che la riserva abbia ottenuto tutta una serie di riconoscimenti prestigiosi, dall'ingresso nel Patrimonio Immateriale Unesco per la coltivazione della vite ad alberello all'inserimento nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici. «Del resto, Pantelleria ha una struttura geologica unica al mondo. Da lontano appare come un enorme cono vulcanico in mezzo al mare, da vicino come una terra generosa e feconda, perfettamente in simbiosi con i suoi abitanti». Non solo uomini, ma anche animali tipici insulari quali pipistrelli panteschi situati nelle grotte e un piccolo toporagno che vive solo qui, in Sardegna e in Tunisia. Tra i fenomeni di maggior appeal turistico, meritano una menzione quelli geotermici (vapori, acque calde e saune naturali) e faunistici (migrazione degli uccelli). Sul fronte trekking, l'isola offre «120 chilometri di sentieri interamente percorribili a piedi, ricavati da ex mulattiere di montagna che si specchiano nel mare. D'altra parte, il nostro obiettivo a lungo termine rimane quello di destagionalizzare il flusso di visitatori, promuovendo lo sviluppo dell'entroterra, oltre a garantire la conservazione della biodiversità marina: l'equilibrio è la chiave di tutto, a maggior ragione negli ecosistemi così complessi».

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